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Coraggio, RAI: Più notizie, meno "gossip"

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"Se la Rai ha aperto una sede in Africa, molto lo si deve alla mobilitazione del mondo missionario". Parola di Enzo Nucci, corrispondente Rai da Nairobi. Attivo da alcuni mesi, il suo ufficio, intitolato a Ilaria Alpi e Milan Hrovatin uccisi in Somalia nel 1994, verrà ufficialmente inaugurato tra qualche settimana. I lettori infatti ricorderanno l’iniziativa "Notizie, non gossip", che le riviste missionarie, riunite nella Fesmi, lanciarono nel febbraio 2006, chiedendo un salto di qualità nell’informazione televisiva, in modo particolare di quella offerta dal servizio pubblico, i cui costi sono pagati anche dal canone dei cittadini. L’appello della Fesmi e gli incontri di alcuni direttori delle testate missionarie con i vertici Rai (prima Meocci, poi Cappon) un risultato significativo l’hanno dunque sortito.

L’informazione – lo ripetiamo – è la prima forma di solidarietà.

Perciò riteniamo che ora si debba insistere per alzare ulteriormente, nel pubblico italiano, il tasso di consapevolezza delle questioni internazionali e delle realtà del Sud del mondo. A poco servirebbe una sede in Kenya se poi l’approccio alle notizie e il taglio dei servizi rimanesse quello oggi predominante, sbilanciato sui fatti negativi e clamorosi (guerre, eventi disastrosi…) e poco capace di cogliere i cambiamenti positivi, le novità all’orizzonte, il vissuto della gente.
Chiediamo alla Rai un giornalismo che sappia far parlare le persone, che metta in luce il positivo di un continente, l’Africa, che è molto diversa da quel ricettacolo di mali e problemi che spesso viene dipinto. Crediamo che un diverso racconto dell’Africa potrebbe contribuire ad abbattere gli stereotipi che ancora si registrano sugli immigrati africani (e non solo) presenti fra noi.
In questo senso, diamo il benvenuto all’iniziativa "Dimmi di più" che Medici senza Frontiere ha lanciato di recente per far sì che sulle crisi internazionali e le guerre l’informazione non si limiti a resoconti episodici e frammentari.
Ma occorre andare ben oltre: ci sono donne e uomini che vogliono essere protagonisti del loro domani, una società civile in crescita, culture e tradizioni ricchissime che meritano d’essere raccontate. Scrivevamo in una lettera aperta a Enzo Nucci qualche mese fa (Missione Oggi, feb. 2007): "Con te e la Rai a Nairobi l’Africa si fa più vicina: vogliamo credere che sarai capace di raccontarci non solo gli eventi di rilievo ma anche un nuovo stile di vita, fatto di aggregazione sociale e una gran voglia di futuro".

Insomma: diteci di più e che non siano solo le guerre.

Soprattutto ditecelo non a notte inoltrata, in spazi che assomigliano a oasi nel deserto dei palinsesti affollati di Grandi Fratelli e di Vallettopoli. A poco servirebbe una nuova sede Rai se non si traducesse in una piccola-grande occasione per osare un nuovo stile, cambiare mentalità e fare cultura. È troppo chiedere che la direzione generale della Rai mantenga la sua promessa di un monitoraggio sui Tg e la loro attenzione ai Paesi del Sud del mondo? È troppo ipotizzare che in un futuro non lontano i Tg ospitino spazi fissi di approfondimento su temi e questioni internazionali, come oggi fanno per i motori o l’enogastronomia?
Come cittadini – prima che come rappresentanti di donne e uomini impegnati in nome del Vangelo nei diversi continenti – siamo convinte e convinti che una Rai più attenta a quanto si muove nel Sud del mondo faccia il bene dei suoi utenti e, di riflesso, contribuisca a renderli un po’ di più "cittadini del mondo".


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