SAVERIANO AL SINODO PAN-AMAZZONICO
[dal sito dei Saveriani in Brasile] *
AMAZZONIA: NUOVI SENTIERI PER LA CHIESA E PER UN'ECOLOGIA INTEGRALE – UN CONTRIBUTO –
Durante il Sinodo ci sono momenti specifici per gli interventi dei Padri sinodali nelle sessioni plenarie. Come padre sinodale da parte dei 15 religiosi dell'Unione dei Superiori generali, condivido qui il mio contributo al dibattito in Aula.
Caro Papa Francesco e fratelli e sorelle presenti.
Voglio parlare qui del N. 38 dell'Instrumentum Laboris, dove si considerano i popoli dell'Amazzonia come i principali interlocutori e protagonisti del dialogo. Nell'introduzione dell'I.L. si dice che l'Amazzonia irrompe come soggetto ed è ora un interlocutore privilegiato.
La Costituzione brasiliana del 1988 ha consacrato i diritti dei popoli originari del Brasile, tra cui il diritto all'autodeterminazione.
Questa autodeterminazione è stata spesso violata dalle strategie create da coloro che concepiscono l'Amazzonia solo come una semplice merce. Con i soldi e alcuni vantaggi, si dividono i popoli tra di loro; come è stato il caso della realizzazione della centrale idroelettrica di Belo Monte (Altamira, Stato del Parà) che ha diviso i popoli di quella Regione e li ha frammentati. Questo, alla fine, portò a ciò che il procuratore federale Thais Santi Cardoso da Silva e gli altri pubblici ministeri chiamarono di “etnocidio” e denunciarono aprendo un Processo di Causa Civile. Questo spiega che "il genocidio uccide il fisico, ma l'etnocidio uccide lo spirito". I modi di vivere sono sostituiti con cose insignificanti; e le persone di contatto recente finiscono per inserirsi in dinamiche sociali che non riescono a capire.
Anche i giovani indigeni sono alla ricerca di nuovi cammini.
Come anticamente i loro antenati furono in grado di introdurre delle tecniche dei bianchi per usarle per difendere i loro territori e migliorare la loro qualità di vita, così anche I giovani stanno capendo che ora hanno bisogno di potenziarsi con la conoscenza dell'educazione scolastica occidentale, non per abbandonare la propria, ma come un efficace strumento di resistenza.
Le culture indigene hanno imparato molto in questo tempo di contatto e continuano ad imparare. Sono in procinto di abbandonare la tutela, all'interno del mondo occidentale (ricordando che all'interno delle loro cosmologie siamo noi che dobbiamo essere tutelati). A titolo di esempio, c'è l'attuale deputata federale Dr. Joênia Wapixana, la prima donna indigena, che al Congresso difende ampiamente i diritti delle popolazioni indigene.
Ciò che accade a livello di istituzioni pubbliche deve accadere anche a livello ecclesiale.
Dobbiamo aiutare le comunità indigene ad approfondire la conoscenza della loro fede, del Vangelo di Gesù Cristo già presente come sementi della Parola, in modo che possano anche affrontare il loro processo di inculturazione che si svolge in un processo di appropriazione, innovazione e controllo. Come accade nella religiosità popolare e come accadde nel 1531, quando l'indiano Juan Diego fu riconosciuto dalla Signora del Cielo come suo interlocutore, degno di portare la verità al vescovo frate Juan de Zumarraga per la sua conversione.
Nican Mopohua, dove sono narrate le apparizioni di Guadalupe, è un'opera di inculturazione che è stata generata dal progetto francescano di dialogo interreligioso presso la scuola Tlatelolco, dove i primi indigeni si sono appropriati e hanno innovato il messaggio evangelico.
La mia speranza è che dopo questo Sinodo speciale, il post-sinodo ci conduca al dialogo con le popolazioni indigene come interlocutori meritevoli, con la capacità di autodeterminazione e dialogo, per quanto riguarda le proposte che da qui scaturiranno.
Grazie. Pedro Saul Ruiz Alvarez, s.x.
- Originale in lingua portoghese.