Amici e amiche,
lascerò la mia audacia libera, libera di abusare delle voci presenti nella Querida Amazônia, di cui anche Papa Francesco ha abusato, e immagino Pachamama (Madre Terra in lingua Quechua) che ci parla, che sa che il nostro cuore ascolterà e assumerà pienamente il verbo Curare.
“…Imparando dai popoli originari, possiamo contemplare l’Amazzonia e non solo analizzarla, per riconoscere il mistero prezioso che ci supera. Possiamo amarla e non solo utilizzarla, così che l’amore risvegli un interesse profondo e sincero. Di più, possiamo sentirci intimamente uniti ad essa e non solo difenderla, e allora l’Amazzonia diventerà nostra come una madre. Perché «il mondo non si contempla dal di fuori ma dal di dentro, riconoscendo i legami con i quali il Padre ci ha unito a tutti gli esseri” (QAm55).
Contemplare…
Ti chiedo qualche minuto per contemplare con me lo “stato” della nostra casa.
Chiudi gli occhi e porta alla tua mente l’immagine che abbiamo dello spazio, di questo essere così fragile, così bello, così blu, fluttuando in una immensa oscurità…
Lascia che il tuo corpo risponda alla sua bellezza, al suo immenso tessuto di montagne e oceani, alla sua continua danza: vento e calore, pioggia e nuove albe.
Lascia che il tuo respiro si connetta con le dinamiche più profonde della Terra; respiriamo insieme, tu, io, noi,
“In Amazzonia l’acqua è la regina, i fiumi e i ruscelli sono come vene e ogni forma di vita origina da essa…
…Il Rio delle Amazzoni, gonfio, esce dal suo letto, accresce in pochi giorni il livello delle sue acque […]. La piena del fiume è un arresto della vita…L’abbassamento delle acque è l’estate…
L’acqua abbaglia nel gran Rio delle Amazzoni, che raccoglie e vivifica tutto all’intorno:
“Rio delle Amazzoni
capitale delle sillabe dell’acqua,
padre patriarca, sei
l’eternità segreta
delle fecondazioni,
a te scendono fiumi come uccelli”(QAm 43-44).
Amare…
Permettiti di vedere e sentire lo stato diminuito della nostra zolla, quello che sta vivendo è davvero angosciante; uno dei suoi germogli – noi umani – stiamo cambiando la sua chimica, i suoi grandi cicli idrologici; stiamo indebolendo lo strato di ozono che ci protegge dalla radazione solare; stiamo contaminando l’aria, l’acqua e la terra con le loro sostanze tossiche. Infine, la specie umana sta indebolendo il tessuto terrestre che è stato tessuto per milioni di anni da quando ha prodotto questo immenso sviluppo di forme di vita che continuano ad evolversi. Siamo un pianeta che si sta prosciugando, “desertificando”, perdendo il suo splendore, la sua diversità. Pensa: ogni volta che estinguiamo una specie, perdiamo una voce unica dal nostro pianeta e nulla può resuscitarla, nè Dio, nè la scienza. Rimane solo il ricordo di “c’era una volta l’aquila, il condor...”