Sulla strada da Gerusalemme a Gerico un uomo sta morendo, vittima di un’aggressione di banditi che lo hanno malmenato, derubato e lasciato più morto che vivo. Sta perdendo sangue e solo un miracolo potrebbe salvarlo da morte certa.
Chi farà il miracolo?
Sulla stessa strada appare un sacerdote: ministro dell’Altissimo, pieno di fervore per il culto appena celebrato nel luogo più santo del mondo, nessuno meglio di lui per ottenere il miracolo necessario. Lui lo sa e per il resto del cammino non cesserà di elevare fervorose suppliche per l’infelice che continua a perdere sangue sul ciglio della strada.
Passano le ore. L’angoscia del ferito aumenta… Ma ecco un altro passeggero. Dal vestito si conosce che si tratta di un levita. Ministro del tempio dell’Eccelso deve avere viscere di misericordia. Invece colui, pur vedendo il ferito, lo evita. Non può correre il rischio di rimanere impuro, toccando il suo sangue. D’altra parte, malconcio come è, solo un miracolo potrebbe salvarlo. Quel miracolo che lui chiederà con fervore all’Eterno durante il resto del viaggio.
Il sangue perduto produce una prostrazione tale che il ferito non sente quando qualcuno lo scuote, gli medica le ferite e poi lo issa su una cavalcatura e riprende il cammino interrotto dai briganti tante ore fa.
Si risveglia il giorno seguente in una locanda. Medicato, lavato e alimentato, viene a sapere che fu salvato da uno sconosciuto samaritano di passaggio. Fu proprio un miracolo
C’è un miracolo da fare
Fiaba – bufala – storia
Nell’internet circola la storia di una famiglia molto povera: papà, mamma e due figli piccoli. Il bambino aveva un tumore al cervello. Una sera il papà in lacrime disse alla mamma:
- Non ce la facciamo più, cara. Credo che sia finita. Solo un miracolo potrebbe salvar il nostro bambino.
La sorellina sentì quelle parole, ruppe il suo salvadanaio e andò in farmacia. Pose sul banco tutte le sue monete.
- Che cosa vuoi, piccola? le chiese il farmacista.
- Sono venuta a comprare un miracolo per il mio fratellino.
Il farmacista a stento trattenne il sorriso. La bambina continuò:
- Sono tutti i miei risparmi, mio fratello ha una roba in testa e il papà ha detto che ci vorrebbe un miracolo.
- Ma noi non vendiamo miracoli, disse gentilmente il farmacista.
La bambina si mise a piangere... Lì vicino c'era un uomo che aspettava di essere servito. Le chiese: - Che c'è bambina?
- Il signor farmacista non vuole vendermi un miracolo. È per mio fratello che è molto malato, ha una roba in testa, e papà dice che solo un miracolo lo potrebbe salvare.
- Quanto hai? chiese quell'uomo.
- Ho undici dollari e venti centesimi!
- È esattamente il prezzo di un miracolo! - disse l'uomo.
Raccolse le monete dal banco, strinse la manina della piccola e le chiese di accompagnarlo dai genitori. Quell'uomo era Carlton Armstrong, uno dei più grandi neurochirurghi del suo tempo, che si prese cura del bambino e lo salvò.
Questa fiaba sta circolando nella media ma è catalogata come bufala e chi la racconta è tacciato di bugiardo. Ma ci sono realtà più belle delle stesse fiabe.
Sì, perché possiamo giurare che il dottor Armstrong e tanti uomini e donne come lui hanno nella loro storia, non uno ma numerosi gesti benemeriti simili a quello raccontato qui. E se la storia non li registra è per quel pudore che impedisce ogni esibizionismo.
In ogni caso, questa fiaba-bufala-storia ci insegna che i miracoli non dobbiamo aspettarceli da Dio ma possiamo e quindi dobbiamo farli noi usando le nostre capacità e competenze.
"Aspettarsi che Dio faccia tutto mentre noi non facciamo nulla, non è fede. È superstizione". (Martin Luther King)
Impariamo da Gesù che ogni volta che realizzava un miracolo si affrettava ad attribuirlo alla persona miracolata:
La tua fede ti ha salvato.