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Sono le automobili e non gli uomini a consumare la maggior parte dei cereali. L'appetito dei carburanti del mondo è insaziabile. I cereali necessari per riempire di etanolo il serbatoio (120 litri) di un fuoristrada sono sufficienti a nutrire una persona per un anno intero. Lo dice uno che se ne intende, Lester Brown, fondatore del Worldwatch Institute, uno dei massimi esperti del pensiero ecologico contemporaneo. Lo dicono anche i missionari dell'Aefjn (Africa Europe faith and justice network), una rete di 43  congregazioni religiose maschili e femminili presenti in Europa e in Africa /Madagascar. La quantità di cereali trasformata in etanolo si è triplicata nel giro di cinque anni, dai 18 milioni di tonnellate del 2001 si è passati ai 55 milioni di tonnellate per il 2006. È risaputo che la nuova politica energetica europea incoraggia l'uso di agrocarburanti. Per rispondere alla domanda crescente, l'Europa li importa dall'Africa. L'jatropha viene coltivata in Togo, Ghana, Senegal, Mali, Costa d'Avorio e Niger. Si calcola che il granoturco aumenterà del 72% rispetto al suo prezzo attuale nei prossimi dodici anni.

Qual è il problema in Africa?

La corsa agli agrocarburanti implica l'espansione di monocolture intensive su larga scala, spesso condotte senza rispetto per gli abitanti e il loro ambiente; la concorrenza per i terreni fertili o vicini alle infrastrutture; la concorrenza per l'acqua; la deforestazione, la distruzione dei terreni, lo spostamento della popolazione, la perdita della biodiversità; l'aumento dei prezzi dei prodotti alimentari che ha un effetto negativo sui poveri e sui Paesi che dipendono dalle importazioni per la sicurezza alimentare. Sono i poveri del mondo che soffriranno di più a causa di questa sete inesauribile di carburanti del ricco Occidente, anche perché nella spesa quotidiana del povero la voce cibo è la più pesante.

Per esempio, una famiglia in Ghana che vive con cinque dollari al giorno, di solito ne spende tre per il cibo. Anche i contadini non ne vanno esenti. In genere, i piccoli contadini dei Paesi in via di sviluppo comprano più cibo di quanto ne vendono. I missionari dell'Aefjn hanno già cominciato a distinguere: agrocarburanti e biocarburanti sono i due nomi dati ai carburanti prodotti dalla trasformazione di materiale vegetale vivente, contrariamente ai carburanti estratti da materiale fossile (petrolio) e raffinati. Aefjn (ed è a favore) mantiene il nome "biocarburanti" per i prodotti veramente sostenibili, dalla produzione al consumo senza generare effetti negativi sull'ambiente e sulla società. I missionari chiedono all'Unione Europea e agli Stati membri una moratoria di 5 anni sull'importazione di agrocarburanti da monocolture su larga scala e da qualunque forma di sostegno a tali colture in Africa.

Gli obiettivi sono evidenti: ridurre gli investimenti in monocolture in Africa; mettere fine agli effetti negativi sull'ambiente e sulla società del continente africano; fermare la pressione sui prezzi dei prodotti alimentari; dare il tempo di informare e sensibilizzare le popolazioni e i capi; dare tempo per la ricerca sugli agrocarburanti che rispettano l'ambiente e, indirettamente, i diritti sociali.

Non è la prima volta che avviene il match tra missionari e multinazionali e prevediamo già anche chi saranno i vincitori. Ma almeno sappiamo in quale curva sederci per fare il tifo.



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