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Dante fa dire a Francesca nel V canto dell’Inferno: “Nessun maggior dolore che ricordarsi del tempo felice nella miseria”. È un pensiero che, mi sembra, descriva con coerenza la realtà che si sta vivendo a livello planetario.

Il ricordo non dovrebbe, però, essere soltanto fonte di sofferenza; da esso si deve invece attingere l’energia necessaria per affrontare e superare il dolore, al fine di ritrovare la serenità di una vita improntata a una normalità libera da futilità consumistiche e arricchita di essenzialità. Sembra un paradosso sognare di rientrare in una normalità diversa. È tuttavia un buon antidoto, in una contingenza intessuta di profondo senso di precarietà che genera paura e immobilismo, ripensare alle occasioni importanti, riscoprirne o riproporre la bellezza, spesso, non riconosciuta o non trattenuta.

L’isolamento diventa ancora più penoso con l’approssimarsi delle festività, allorquando si ricordano con nostalgica emozione le esperienze comuni, oggi proibite dalle restrizioni Covid, come avveniva nel nostro quartiere in occasione della Pasqua. Le foto qui pubblicate ne illustrano i momenti significativi: la via Crucis statuaria, le Varette nella tradizione locale, conservate nella chiesa di san Nicola di Bari nella frazione di santa Domenica, che percorrevano le principali vie del quartiere. Si tratta di statue in cartapesta poggiate su carrelli in legno (una volta portate a spalla dai fedeli), che raccontano la passione e morte di Cristo, dal ritiro nell’orto del Getsemani alla deposizione nel sepolcro, seguite dalla statua raffigurante la Madonna Addolorata, molto amata dai gallicesi.

Il Parco della Mondialità, adiacente al Santuario della Madonna della Grazia, si offriva quale ineguagliabile scenario per la Via Crucis zonale con la partecipazione dei rappresentanti delle chiese della Vallata del Gallico. Il corteo si snodava lungo il viale della Resurrezione per sciogliersi davanti alla grotta del Sepolcro. Particolarmente cara ai fedeli era la celebrazione dell’Eucaristia della Domenica delle Palme, concelebrata dai presbiteri delle chiese di Gallico. Intensa esperienza di convivialità eucaristica, vissuta da centinaia di persone, che gremivano l’anfiteatro.

Anche la spiaggia diventava un luogo dove rendere grazie al Signore. È vivo nella memoria dei gallicesi il ricordo della suggestiva Adorazione Eucaristica comunitaria, voluta sempre dai parroci delle chiese di San Biagio e San Nicola di Bari, Santa Maria di Porto Salvo e dal rettore del santuario, davanti alle calme acque dello Stretto che, con la lenta melodia della risacca, accompagnavano la preghiera e i canti dei fedeli. 
Le immagini testimoniano gli eventi, ma non riescono a trasmettere la profonda emozione vissuta dai partecipanti che, ancora oggi, custodiscono con gioia nel loro animo.

Davanti a un invisibile nemico che sta sconvolgendo la vita di tutti gli abitanti della terra, i bei ricordi si rivestano di speranza e insegnino quanto sia importante non crogiolarsi nelle proprie certezze. Impegnarsi a costruire una relazione umana in spirito di responsabilità, fratellanza e solidarietà, porta alla pace e al ben-essere.



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