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La teologia della liberazione compie 40 anni

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Un evento eloquente sta segnando la breve e tormentata storia della teologia della liberazione latinoamericana: il passaggio di testimone dalla generazione dei “fondatori”, dei primi anni ’70 del Novecento, a quella degli autori che si cimentano con le sfide della postmodernità all’inizio del nuovo millennio.

Si può riassumere così il significato del Congresso continentale di teologiache si è svolto dal 7 all’11 ottobre all’Università Unisinos dei gesuiti di São Leopoldo, nello Stato brasiliano del Rio Grande do Sul, con la partecipazione di oltre 700 persone. Convocato per celebrare il 50° anniversario dell’apertura del Concilio Vaticano II e il 40° della pubblicazione del libro di Gustavo Gutiérrez, Teologia della liberazione. Prospettive, il congresso si è tutto giocato tra la “memoria” – non solo ricordata, ma rivendicata nell’irrinunciabilità delle sue intuizioni, prima di tutto il pensare la fede cristiana a partire dalle esperienze emancipatrici dei poveri – del cammino della Chiesa latinoamericana a fianco degli oppressi e il “futuro” di una riflessione che, lungi dall’essere “morta”, si apre a nuovi soggetti sociali, a nuove congiunture storiche per rendere significativo e dicibile il Vangelo nel secolo XXI.

A partire dall’assise brasiliana, il dossier di Missione Oggi offre uno spaccato aggiornato dello stato della teologia della liberazione latinoamericana,

prestando attenzione alle sue radici vigorose, ma soprattutto volgendo lo sguardo alle sfide che essa affronta nella postmodernità.



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