[Pubblichiamo l’editoriale del giornale dei giovani della scuola superiore della parrocchia di Chemba, Mozambico]
Un'altra celebrazione del 25 giugno, un anno di indipendenza per il nostro Mozambico. Un altro giorno di festa per la nostra gente. Sì, è proprio così: la gente è in festa! Perché, nonostante la maggioranza di noi sappi di quel giorno del 1975 solo attraverso i libri – la festa ci aiuta a viverlo, a rendere attuale il suo valore storico, e a riflettere sul cammino che ha portato il nostro popolo mozambicano dalla schiavitù alla libertà.
La festa ci ricorda come è stato duro essere schiavi ieri, per non perdere di vista il senso e la bellezza di essere liberi oggi.
[Noi giovani di Chemba, Mozambico], Vogliamo guardare l'Indipendenza del nostro paese da una prospettiva privilegiata in cui siamo immersi ogni giorno: il mondo della scuola e dell’educazione in generale.
Al tempo coloniale, l'insegnamento era offerto solo fino alla 4° elementare ed era in funzione e a servizio del potere nel senso che doveva inculcare nello studente un atteggiamento di servilismo.
Il potere coloniale [portoghese] conosceva i rischi di “formare” i Mozambicani e sapeva bene che la scuola era pericolosa perché rendeva le persone coscienti dei propri diritti.
In breve: il potere coloniale aveva paura della scuola perché la scuola educa alla libertà.
Realizzato il suo sogno di libertà, dopo l’indipendenza, il Mozambico prese la scuola e l’educazione in generale come sua massima priorità.
Ci fu immediatamente un grande sforzo rendere l’educazione accessibile a tutti i mozambicani. Come esempio, basta ricordare che il numero di iscritti alla Scuola Elementare aumentò da 671.617 nel 1975 al numero di 1.276.500 nell’anno seguente, 1976 (fonte: MINEDH).
La nostra domanda è questa:
La scuola oggi, 43 anni dopo l’Indipendenza, ci educa ancora alla libertà? La scuola ci insegna ad essere davvero liberi? A formare pensieri e idee che non siano una “copiatura” di qualcun altro? A non avere paura di esprimerci liberamente e in modo critico?
Noi giovani [di questo giornale "Pa kwecha"] amiamo la libertà e l’indipendenza al punto di definire il nostro giornale "Libero e indipendente".
Lasciamo a voi la risposta a queste domande. Ma allo stesso tempo, così come i nostri genitori e i nostri nonni hanno sognato e combattuto per la libertà che si è realizzata con l’Indipendenza, anche noi sogniamo una scuola, un’educazione diversa.
Sogniamo una scuola dove pensare è più importante del ripetere e memorizzare; una scuola dove il nostro imparare non è valutato con il banale metodo “multi-choice”; una scuola dove il professore sia libero di appartenere a qualsiasi partito politico; una scuola dove lo studente non solo allarga le sue conoscenze ma sia stimolato a riflettere e offrire contenuti propri; una scuola dove lo stesso studente è considerato non come “una pentola da riempire”, ma come un albero aiutato a crescere.
Sogniamo una scuola che effettivamente offra le stesse opportunità ai bambini dei poveri come dei ricchi per sradicare quella disuguaglianza sociale che sta spaventosamente aumentando nel nostro paese.
Sogniamo una scuola che sia una bussola che indichi chiaramente alla società il cammino verso la vera libertà.
Sogniamo una scuola che sia semplicemente… tutto questo!
Stiamo sognando troppo?
- Editoriale di “Pa Kwecha”, giornale dei giovani della Scuola/Parrocchia di Chemba, Mozambico (luglio 2018).
- Originale in portoghese.