Mt 10, 1-16 - Riflessione Biblica
Chiediamo la grazia a Dio di darci occhi nuovi e un cuore aperto ad accogliere la ricchezza della sua Parola.
La parabola di oggi è bellissima, offre una chiave di lettura dove si manifesta il pensiero di Dio, così diverso dal nostro.
Soltanto Matteo racconta questa parabola che non troviamo negli altri Evangelisti. Il suo linguaggio è semplice e chiaro, non facile però da vivere nella vita concreta. Gesù nel raccontare le parabole mette in luce elementi della quotidianità, aiuta gli uditori a identificarsi con i personaggi, come ad esempio in questa parabola in cui il padrone cerca e offre lavoro alle persone disoccupate. Attualmente ci sono molte persone che non hanno un lavoro, ed è un dramma per tante famiglie: come provvedere al pane di ogni giorno? Come pagare le spese educative dei figli?
Quanto bene farebbe l’offerta di un lavoro!
Dunque Gesù, attraverso la figura del padrone, vuole presentare il pensiero del Padre, che sa farsi carico delle necessità delle persone. Il padrone prende l’iniziativa: va, cerca, chiama e offre un lavoro agli operai, animandoli a lavorare nella sua vigna. Li cerca 5 volte, in diverse ore della giornata. Poi c’è una distinzione: con i primi accorda di pagarli un denaro, con i secondi dice “quello che è giusto ve lo darò", con gli altri non fissa nulla.
Alla fine della giornata chiede all’amministratore di dar la paga agli operai, cominciando dagli ultimi. Un modo strano di fare i conti, perché' il pagamento è uguale per tutti, un denaro. Questo sconvolge la razionalità, la “giustizia umana”, e possiamo immaginare l’indignazione dei primi e la gioia degli ultimi. Qui si invertono le cose, come è possibile?
Il comportamento del padrone è generoso e cosi irreale al medesimo tempo. Se da una parte si fatica ad immaginare un padrone così buono, dall’altra parte sembra ingiusto nel suo modo di procedere secondo la nostra mentalità. Eppure è lì che troviamo il messaggio principale della Parabola. Vediamo il perché:
Il racconto continua dicendo che i primi hanno cominciato a mormorare contro il padrone dicendo: “Questi ultimi hanno lavorato un’ora soltanto e li hai trattati come noi, che abbiamo sopportato il peso della giornata e il caldo”, e hanno proprio ragione! È la prima reazione che anche noi avremo avuto, o no? Qui si rompono gli schemi mentali.
Il lavoro dignifica la dignità della persona, che cresce nel lavoro, e farlo con gioia è una realizzazione che fa stare bene con la vita e con gli altri, ci fa promuovere le nostre e altrui capacità. Però quando viene vissuto male intossichiamo gli ambienti lavorativi con gelosie, rivalità, comparazioni, e facciamo di questo benedetto lavoro un carico pesante e odioso.
La risposta del Padrone porta con sé il germe delle nuove relazioni, cioè relazioni gratuite, che vanno oltre la giustizia umana, come abbiamo imparato da piccoli. Sono le domande che fa il padrone a destabilizzarci, a farci entrare in shock: “Amico, io non ti faccio torto. Non hai forse convenuto con me per un denaro? Prendi il tuo e vattene; ma io voglio dare anche a quest’ultimo quanto a te. Non posso fare delle mie cose quello che voglio? Oppure tu sei invidioso perché io sono buono?”.
Dio è diverso!
Prendiamo l’occasione di questo shock che la Parola provoca oggi in noi per interrogarci, per rinnovarci, per reinventarci a partire dalla logica di Dio. Non perdiamo di vista la bellezza del lavoro che abbiamo, del produrre, del creare, del ricamare relazioni nuove.
Domande: Cosa faccio nello spazio lavorativo per promuovere l’altro? Come accolgo il lavoro che faccio?
I suoi pensieri non sono i nostri pensieri (Is 55,8-9).
- fonte: Missionarie Saveriane.