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L’Acqua humile et pretiosa di "San Rubinetto"

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Nell’ultima edizione di "Fa’ la cosa giusta", la fiera del consumo critico e degli stili di vita sostenibili tenutasi a Milano dal 13 al 15 aprile, circolavano bottiglie d’acqua da bere etichettate "san rubinetto"; una piccola provocazione per richiamare l’attenzione su un problema fondamentale: l’acqua che compriamo e consumiamo.
Com’è noto, noi italiani siamo i più grandi consumatori pro-capite al mondo di acqua minerale, una circostanza che ha preso l’avvio circa mezzo secolo fa (con l’affermarsi dell’industria e il boom economico) e che la dice lunga sulla qualità dell’acqua potabile a quel tempo disponibile: nei pozzi erano comuni veleni come trielina e atrazina, per dirne solo alcuni.
Ora per la verità, secondo gli esperti, grazie a controlli efficaci e alla chiusura di molte industrie, tale qualità è molto migliorata.
Non può esserci più una reale giustificazione per usare l’acqua minerale imbottigliata,il cui mercato è però in mano a grandi società e multinazionali (la Nestlé fra tutte), che con campagne pubblicitarie efficaciriescono a tenere alti i consumi. Ma quello dell’acqua da tavola non è l’unico problema. Sì, perché l’acqua che arriva nelle nostre case non è più un bene pubblico, ma è stata privatizzata: dal prelievo alle fonti fino alla depurazione dei reflui, sin dal 2000 è gestita da società per azioni (enti di diritto privato). Questo cambiamento è avvenuto senza che la maggior parte degli italiani se ne accorgesse.
Uno Stato responsabile non dovrebbe affidare a un privato la gestione di una risorsa così importante.
L’acqua, humile et pretiosa et casta, è un diritto cui nessuno può rinunciare; includerla tra i beni di rilevanza economica equivale a considerarla una merce e lasciarla al libero mercato. Senza contare che, come ricorda la Dichiarazione ecumenica sull’acqua come diritto umano e bene pubblico, sottoscritta nel 2005 dalle Chiese cattoliche e protestanti del Brasile e della Svizzera, "l’acqua ha un’importanza sociale, culturale, sanitaria, religiosa e mistica. Per noi cristiane e cristiani, la forza simbolica dell’acqua risiede nel battesimo: ‘Chi crederà e sarà battezzato sarà salvato’ (Mc 16,16). L’acqua ha un significato sacro per numerosi popoli e culture, e possiede un valore comunitario, rituale e tradizionale". Tutti, infatti, siamo invitati a rinnovare i nostri stili di vita, nel segno della sobrietà e dell’efficienza, testimoniando nel quotidiano il valore che riconosciamo all’acqua (Messaggio della Cei). Se ci poniamo in una prospettiva più vasta, i problemi crescono in modo esponenziale.
L’acqua è una risorsa limitata e preziosa, per cui aumenta il rischio di guerre per controllarla. Gli analisti politici cominciano a temere che l’acqua sostituirà ben presto il petrolio quale principale causa di conflitti, perché le riserve di acqua dolce continuano a diminuire.
Tutti hanno bisogno dell’acqua, per cui bisogna individuare i criteri per distribuirla. Secondo l’Unesco, nel mondo ci sono 17 bacini idrici che potrebbero dare adito a conflitti, in Africa e in Asia. Inoltre, la qualità dell’acqua è sempre più compromessa, il suo uso eccessivo abbassa il livello delle falde e ne rende più difficile l’utilizzo, i cambiamenti climatici stanno drasticamente modificando la distribuzione nell’anno delle piogge, moltiplicando le difficoltà, soprattutto nei Paesi in via di sviluppo. L’acqua chiede attenzione e sobrietà, rispetto e coerenza, è un bene comune, a portata di tutti e a portata di mano con "san rubinetto".
Alla sua gestione, distribuzione cioè alla sua governance, è richiesta la partecipazione di tutti.


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