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È stato come lo scoppio di una bomba: il 21 maggio scorso la Commissione per l’eliminazione della corruzione ha incriminato per corruzione il ministro della religione che è anche capo di uno dei più importanti partiti musulmani. Questa Commissione ha mostrato in questi ultimi tempi un grande coraggio. Qualche mese fa aveva arrestato il presidente della Corte Costituzionale, colto in flagrante mentre riceveva denaro di nascosto.

Vari parlamentari e addirittura alcuni ministri o ex ministri, come pure uomini vicini al presidente della Repubblica, specialmente vari del suo stesso partito, sono sotto processo per corruzione e vari già condannati.

La stessa Commissione aveva già incriminato alcuni personaggi importanti del Ministero della religione, accusati di corruzione nella stampa e diffusione del Corano. Ed ora lo stesso ministro della religione, accusato di aver abusato del denaro versato dai candidati al pellegrinaggio alla Mecca negli anni 2012-2013. Si tratta di centinaia di migliaia di persone, che ogni anno si iscrivono a questo pellegrinaggio, sborsando più di due mila dollari l’uno, con la speranza di fare il pellegrinaggio quanto prima.

Difatti la ressa è tanta (ci sono più di 2 milioni in lista di attesa) che occorrono alcuni anni, prima di poter realizzare il pellegrinaggio per il quale si è già pagato in anticipo. Sembra che ci sia stato abuso di denaro sia nell’addebitare i costi del viaggio, dei trasporti e dell’alloggiamento in Arabia, sia sui frutti del denaro depositato, così che vari deputati e vari famigliari del ministro della religione (meno di 100 persone) poterono fare il loro pellegrinaggio gratis, utilizzando quel surplus creato dalla differenza tra la quota pagata e la spesa effettiva del pellegrinaggio. I dettagli non sono ancora stati svelati, ma questa Commissione non incrimina se non ha in mano elementi sufficienti di prova. Almeno finora, non è mai successo che qualcuno sia stato incriminato e poi risultato innocente. Nel 2011 la Commissione per l’eliminazione della corruzione aveva fatto un’indagine ed è risultato che il Ministero della religione è il più corrotto tra i 22 ministeri di questo Governo.

A quanto pare, i soldi e il potere, quando si mescolano con la religione, producono danni notevoli (s’intende: alla religione, allo Stato e ai portafogli dei cittadini!). Almeno qui in Indonesia!

  • FRANCESCO MARINI.
  • Giakarta, 24 maggio 2014.


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