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Riconciliazione, Il nome nuovo della missione

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La riconciliazione oggi non è molto di moda e non ha molti sostenitori. Si rischia di passare per deboli, sognatori o ingenui. Come era ingenuo Dio quando si accorse che la malvagità degli uomini era grande sulla terra e scatenò il diluvio; solo Noè e la sua famiglia sopravvissero. Quando Noè uscì dall'arca, porse un'offerta a Dio, che fu mosso a compassione: “Non maledirò più il suolo a causa dell'uomo, perché l'istinto del cuore umano è incline al male fin dall'adolescenza”. Ecco l'arcobaleno, segno di un patto di riconciliazione fra Dio e l'umanità.

Dio si accorse che il mondo non poteva funzionare secondo giustizia e unì alla giustizia la pietà .

Alcuni pensano che la riconciliazione sia una virtù d'altri tempi oppure riservata ai “cuori sensibili” ed eroici come Giovanni Paolo II con Ali Agca o Gandhi, una virtù che suscita ammirazione, ma non è proprio da imitarsi. O anche riservata alla sfera privata, all'ambito della religione, non alla politica o alla legge.

Eppure la riconciliazione è indispensabile in una società come l'ossigeno nell'aria. Senza il perdono l'umanità soffoca .

Essa è più di una tecnica di risoluzione del conflitto. Spezza la catena della violenza e della cattiveria e introduce nella logica dell'incontro interpersonale e sociale l'imprevedibilità della grazia. La riconciliazione ci permette di vivere con il passato senza esserne prigionieri. Insomma, è l'unico sentiero in grado di attraversare la selva dell'odio e della violenza per raggiungere gli spazi aperti della pace e della convivenza.



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