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Tra i tanti fatti importanti che dal Sud del mondo ci interpellano in queste settimane, ne scegliamo due che arrivano dal Brasile, uno terribile, l’altro positivo. Il primo l’assassinio di sr. Dorothy Mae Stang il 12 febbraio nello Stato del Parà, il secondo il V Forum sociale mondiale tenutosi a Porto Alegre a fine gennaio.

L’assassinio di Dorothy Stang ci giunge, mentre stiamo per chiudere il numero. Avremo tempo per approfondire quella che sembra essere una fotocopia dell’uccisione di Chico Mendes nel ’88. Sr. Dorothy, 74 anni, era nata nell’Ohio (Usa), ma da quarant’anni operava in Brasile. Faceva parte della Congregazione di Notre Dame di Namur. Da sempre era impegnata accanto ai sem terra, alle donne, ai poveri ed era nota per il suo impegno a tutela dell’ambiente e dei diritti umani (aveva ottenuto riconoscimenti e premi).

La notizia ha scosso il Brasile. Il presidente Lula cercherà di fare il possibile perché ci sia un’inchiesta rigorosa e indipendente. Dorothy aveva denunciato tre giorni prima pubblicamente i fazendeiros e reso noto che avevano messo una taglia sulla sua testa. La buona notizia riguarda il Forum mondiale. Nel nostro Paese, i mass media ne hanno parlato poco. Questo oscuramento ha fatto pensare, anche a chi ha sempre seguito le riflessioni e le iniziative dell’area noglobal, a un inizio di declino del “movimento dei movimenti”.

Eravamo abituati a una sua sufficiente copertura mediatica dopo il G8 di Genova e il Forum europeo tenutosi a Firenze. Ma a livello mondiale assistiamo invece a una crescita del movimento dei forum, a volte anche troppo impetuosa. Da amici che erano presenti a Porto Alegre, abbiamo saputo che il successo del IV Forum mondiale tenutosi a Mumbai in India, lo scorso anno, si è ripetuto ora per l’arricchimento delle presenze e delle tematiche e per la discussione approfondita delle prospettive per il futuro.

In particolare nuove sono state le tante presenze africane (in Africa si terrà il Forum mondiale nel 2007), molti gli statunitensi, molti gli indiani, nutrite le delegazioni di tutto il centro e il Sud America. Molti, per la prima volta, i delegati dei popoli indigeni. Altri forum si terranno un po’ ovunque nei prossimi mesi (quello del Mediterraneo in giugno a Barcellona, quello europeo l’anno prossimo ad Atene).

Quella dei forum è l’unica vera novità per quanto riguarda quanti nel mondo cercano di organizzarsi perché un altro mondo diventi possibile.

Quest’anno il forum è stato quasi completamente autorganizzato e aveva la finalità di facilitare la creazione di network operativi a livello mondiale per condurre campagne che si ponessero il problema dell’efficacia della loro azione. Il Comitato internazionale ha messo a disposizione le strutture e l’organizzazione, Ong e associazioni di tutto il mondo hanno gestito più di mille incontri (i presenti sono stati più di 100mila) e più di 300 sono state le proposte conclusive che nei prossimi mesi saranno accorpate e selezionate.

Al Forum l’urgenza dell’azione si è fatta sentire in presenza di una situazione mondiale che, con l’eccezione dell’America latina, tende verso il peggio (guerra in Iraq, rielezione di Bush, stallo in Medio Oriente). Quest’anno si è iniziato a ipotizzare per il futuro dei forum un maggiore intreccio tra riflessioni e azioni efficaci.

Le nostre speranze e le nostre utopie di credenti si sono rafforzate a Porto Alegre.



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