Chissà, forse Pietro ci pensava da qualche giorno o, forse, cominciava a sentire il richiamo del suo vecchio mestiere di pescatore da cui lo aveva strappato il Maestro. Era ora di fargli una domanda: "Noi abbiamo lasciato tutto e ti abbiamo seguito. Cosa ne avremo?". Il Maestro lo aveva guardato e, niente affatto colto alla sprovvista, gli aveva risposto: riceverete il centuplo in questo tempo e la vita eterna nel secolo che viene (Mc.10, 29-30).
A patto di fidarsi, al netto pure di garantite tribolazioni, poteva bastare.
Il Maestro ha mantenuto la parola! A fronte di un futuro anonimo e gramo da pescatore, a Pietro Gesù ha spalancato davanti mari ben più vasti e pescosi; per una pesca andata completamente in bianco gli ha colmato la barca di 153 grossi pesci; ha trasformato in pietra granitica un Pietro irruento e pusillanime; ha convertito un Pietro indeciso sulla sua capacità di amare in uno che doveva amare più di tutti; gli ha affidato le chiavi che potevano aprire tutte le porte, persino quella della portineria del Paradiso. Vabbè, con la sua suocera malata Gesù si è tenuto ampiamente sotto gli standard promessi e non gli l'ha centuplicata, però guarita sì e, forse, nemmeno Pietro avrebbe voluto protestare.
Sebbene all'inizio del nostro impegno per e con Cristo, a nessuno di noi sia venuto in mente di fare questi calcoli, la questione riguarda anche noi che lo abbiamo seguito.
Cosa ce ne viene? Ne è valsa la pena?
Con buonissima approssimazione, la verifica la possiamo fare in almeno quattro aree della nostra vita.
1.Riceverà il centuplo "chiunque avrà lasciato casa, o fratelli, o sorelle, o padre, o madre, o figli, o campi per il mio nome…" (Mt. 19,29). Ai tempi in cui ero studente, P. Dagnino ci insegnava che non diventa prete bene chi non si sposerebbe bene. Sì perché di padri, madri, sorelle, fratelli e figli neppure riusciamo a tenere il conto. La nostra Casa è così aperta che di più non si potrebbe. Ogni giorno, la più varia umanità varca la nostra porta, per pregare, confessarsi, chiedere aiuto e consiglio, aiutarci nelle nostre debolezze e fragilità, per lavoro, per incontri e conferenze. Da questa città di Parma, persone ed istituzioni, è tanta la stima e l'amore che riceviamo. Famiglia e parentele a dismisura.
2. Quando Mons. Magani usò l'immagine di un nido di aquilotti per salutare la nascita della nostra Casa, esagerò le proporzioni degli uccelli che occupavano il nido, ma il riferimento echeggiava parole dette altrove: "Guardate gli uccelli del cielo: non seminano e non mietono, né raccolgono nei granai, eppure il Padre vostro celeste li nutre" (Mt.6,26). L'unica entrata certa di questa grande Casa è l'assegno sociale che lo Stato Italiano, a partire dai 65 anni di età, concede a coloro che non hanno fonti di sostentamento (circa 35% del bilancio annuale), più le offerte per intenzioni di SS. Messe, comunque in diminuzione. Il resto è tutto Provvidenza del Padre che è nei cieli. E chi conosce la complessa realtà di questa Casa, può immaginare cosa ciò significhi.
3. "Un giorno nei tuoi atri è più che mille altrove" (Sal. 83,11). Le nostre giornate trascorrono, complessivamente, serene e ci accorgiamo che l'affanno non paga. Giorno dopo giorno sperimentiamo - a forza mille - che è inquieto il cuore umano quando non "dimora" in Dio. Proprio come previsto.
4. E la vita eterna? "Rallegratevi perché i vostri nomi sono scritti nei cieli" (Lc.10,20). Mi piace pensare che il giorno in cui ci presenteremo davanti a San Pietro, controllerà sullo sterminato database del Paradiso se siamo presenti nell'Anagrafe Residenti. No, nessun super-computer…. Pietro butterà un'occhiata sul palmo della mano di Dio: "Ecco, sulle palme delle mie mani ti ho disegnato" (Is. 49, 16). Come si dice: vicini vicini, fin da ora.
Perbacco! Stai a vedere che per farci capire quanto siamo dentro alla vita eterna, il Padre che è nei cieli ha anticipato alla grande la moda dei tatuaggi!
[Articolo pubblicato nel settimanale della diocesi di Parma, "Vita Nuova" - Luglio 2018]