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CILE, Lettera del Papa ai Vescovi - La chiesa cilena a una svolta?

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Ha un tono grave, a tratti drammatico, ma è anche uno speranzoso appello all’esercizio della collegialità la lettera che papa Francesco ha scritto ai vescovi cileni dopo aver letto le 2300 pagine redatte dal suo inviato speciale, mons. Charles Scicluna, ascoltando, tra New York e Santiago del Cile, 64 testimoni degli abusi sessuali compiuti da p. Fernando Karadima e, secondo molte vittime, coperti da mons. Juan Barros, all’epoca suo discepolo e stretto collaboratore.

Nonostante le accuse, nel 2015 Francesco lo aveva nominato vescovo di Osorno, provocando un aspro conflitto intraecclesiale, e anche durante la sua recente visita nel paese sudamericano lo aveva esplicitamente difeso, definendo “calunnie” le accuse rivolte al prelato, salvo, una volta rientrato a Roma, mandare a Santiago l’arcivescovo maltese a effettuare nuove indagini.

E ora il papa non usa mezzi termini: Riconosco che sono incorso in gravi errori di valutazione e percezione della situazione, specialmente per mancanza di informazione veritiera ed equilibrata. E fin da ora chiedo perdono a tutti coloro che ho offeso e spero di poterlo fare personalmente nelle prossime settimane nelle riunioni che avrò con rappresentanti delle persone ascoltate”.

La missiva non fa riferimento a mons. Barros, anche se il suo destino sembra segnato. Ma il papa mostra di ritenere che non basti la rimozione di un presule (anche perché almeno altri quattro, cioè mons. Felipe Bacarreza, mons. Tomislav Koljatic e mons. Horacio Velenzuela, rispettivamente ordinari di Santa Maria de los Angeles, Linares e Talca, nonché l’ausiliare di Santiago, mons. Andrés Arteaga, erano discepoli di p. Karadima) per rispondere al “dolore di tante vittime di gravi abusi di coscienza e di potere e, in particolare, degli abusi sessuali compiuti da diversi consacrati contro minori”.

E pensa di non poterlo fare da solo, ma convoca tutti i vescovi cileni a Roma affinché possano offrire la loro “collaborazione e assistenza nel discernimento delle misure a breve, medio e lungo termine da adottare per ripristinare la comunione ecclesiale in Cile, con lo scopo di riparare il più possibile lo scandalo e ristabilire la giustizia”.

In mezzo a tanta sofferenza e dopo tanti silenzi complici, forse la Chiesa cilena è a una svolta.



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