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Premio Mo Ibrahim”: dal 2007 è l’equivalente di un Nobel per il buon governo che ogni anno viene attribuito a un singolo leader africano che si sia distinto nel rispetto delle regole democratiche nel guidare il proprio paese e che abbia lasciato il potere alla scadenza del mandato. Ha una dotazione 4 volte più ricca del Nobel per la pace: 5 milioni di dollari, più un vitalizio di 200 mila dollari l’anno.

Intende stimolare le classi dirigenti africane a una retta gestione della cosa pubblica, presupposto per un armonico sviluppo delle società africane.

UNA SELEZIONE RIGOROSISSIMA

A ideare il premio è stato l’uomo d’affari Mohammed Ibrahim, nato in Sudan nel 1946, ma naturalizzato inglese. Ha fatto una colossale fortuna fondando, a metà anni Novanta, la società di telefonia mobile Celtel, che si è rapidamente diffusa in Africa. La giuria che assegna il riconoscimento è formata da una ventina di personalità di tutto il mondo, distintesi nella promozione dei diritti umani, compresi alcuni Nobel per la pace. Il criterio di selezione dei premiati è talmente rigoroso che per 4 volte su 7 l’assegnazione è andata deserta.

A ricevere il riconoscimento sono stati, finora, l’ex presidente mozambicano, Joaquim Alberto Chissano, nel 2007; l’ex presidente del Botswana, Festus Gontebanye Mogae, nel 2008; l’ex presidente di Capo Verde, Pedro de Verona, nel 2011. Nel 2009, 2010, 2012 e 2013 nessun leader africano è risultato degno del premio. In quei quattro casi la somma della dotazione è andata a finanziare iniziative di valore civile in vari paesi africani. La proclamazione, di solito, avviene a metà ottobre. Al momento di andare in stampa, il 2014 volge al termine e ancora nessuna notizia giunta sull’assegnazione del premio.

UN TERMOMETRO PER LA GOVERNANCE DEMOCRATICA

La Fondazione Mo Ibrahim (www.moibrahimfoundation.org) dal 2010 pubblica anche un Indice del buon governo in Africa (IIAG: Ibrahim Index of African Governance), basato su un complesso numero di parametri. È una sorta di “rating” sullo stato di salute della democrazia nei vari Stati del continente, che ha acquisito notevole prestigio internazionale. Non è una semplice curiosità statistica: sono dati che hanno la capacità di convincere o di disincentivare gli investitori internazionali a rischiare i loro soldi in un determinato paese piuttosto che in un altro; più l’indice è elevato e maggiore è la sicurezza della nazione a cui si riferisce il dato.

L’Indice è costruito sull’intreccio di diversi parametri: sicurezza e protezione della persona umana, applicazione delle leggi, trasparenza delle amministrazioni, livello di corruzione, partecipazione popolare alla vita politica, rispetto dei diritti umani, sviluppo economico durevole, sviluppo umano.

Più l’indice si avvicina a cento e maggiore è la qualità della governance del paese esaminato. Lo zero rappresenta, all’opposto, lo sfascio totale.

In testa alla graduatoria, nel 2014, è risultato lo stato di Mauritius (punteggio 81,7) seguito da Capo Verde (76,6), Botswana (76,2) e Sudafrica (73,3). All’ultimo posto la Somalia (8,6), preceduta dalla Repubblica Centrafricana (24,8) dall’Eritrea (29,8) e dal Chad (32,3).   



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