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Casa Saveriana

Udine



Presentazione

La comunità saveriana di Udine è composta da missionari che hanno alle spalle una ricca esperienza missionaria, frutto di un periodo di vita passato in missione o al servizio della congregazione.


Oltre a prestarsi per alcuni incarichi comunitari di accoglienza e di manutenzione della casa, collaborano con la Caritas diocesana e con il Centro Missionario diocesano per l'animazione missionaria della pastorale nei suoi diversi settori. Inoltre, sono disponibili ad aiutare i parroci nel ministero pastorale.

La celebrazione della Parola e dell'Eucaristia dà l'opportunità di offrire ai fedeli un messaggio missionario, in sintonia con il nostro carisma saveriano.

 È una pastorale un po' itinerante, proprio in stile missionario; in certi periodi è veramente intensa tanto che non sempre possiamo rispondere a tutte le richieste che ci vengono rivolte.

In ogni caso diamo la precedenza ai gruppi che chiedono ospitalità nella nostra casa, prestandoci anche per l'animazione di incontri e ritiri spirituali.

Vogliamo soprattutto essere una comunità aperta, generosa e attiva nel servizio e nel donarci a tutti attraverso molte iniziative come: incontri e ritiri per giovani, visite e celebrazioni nelle parrocchie, accoglienza dei migranti, conferenze di formazione alla globalità e di testimonianza di vita, mostre missionarie, ecc.

Venite a visitarci!

Accoglienza e integrazione nella parrocchia di Buttrio

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I Saveriani due anni fa,  hanno  preso in carico la cura pastorale delle Parrocchie di Buttrio , Camino, Pradamano e Lovaria. Qui con i parrocchiani è iniziata l'esperienza di accoglienza di una famiglia attraverso i corridoi Umanitari della Comunità di S. Egidio. 

IL PERCORSO DELLA FAMIGLIA GHARIBA

Verso metà dicembre abbiamo conosciuto la famiglia Ghariba, composta da Dalea, Khaldoun, Nikoula e Bashara, accolta nella nostra collaborazione pastorale di Buttrio, Pradamano, Camino e Lovaria. Nel corso di questi mesi, nonostante il Covid, molti avvenimenti si sono susseguiti e il loro processo di integrazione ha avuto effetti positivi e tangibili. Un traguardo importante, anche perché lungo e all’inizio non privo di incognite.

Per l’apprendimento della lingua, indispensabile per il loro inserimento nella comunità locale in autonomia, alcune ex insegnati e volontari hanno dedicato tempo e passione. Ottenere lo status di rifugiato era poi un ulteriore passo importante e, lo scorso 13 maggio, la famiglia ha ricevuto la lieta notizia. Ora manca solo il titolo di viaggio e il permesso di soggiorno definitivo. L’iter burocratico purtroppo non è stato facile, ma grazie alla perseveranza e all’impegno dei parrocchiani si è potuto concludere più rapidamente del previsto. Questo ci ha inaspettatamente fatto pensare ai tanti migranti che non hanno la fortuna di essere sostenuti da una sana comunità, nell’ottenere la protezione internazionale.

Khaldoun ha iniziato a lavorare a giugno come avventizio, presso un’azienda agricola di Pradamano. Durante le micro aperture del lock-down, inoltre, ha iniziato a coltivare un piccolo orto per le necessità familiari. Tutti loro hanno potuto usufruire dell’accompagnamento medico con visite di controllo ed esami.

I due ragazzi, pur essendo partiti con l’handicap della lingua, hanno frequentato rispettivamente la terza elementare e la terza media. Entrambi sono stati promossi e Nikoula, il maggiore, si è iscritto all’istituto Marinoni di Udine. In questo periodo di vacanza, i giovani hanno frequentato i diversi centri estivi del Comune di Buttrio, dell’Associazione Calcio ed anche della Parrocchia di Pradamano. Avranno ancora molto da studiare sicuramente per recuperare l’autonomia di apprendimento dei loro compagni, tuttavia siamo fiduciosi che le loro duttilità e curiosità saranno di stimolo per la scuola che andranno a frequentare.

Anche nel periodo estivo, Dalea e i ragazzi seguono delle lezioni di italiano. La madre frequenta i corsi di “economia domestica”, per imparare le buone pratiche delle famiglie friulane nella speranza di trovare qualche sbocco lavorativo. In alcuni momenti di convivialità, abbiamo già potuto sperimentare l’accoglienza e la bontà dell’arte culinaria siriana. Non sono mancati i momenti ludici, come uscite al mare o in montagna, resi possibili dalla disponibilità di tanti amici.

Nonostante il periodo di distanziamento sociale, non è venuto meno il sostegno economico di tante persone che incarnano la parola del Vangelo “non sappia la tua destra quello che fa la tua sinistra”. Ci auguriamo che il bene che la famiglia Ghareba ha ricevuto diventi una lezione, per fare lo stesso con altre persone bisognose e che si alimenti in loro lo spirito di riconoscenza e restituzione.

Ripetiamo un grande grazie a tutte le persone che, con spirito di carità e dedizione, continuano ad essere presenti, con piccoli o grandi gesti. L’unione fa la forza è per noi realtà quotidiana. Valorizzare l’accoglienza del progetto “SEMINIAMORE” vuol dire essere Chiesa senza frontiere e impegnarsi ogni giorno per dare dignità e speranza all’umanità ferita da guerra e ingiustizie. Ricordando le parole di Papa Francesco, “Non lasciamoci rubare  l’ideale dell’Amore fraterno”.



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