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Con Stefania nel “Cuore del Mondo”

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Martedi 12 novembre ore 19.30, dai Saveriani a Salerno si è svolto l'appuntamento missionario con gli autori della EMI, con la partecipazione della giornalista vaticana Stefania Falasca ,che scrive per il giornale Avvenire.

Stefania gira con la scorta, ma questo non ostacola il suo desiderio di incontrare persone, di viaggiare per dare risposta a tante domande e vedere la realtà di tante situazioni che connotano il mondo. Nel suo libro “Frontiera Amazzonia” ci presenta il volto di questa terra, ricoperta della più grande foresta pluviale del pianeta, famosa per la sua biodiversità, che si estende nei territori a nord-ovest del Brasile, in Colombia e Perù.

L' Amazzonia è un mondo non lontano ed esotico che ci riguarda.

La chiamano il polmone del mondo, ma, in realtà, dovrebbe essere chiamata il cuore del mondo, perchè ne è il cuore biologico. “Toccare questo ecosistema è un attentato alla vita di tutti gli esseri umani e, proteggendola, difenderemo noi stessi dall'autodistruzione”, dichiara Stefania che è stata nei villaggi indios che pullulano la foresta, la quale non va immaginata come luogo disabitato o spazio vuoto, ma carico di vita.

Nel suo viaggio in Amazzonia, la giornalista ha fatto esperienza della distruzione operata in nome del Dio denaro. Gli incendi della scorsa estate hanno scosso l'opinione internazionale perchè continuamente documentati nei telegiornali; in realtà, l'Amazzonia non brucia da oggi, ma già da anni.

Minacciata dall'inquinamento, dalla deforestazione, dalle azioni delle multinazionali, dalle infrastrutture, già dal 1997 - anno in cui sono stata in questa terra - era noto che gli incendi erano stati organizzati e mai casuali”. Sembra essere una zona franca, dove nessun governo locale ostacola le grandi multinazionali che alimentano lo sfruttamento delle risorse naturali e delle persone. “Ero sul volo papale per il Perù e con il Papa abbiamo messo piede in Amazzonia entrando da un piccolo paese, non dalla capitale, per incontrare un popolo indigeno che ha posto a Papa Francesco questa domanda: come si può ancora non comprendere che la difesa della madre terra non ha altra finalità che la difesa della vita umana?” Papa Francesco aveva scelto quel piccolo villaggio perchè era rappresentativo delle difficoltà che preoccupano tutta l'umanità, condannando il modello di sviluppo ossessionato, contestandone l'ossessione e non lo sviluppo. Noi cristiani non possiamo non avere questa attenzione per il creato; nessuno ci chiede di vivere come gli indios, ma di cambiare il sistema che l'occidente ha generato.

Come possiamo chiamare tutto questo “sviluppo”?

Il Papa ha voluto fare un sinodo per l'Amazzonia, per parlare a tutta la Chiesa di questa nuova missione: essere custodi del creato e delle sue creature. La tutela della foresta pluviale non è questione di fanatici, ma è una forma di impegno che riguarda tutti. “Risvegliamoci nella nostra cristianità” - dice Stefania, invitando a riconoscere come peccato tutte le cattive azioni che si commettono contro l'ambiente.

San Francesco, per prima, ha parlato di Natura, ricordandoci di vivere in armonia con tutte le sue creature.

Convertiamoci a non essere padroni, bensì custodi del creato:educarci a questo è ora missione per la Chiesa.


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