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Salmo 51: Missione come ricomposizione delle fratture

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Con tono accorato si apre una delle composizioni più famose del salterio che la tradizione cristiana ha incluso tra i sette salmi penitenziali. Come mostra il titolo apposto al salmo (vv. 1-2), gli antichi lettori lo hanno collegato a un episodio assai scabroso della vita del re Davide, cioè l’adulterio con Betsabea culminato nell’uccisione di Uria, il marito della donna.

CHIUNQUE RICONOSCE DI AVER PECCATO

L’episodio biblico al quale si fa riferimento presenta diversi aspetti sconcertanti: il racconto inizia descrivendo l’agire perverso di Davide senza alcun commento, come se al re fosse tutto lecito; il narratore conclude, però, il resoconto del delitto con un commento stringato: ciò che Davide aveva fatto era male agli occhi del Signore (2 Sam 11,27).

A questo punto prende la parola il profeta Natan che narra al re una parabola e lo costringe a confessare il suo delitto; così si conclude il dialogo tra re e profeta: Allora Davide disse a Natan: “Ho peccato contro il Signore!”. Natan rispose a Davide: “Il Signore ha rimosso il tuo peccato: tu non morirai” (2 Sam 12,13).

Fu certamente questa confessione a suggerire ai lettori antichi di vedere nel salmo l’espressione dello stato d’animo del re di fronte all’accusa mossagli da profeta. Anche se gli studiosi contemporanei ritengono assai più recente la composizione del salmo, l’averlo associato a Davide rappresenta un’ottima pista per la comprensione, come bene illustra questo commento del midrash: “Da questo salmo si impara che chiunque riconosce di avere peccato, se chiede perdono, è preso da timore e ne parla con il Santo – sia Benedetto –, il Santo – sia Benedetto – lo perdona. Se invece uno, dopo aver commesso un peccato, lo calpesta sotto i piedi per distoglierlo dagli occhi, il Santo – sia Benedetto – glielo fa espiare”.

PUÒ CONTARE SULLA MISERICORDIA DIVINA

L’accento in questa prima parte cade sul riconoscimento della colpa umana, che è espresso con vari sinonimi che designano il peccato.

La terminologia mette in rilievo i diversi aspetti di tale realtà: esso è trasgressione (come quando si è in cammino e si devia dalla meta prefissata o quando si manca il bersaglio in un lancio), è colpa (quasi un curvare, un piegare a sé la realtà: un agire che non è più in armonia con la volontà divina; per questo la conversione è nella Bibbia anzitutto un “ritorno”, cioè un nuovo curvarsi, ma questa volta verso Dio), è ribellione (come un vassallo o un suddito nei confronti del sovrano: il modello in questo caso è Adamo).

Se la trasgressione (il vocabolo è tradotto con il termine generico di peccato nelle versioni italiane) include anche quegli sbagli commessi per inavvertenza, la colpa e la ribellione si riferiscono a quei peccati in cui vi è una consapevole adesione della volontà, oppure il cui contenuto è di particolare gravità.

Come, tuttavia, uscire dalla condizione peccaminosa, dato che l’essere umano è fallibile fin dal suo nascere? Quali passi deve compiere la creatura per riconciliarsi con il Dio Santo?

Il Salmo chiarisce anzitutto che Dio non richiede al peccatore atti rituali o pratiche penitenziali specifiche; il salmista invoca Dio perché confida nella sua misericordia, rivelata al monte Sinai: “Il Signore, Dio misericordioso e pietoso, lento all’ira e ricco di amore e di fedeltà, che conserva il suo amore per mille generazioni, che perdona la colpa, la trasgressione e il peccato” (Es 34,6-7).

Appunto dall’amore e dalla misericordia di Dio (v. 3) prende avvio la supplica per il perdono e culmina nella confessione della giustizia divina (v. 6), che apre la strada all’illuminazione dell’essere umano; anche se la sua esistenza è contrassegnata dal peccato (v. 7) egli può apprendere alla scuola di Dio come fare verità (la Bibbia Cei traduce: sincerità) dentro di sé e orientare saggiamente le proprie scelte (v. 8).

CHE CANCELLA LA COLPA UMANA

Ai molteplici vocaboli per designare il peccato corrispondono le ricche immagini che illustrano l’agire di Dio che reintegrano il peccatore nella relazione con Lui. Si chiede a Dio di cancellareil peccato, come si cancella un documento scritto, un contratto o debito; il peccato incide profondamente sull’interiorità dell’essere umano, al punto da marcarla come un’iscrizione scolpita sulla roccia (cf. Ger 17).

Dio deve lavare dalla colpa: l’acqua è strumento di purificazione fisica, ma è simbolo pure di quella rituale e spirituale (cfr. Ger 2,2; Ml 3,2-3). Il peccato rende impuri, perciò è necessaria la purificazione, un’azione che ripristina la condizione umana, che la Bibbia vede espressa con l’immagine di Dio che risplende nella sua creatura.

CON LO SPIRITO RINNOVATORE

In questa parte del salmo (vv. 12ss) si nota una cesura radicale con quanto precede. Dal punto di vista formale troviamo ancora un susseguirsi di verbi all’imperativo, ma dal punto di vista del contenuto l’insistenza è sulla nuova creazione: se il registro dominante nella prima parte era quello del peccato, della distruzione e della purificazione, ora predomina quello della creazione, del rinnovamento (v. 12), della conversione (v. 15), della restituzione della vita (v. 14). Nessun rito è qui implicato: tutto è determinato dall’agire rinnovatore dello Spirito di Dio.

L’essere umano non può con le sue forze innalzarsi dal regno del peccato al regno della grazia: ciò è soltanto dono di Dio.

Lo spirito invocato è “saldo” (v. 12: si osservi che spirito e vento sono la stessa parola in ebraico; il vento, simbolo del movimento, è invocato come forza di stabilità), “santo” (perciò può santificare l’uomo), “generoso” (abilita l’uomo ad assumere atteggiamenti nuovi). Da questa attività di Dio scaturisce un nuovo dinamismo di vita: il peccatore diventa colui che aiuta a ritrovare la via di Dio (v. 15); la violenza, assunta un tempo come stile di vita (il sangue), è rimpiazzata da una condotta caratterizzata dalla giustizia (v. 16); sulle sue labbra ora si trova la lode di Dio, quale autentica espressione della comunione ritrovata (v. 17).

CHE RICOMPONE LE FRATTURE PERSONALI E SOCIALI

Con questa fiducia il credente si rivolge al mondo, per mostrare come si può creare armonia nella propria vita e nella società, ricomponendo le fratture. Non tramite atti rituali o sforzi ascetici, bensì confessando la misericordia di Colui che ama la sua creatura: ogni essere umano è dunque il Davide del salmo, poiché nessuno può presentarsi davanti al Santo con una propria giustizia.

Nello stesso tempo il perdono non è semplicemente mettere una pietra sul passato, un lavacro magari potente;

è invece un essere nuovo che da esso nasce: mistero toccante mille volte ripetuto nella Bibbia.



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