“Il processo di incontro e confronto con le culture”, affermava Giovanni Paolo II nell’enciclica Fides et ratio al n. 70, “è un’esperienza che la Chiesa ha vissuto fin dagli inizi della predicazione del Vangelo”. Infatti, la Chiesa entra nel mondo conscia della sua missione universale perché con le sue ultime parole il Signore risorto invia e invita i suoi apostoli a trasmettere a tutte le nazioni quello che lui stesso aveva insegnato loro (Mt 28,19- 20).
La fede non è perciò intesa come un bene esclusivo degli apostoli, ma piuttosto un dono che tutti hanno diritto di ricevere.
L’incontro tra l’universalità del messaggio evangelico e le diverse culture particolari (che sono storicamente determinate, si evolvono e si modificano nel tempo per sempre meglio adeguare quel substrato vitale su cui ogni individuo “affina e sviluppa le molteplici capacità della sua anima e del suo corpo”: cfr. Gaudium et spes), ha poi dato vita nel tempo ad un dialogo affascinante e fecondo in cui la Chiesa ha continuato ad interrogarsi su come essere fedele al suo mandato e, allo stesso tempo, a chiedersi come recepire le istanze positive delle varie mentalità e identità culturali con cui essa veniva in contatto.
Infatti, “la cultura è lo spazio vitale entro il quale la persona umana si confronta faccia a faccia con il Vangelo. Come una cultura è il risultato della vita e dell’attività di un gruppo umano, così le persone che appartengono a quel gruppo sono formate in larga misura dalla cultura nella quale si trovano a vivere. E poiché sia le persone sia le società cambiano, così la cultura cambia con esse. Come questa è trasformata, così da essa lo sono le persone e le società. Da tale punto di vista, diventa più chiaro come l’evangelizzazione e l’inculturazione siano tra loro in naturale ed intima relazione.
Il Vangelo e l’evangelizzazione non si identificano certamente con la cultura, ma anzi sono da essa indipendenti.
E tuttavia, il regno di Dio giunge a persone profondamente legate a una cultura, e la costruzione del regno non può esimersi dal prendere a prestito elementi di culture umane. Perciò Paolo VI definì la spaccatura tra Vangelo e cultura il dramma del nostro tempo, con un impatto profondo sia sull’evangelizzazione sia sulle culture” (Ecclesia in Asia 21).
Consapevoli di come il dialogo con le culture stia oggi assumendo un ruolo prioritario nell’attività della Chiesa, il Centro Studi Asiatico, dei Missionari Saveriani, con sede a Osaka, ha compilato una specie di Enchiridion contenente i passi più recenti e significativi del magistero della Chiesa scelti alla luce di tre temi fondamentali: l’evangelizzazione delle culture, l’inculturazione del messaggio evangelico e, infine, l’interculturalità. A partire dalla Gaudium et spes e percorrendo ben 17 documenti tra encicliche ed esortazioni apostoliche – proseguendo poi ad attingere da altre significative pagine del magistero di vario genere – questa raccolta desidera tracciare una mappa dell’insegnamento della Chiesa su un tema essenziale per la teologia, la pastorale e la missiologia.
Il testo, oltre a includere un dettagliato indice tematico, è introdotto da una prefazione di mons. Gianfranco Ravasi, neo-cardinale e presidente del Pontificio consiglio della cultura, che ha voluto in questo modo incoraggiare accademici, missionari, credenti, lettori, studiosi o semplici curiosi a ricercare forme sempre più vere e credibili di approccio alle culture in cui ciascuno si trova a vivere e, al tempo stesso, a non stancarsi mai di proclamare quel messaggio evangelico che vede sempre in Cristo il suo centro e il suo fine,
diventando così testimoni attenti e rispettosi di come Dio, nel suo infinito amore, accolga e ricrei qualsiasi cultura.
