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Casa Saveriana

Udine



Presentazione

La comunità saveriana di Udine è composta da missionari che hanno alle spalle una ricca esperienza missionaria, frutto di un periodo di vita passato in missione o al servizio della congregazione.


Oltre a prestarsi per alcuni incarichi comunitari di accoglienza e di manutenzione della casa, collaborano con la Caritas diocesana e con il Centro Missionario diocesano per l'animazione missionaria della pastorale nei suoi diversi settori. Inoltre, sono disponibili ad aiutare i parroci nel ministero pastorale.

La celebrazione della Parola e dell'Eucaristia dà l'opportunità di offrire ai fedeli un messaggio missionario, in sintonia con il nostro carisma saveriano.

 È una pastorale un po' itinerante, proprio in stile missionario; in certi periodi è veramente intensa tanto che non sempre possiamo rispondere a tutte le richieste che ci vengono rivolte.

In ogni caso diamo la precedenza ai gruppi che chiedono ospitalità nella nostra casa, prestandoci anche per l'animazione di incontri e ritiri spirituali.

Vogliamo soprattutto essere una comunità aperta, generosa e attiva nel servizio e nel donarci a tutti attraverso molte iniziative come: incontri e ritiri per giovani, visite e celebrazioni nelle parrocchie, accoglienza dei migranti, conferenze di formazione alla globalità e di testimonianza di vita, mostre missionarie, ecc.

Venite a visitarci!

Un pezzo d'estate ... made xaverian missionaries

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“… Padre posso bucare una gomma del pulmino, non voglio partire …

risposta: solo una … almeno due o tre ”

Questa richiesta di Chiara esprime il desiderio di rimanere il questa terra, che tanto ha sofferto ma che tanto sa dare.

Una battuta che diventa la sintesi dell’esperienza  di un gruppo  di 10 giovani e 6 adulti che dal 15 al 27 agosto ha vissuto un viaggio di conoscenza e servizio in una parrocchia della periferia nord di Tirana nel quartiere di Bathore. 

La chiesa parrocchiale ha nel suo intorno 3 moschee, ci si sveglia il richiamo del muezzin … un particolare che non ci ha infastidito ma che dice molto sul dove eravamo.

I ragazzi si sono coinvolti con un grest parrocchiale dove gli italiani interagivano con un folto gruppo di animatori albanesi, e grazie a dei giovani albanesi che si sono prestati come traduttori, è stata possibile la conduzione di 6 laboratori per bambini e tre corsi pomeridiani (italiano inglese e chitarra). Dei 70 bambini partecipanti l’80% era mussulmano.

Il servizio ai piccoli è stato condito da un programma di incontri, testimonianze e visite per conoscere la storia, la cultura, le religioni e la ricchezza del vissuto di fede della chiesa albanese.

Abbiamo ascoltato le sfide che i ragazzi devono affrontare per realizzare i loro sogni. 

chiara

Ascoltiamo cosa ci racconta Chiara come sintesi del suo vissuto:

“Un popolo che si è andato a prendere un posto nel mio cuore, colmo di contraddizioni e di cui probabilmente ancora adesso i dubbi da chiarire restano molti.

E la mancanza di una lingua comune è stata ai miei occhi una benedizione perché nonostante inizialmente le paure fossero molte, si è andata ad instaurare una comunicazione fatta di emozioni pure; c’è stata l’occasione di scoprire che alle volte o forse il più delle volte non servono molte parole, ma uno sguardo, un sorriso, o un abbraccio trasmettono di più. In questi giorni il mio cuore si è scaldato continuamente incrociando tutti quegli occhi dei ragazzi albanesi, quegli occhi che comunicavano continuamente la voglia di vivere, la voglia di riscatto. 

Un gruppo di ragazzi che mi ha personalmente donato tutto il suo affetto e amore. Una grande comunità da cui prendere esempio, dove musulmani e cristiani ogni giorno convivono assieme senza distinzioni.

Persone “grandi” che mi sento di dover ringraziare, una ad una perché ciascuna di loro ha fatto in modo tale che questa esperienza, inizialmente temuta, potesse donarmi così tante emozioni che custodirò e di cui farò strumento nella mia vita. Persone con cui ho condiviso la mia cultura e dalle quali attraverso i balli, attraverso i racconti e la collaborazione ho appreso l’impensabile. 

bimbi bathore

Spaventata e accolta da un gruppo di bambine corse per conoscere l’ignoto, me ne torno con una grande felicità, una gioia di vivere che tutti, uno ad uno mi hanno trasmesso giorno dopo giorno.

Una gioia fatta di semplicità, ma che profuma di meraviglia.

La meraviglia che ha illuminato per tutto il corso dell’esperienza e illumina ancora adesso il cuore e gli occhi. Grazie a ciascuno dei miei compagni di viaggio per l’accoglienza e i momenti di condivisione, per la gioia espressa, per le lacrime asciugate, per i sogni e le speranze scambiati, per la complicità creatasi, per tutti i momenti in cui mi hanno fatto sentire amata, e grazie grazie grazie a tutti perché ognuno è stato un pezzo prezioso di un puzzle che si è incastrato perfettamente. “

anziane madre teresa



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