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PER UNA CHIESA PIÙ EVANGELICA, CHE FARE?

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Francesco Marini, missionario saveriano in Indonesia, è stato relatore all'ultimo convegno della nostra rivista (18 maggio 2013), di cui sono appena stati pubblicati gli atti (cfr. "Missione Oggi" agosto-settembre 2013). Ci scrive preoccupato del silenzio della Chiesa italiana di fronte al corrompersi del tessuto morale, sociale e politico del nostro paese. È un invito a reagire, che  facciamo nostro e condividiamo con gli amici e lettori, sollecitandoli a rispondere alla domanda che ci pone Marini: cosa fare in Italia per una Chiesa più evangelica?

       Carissimi, scrivo a voi perché siete addentro alle segrete cose della vita civile ed ecclesiale italiana ed avete "ambo le chiavi del cor di Federico", ossia potete trovare le strade per qualcosa di nuovo, specialmente nella vita della Chiesa italiana. Per spiegare il mio intento, parto da una sensazione che spesso mi è sorta, seguendo, sia pur superficialmente, la vita della società e della Chiesa italiana.

Si tratta di una sensazione di frustrazione e di rabbia.

Che in Italia ci siano varie carenze anche gravi, sia strutturali che politiche e culturali, può essere accettato come un dato, eredità della nostra storia e frutto dell'azione di coloro che noi stessi abbiamo posto a guidarci (data la pochezza culturale italiana, contro la quale non mi pare che si sia tentato qualcosa di serio). Ma che di fronte a cose serie e gravi, la nostra Chiesa nella persona dei vescovi, "non veda, non senta e non parli", questo è una cosa per me gravissima e incomprensibile. Non è che la nostra Chiesa sia muta in generale: parla anche chiaramente, esponendosi, dicendo che cosa bisogna salvare a tutti i costi, fino a dire ai cattolici come comportarsi in un referendum o nelle elezioni. E con regolarità il presidente della CEI fa il suo speech nel quale tocca tutto. Ma di fronte al corrompersi del tessuto morale della vita sociale, di fronte a fenomeni come la corruzione, la mafia, il razzismo (con espressioni così plateali e volgari, a più riprese, di personalità pubbliche), di fronte alle tensioni create da una pauperizzazione crescente a causa di decisioni economiche ormai chiaramente inefficaci ed anzi contro produttive (per es., la spesa di vari miliardi per gli F35, quando si dice che non ci sono i soldi per creare posti di lavoro), insomma per la giustizia e la correttezza del vivere civile, i nostri vescovi hanno, sì, di quando  in quando qualche parola, ma solo per dire "ci siamo espressi".

Sembra che i nostri vescovi siano interessati davvero solo se si parla di sesso o di legge naturale. E il Vangelo?

A quanto pare non sono andati a Lampedusa, né a Rio, né ascoltano le spiegazioni quotidiane del Vangelo fatte dal Papa. Mi ha detto un amico: se uno uccide un feto di 3 mesi, viene scomunicato. Se uno è sposato con una persona divorziata, viene escluso dalla comunione (non è la scomunica?).

Ma se uno uccide un bambino di 3 anni o un papà da cui dipende la vita di una famiglia o uccide chi si ribella al pizzo e distrugge la speranza di intere popolazioni, per costoro non c'è alcuna scomunica: tutto si può regolare! Anzi, alcuni mafiosi hanno avuto qualche prete che celebrava per loro nei loro nascondigli. Queste cose sono ovvie; sono state dette e ridette, anche nella Chiesa. Ma non gli si dà peso. Si è deciso di schierarsi per alcune cose e le altre che vadano a ramengo! Anche se si tratta della vita del paese, della sua sopravvivenza, della giustizia (quando mai un'analisi sulla amministrazione della giustizia, sulle sue ingiustizie strutturali - fino al punto che sono intervenute entità sovrannazionali a denunciarle - sulla ingiustizia sistemica fatta dagli organi statali nelle carceri)? È insopportabile! In contraddizione col Vangelo! È questa sensazione di delusione, rabbia, vergogna che mi ha colpito spesso in questi ultimi anni e che ora mi spinge a scrivervi, perché vediate se, come istituti e riviste missionarie, come gruppi di base sensibili a queste tematiche (penso ai "Viandanti" o a "Noi siamo Chiesa" ecc.) non si possa fare qualcosa, ora almeno che abbiamo il sostegno e l'ispirazione del Papa (perché lo lasciano solo?). Che nella società e nella Chiesa non ci sia reazione ai mali, che si beva tutto... Ciò è più preoccupante dei mali stessi che soffriamo.

Ecco, potete fare qualcosa?

Mettere in moto una reazione, qualche suggerimento, un piano di azione a breve e a medio termine, un cambio di atteggiamento, soprattutto nella Chiesa (nel suo rapporto con la società). Sono convinto che avete diverse possibilità e con un po' di coordinazione, qualche scossa si possa dare. Le vie per fare questo certo le potete vedere voi molto meglio di me. Io posso solo dire il bisogno che sento, pensando che ciò che esperimento io lo sperimentate anche voi e molti altri nella Chiesa italiana. Date voce a questi molti perché tutti ritroviamo l'orientamento e la funzione evangelica propria della Chiesa.

Chiedo scusa per questo disturbo nel bel mezzo delle ferie. Ma può darsi che proprio nei momenti di mezza occupazione, sorgano idee nuove.

Con i migliori saluti e auguri.

FRANCESCO MARINI.

Giakarta, 5 agosto 2013.



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