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L’INNOVAZIONE TECNOLOGICA PARLA GIOVANE

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Resta una realtà sconosciuta ai più, ma l'Africa in crescita e in fermento produce anche innovazione. E non solo di “cervelli in fuga”. Gli esempi sono molti, spesso ancor più interessanti perché coniugano la ricerca con le esigenze del continente, spingendosi a inventare soluzioni che l'occidente trascura per mancanza di ritorno economico.

Le storie che raccontiamo, tutte di giovani, sono un esempio di quanto  promettente ed effervescente sia la gioventù africana da questo punto di vista.

UN SAPONE PER COMBATTERE LA MALARIA

Loro sono due studenti dell'Istituto Internazionale di ingegneria acquatica e ambientale di Ouadougou e si chiamano Moctar Dembélé, burkinabè, e Gérard Niyondiko, burundese. Insieme hanno sviluppato un'idea semplice e geniale, il Faso Soap: una soluzione repellente per zanzare composta da soli ingredienti naturali disponibili in loco, da aggiungere al sapone che viene normalmente prodotto artigianalmente in Burkina Faso. Nella formula ci sono citronella, karité e un mix segreto di erbe e foglie locali: l'acqua di risciacquo sarebbe inoltre in grado di prevenire lo sviluppo delle larve, adatta quindi alla disinfezione di ambienti e vestiario.

Un'idea semplice, a basso costo e disponibile per tutti. Sono 300 milioni i casi di malaria ogni anno nel mondo, di cui un milione mortali, la maggior parte nei paesi in via di sviluppo, e nell'Africa subsahariana resta tra le principali cause di morte, anche perché la maggior parte delle famiglie a basso reddito non può permettersi la spesa per i repellenti tradizionali e per i farmaci.

Ma il “fasoap” - così è stato soprannominato – ha un costo di 300 franchi Cfa (meno di 0,50€) e diviene così rapidamente un'innovazione importantissima, tanto che i suoi inventori si sono meritati il Global Social Venture Competition Grand Prize 2013 (i primi non americani a vincerlo): un riconoscimento non solo simbolico, dato che i due giovani si sono aggiudicati 26.500$ per avviare il loro business.

IL TABLET AFRICANO

L'hanno soprannominato “lo Steve Jobs africano”: lui è Vérone Mankou, 28 anni, del Congo Brazzaville. Due anni fa ha fondato un'impresa, la VMK, e inventato il Way-C, un tablet di progettazione e disegno tutto africano. E ora lancia il primo smartphone africano. Ma non basta: nel frattempo ha scritto pure un libro, “Congo: terre de technologies. Objectif 2025”, nel quale prospetta una “Silicon Valley” africana da sviluppare tra Brazzaville e Point Noire ed esorta i giovani allo spirito imprenditoriale e a impegnarsi in start-up. Il suo prossimo obiettivo è proprio quello di portare la produzione in Africa, dove finora le tecnologie non erano sufficienti.

Il tablet Way-C viene infatti prodotto in Cina, come lo smartphone Elikia L, ma Mankou punta sull'ambizioso obiettivo di spostare il tutto in Congo e vendere presto un telefono al 100% africano. Intanto, si gode i risultati già ottenuti: il Way-C è un tablet di piccole dimensioni, sul mercato da due anni al prezzo di 150.000 Fcfa (meno di 230€), è concepito per essere concorrenziale rispetto ai prodotti d'importazione, senza inficiare la qualità, e viene venduto in accordo con la compagnia Airtel, che fornisce il servizio 3G, dato che il dispositivo funziona solo con wifi integrato.

Il nuovissimo Elikia L, uno smartphone di taglia grande, che entra sul mercato  proprio a partire da dicembre, ha già fatto un passo avanti, visto che sarà in vendita non solo a Brazzaville ma anche in Costa d'Avorio. Il mercato dell'hi-tech è in piena e rapidissima espansione, in Africa, ma i prodotti importati o sono troppo dispendiosi, o accessibili ma di pessima qualità. Vérone Mankou, c'è da scommetterlo, a breve colmerà il vuoto e lo farà portando un enorme vantaggio economico e sociale al suo continente e al suo paese.

UN CUORE D'ORO

Ventiquattro anni, camerunese: lui si chiama Arthur Zang ed è l'inventore del Cardiopad, un tablet medico che consente di eseguire l'elettrocardiogramma anche in aree rurali o remote, mentre i risultati vengono trasferiti in wireless a specialisti che li possano interpretare. Il dispositivo risparmia così lunghi e dispendiosi viaggi ai pazienti che vivono in zone senza servizi sanitari appropriati. Le malattie cardiache sono in aumento in molti paesi in via di sviluppo, probabilmente a causa di un mutato stile di vita e di una crescente longevità, ma il Camerun, per 30 milioni di persone, ha meno di 50 cardiologi, per lo più situati a Yaoundé e Douala.

Il Cardiopad invece legge e trasmette l'elettrocardiogramma appena eseguito con i classici elettrodi a una banca dati nazionale, un cardiologo lo riceve, fa una diagnosi e la invia direttamente all'operatore sanitario che sta seguendo il paziente, con le prescrizioni mediche incluse.

Il primo tablet medico “made in Camerun”, anzi “made in Africa”, è un'invenzione in grado di salvare molte vite umane. E ovviamente si è già guadagnato articoli e riconoscimenti internazionali, l'ultimo dei quali assegnato in novembre, il Rolex Award for Enterprises. Il progetto non è finito, Zang ha creato una sua impresa, la Himore Medical, e prosegue nel training del personale medico e paramedico, per insegnare loro come usare il Cardiopad. Inoltre, ha organizzato una raccolta fondi su internet, sulla piattaforma Indiegogo, per dotare cinque presidi medici del dispositivo: 2mila dollari per un kit completo, meno della metà del costo dei classici apparecchi diagnostici (che non sono facilmente trasportabili).

Ma Zang non punta certo ad arricchirsi: vuole rendere disponibile gratuitamente il kit ai piccoli villaggi rurali. Nel villaggio di Mbankomo il dottore del dispensario ha ricevuto gratis un Cardiopad e ora esegue una media di 200 cardiogrammi al mese. Per poter fare lo stesso con altri presidi sanitari isolati, si punta alla raccolta fondi online, in maniera da fornire le attrezzature senza addebiti.

Senza contare che sarà possibile effettuare diagnosi in tempo reale in situazioni di emergenza. E, davvero, salvare vite umane.



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