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PROVERBI AFRICANI. 48. L'ARMONIA TRA GENERAZIONI

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Le generazioni sono un insieme di individui che appartengono a una stessa stirpe e si susseguono separatamente nel tempo, costituendo vari gradi, vari gruppi, appartenenti ciascuno al proprio periodo di vita. Questi gruppi hanno tra di loro una diversità di vedute, di concezione delle cose e della vita.

Quindi possono facilmente scontrarsi (conflitto generazionale).

La sapienza dei proverbi ci aiuta a capire i meccanismi di azione per fare in modo che ci sia sempre armonia tra le varie generazioni e che la vita comunitaria non venga travolta dai contrasti tra i membri che nascono e vivono in tempi diversi. Da tenere presente che i viventi hanno la consapevolezza di non essere i creatori della tradizione perpetuata di generazione in generazione. La tradizione è riportata agli antenati e dietro a loro, a Dio.

Gli Africani rispettano e fanno rispettare, perpetuandola, la cultura tradizionale ancestrale.

E’ un compito offerto a ogni generazione dei viventi. Per il bene degli individui e la prosperità dei clan, degli imperi e dei regni. Gli anziani vengono considerati come i veri protagonisti da questo alto luogo dell’etica della vita. E ora vediamo concretamente i proverbi. “Ciò che si dice a qualcuno, viene subito intercettato dal figlio” (Sakalave, Madagascar).

C’è uno strettissimo legame tra genitori e figli nella trasmissione delle informazioni (vedi anche nella Bibbia, il racconto della Pasqua, quando il figlio domanda al padre il perché della celebrazione). I genitori hanno una grande responsabilità nell’educazione. Devono sapere e possedere cose giuste, perché tutto quello che sanno e che hanno viene tramandato ai figli e il futuro di tutto il clan dipende da queste comunicazioni a catena.

I genitori d’oggi fanno la medesima cosa? A vedere quello che succede, c’è da porsi più di una domanda.

Quante volte diciamo, guardando un bambino: ha gli occhi di suo padre, la bocca di sua madre…e questo l’ho visto anche nei bambini africani. All’inizio era difficile, perché sono un po’ scuri, poi ci si abitua. I Massango del Gabon ci ricordano che “L’uomo rimane in vita tramite i figli che ha generato, gli alberi che ha piantato e le parole che ha divulgato”.

Questa è la vera eredità che viene lasciata ai figli. Il presente e il futuro dipende da quello che quelli prima di noi ci hanno lasciato e quindi siamo responsabili, come si dice oggi, anche del pianeta e del clima.

Naturalmente c’è chi la pensa in modo diverso, disprezzando il passato, tagliando i ponti, pensando che ora è lui che vive e quello che ha ricevuto è inutile. Ora bisogna essere moderni. Ce lo ricordano i Tutsi del Rwanda “L’occhio del giovane disprezza l’anziano”.

In ogni caso in Africa, l’anziano, con i capelli bianchi, la testa rasata, magari senza denti, , è la biblioteca dei più giovani.

Per questo si dice che quando muore un anziano, brucia una biblioteca. Ce lo ricordano i Tunbuku del Malawi, dicendo “Il piccolo segue ovunque è passato suo nonno”. Lui è il sapiente e il saggio, più disponibile del genitore nell’insegnamento della vita ai più piccoli del clan.

Quante volte ce lo ricorda anche Papa Francesco, dicendo di curare i nonni, di ascoltarli, di avere un rapporto particolare con loro. C’è una festa anche per loro in agosto, quando si ricordano i genitori di Maria (Gioacchino e Anna), i nonni di Gesù.

Il nonno è un testimone del passato, è la base su cui costruire.

Infine “Quando il più anziano assiste uno più giovane, costui arriva alla meta fissata” (Lunda, Congo RDC).



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