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SETTIMANA DI PREGHIERA PER L’UNITÀ DEI CRISTIANI A MANTOVA

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di Corrado Frassinelli (Settimanale cattolico “La Cittadella” di Mantova)

“Cercate di essere veramente giusti”: con questo titolo tratto dal testo biblico di Dt 16,18-20 d. Roberto Fiorini ha introdotto il primo incontro organizzato dal Sae (Segretariato attività ecumeniche) in occasione della “Settimana di preghiera per l’unità dei cristiani” (19 gennaio 2019), incontro dedicato alle comunità cristiane dell’Indonesia, prevalentemente riformate e in minor misura cattoliche, alle quali è stato chiesto di proporre un tema di riferimento per l’occasione, proprio quello sopra citato. D. Roberto ha sottolineato come la correlazione tra festa e giustizia sia fondamentale per vivere con trasparenza e coscienza pulita la festa stessa, in un tempo nel quale l’Occidente vive un “apartheid sacrale” preoccupante e di nicchia, dove Dio è eclissato dal consumismo. Quattro quindi le minacce in questa realtà asiatica, situazioni che possiamo condividere anche nei nostri ambienti europei e cristiani: l’alta competizione tra i gruppi, la corruzione dilagante, la devastazione grave dell’ambiente, il divario sempre più evidente tra ricchi e poveri. Le conseguenze sono che i poveri in Indonesia sono come “un topo che muore di fame in un magazzino di riso”, come un loro proverbio recita. La realtà quindi vede purtroppo una certa demonizzazione tra le comunità, anche se si tenta di integrarsi nonostante scontri etnici e religiosi. La scelta di questo brano del Deuteronomio sottolinea il desiderio di giustizia e la fede nella misericordia di Dio di queste comunità cristiane.

A seguire, il primo relatore del pomeriggio alla scuola Enaip di Mantova, p. Mario Menin, saveriano, docente di teologia, direttore della rivista “MissioneOggi”, ha presentato la nazione indonesiana nella sua realtà storica e geopolitica facendo notare l’estensione enorme di questo paese (5 volte quella dell’Italia) così tanto variegato e frutto di un passato coloniale olandese che aveva creato in questo arcipelago, conquistato parzialmente, un mercato particolare di merci locali. Dopo l’indipendenza, questo Paese ha tentato la via della collaborazione attraverso la ricerca di una unità ancora da raggiungere ma davvero ambita, come il motto nella bandiera nazionale ricorda: “Bhinneka Tunggal Ika”, cioè che “Molti siano uno” (la stessa speranza che lo spirito ecumenico cristiano coltiva da tempo) e i cinque principi di rispetto della Nazione detti della “Pancasila”, che costituiscono il preambolo della Costituzione. Passando alla situazione religiosa, p. Mario ha spiegato che i cristiani sono in forte aumento, attraverso due punti forti legati all’evangelizzazione: l’influsso delle grandi opere assistenziali (ospedali e scuole) e le piccole comunità di base locali. Tuttavia la presenza musulmana preponderante (88 per cento della popolazione) di un Islam sia modernizzato e collaborativo (sui diritti religiosi, sulla coabitazione pacifica di condivisione etica di alcuni valori evangelici, di maggior chiarimento di cosa significa essere cristiani nel confronto con la realtà musulmana da parte dei cristiani), sia fondamentalista e intollerante, spesso rallenta l’evangelizzazione ed è motivo di una convivenza poliedrica e spesso densa di incomprensioni e lontananze ancora da colmare, distanze che creano tensioni e scontri piene di squilibri. Anche la forte matrice indiana dell’Indonesia ha lasciato tradizioni locali che nessuna religione mondiale ha mai cancellato e che sono imprescindibili di un popolo tutto sommato gioviale, accogliente, allegro, ma contemporaneamente conflittuale. L’Indonesia offre un’immagine particolare nel cattolicesimo asiatico: risente meno del peso coloniale (rispetto, per esempio, all’India); ha una storia di partecipazione alla lotta per l’indipendenza (alcuni cattolici sono “eroi nazionali”, come mons. Sugiyopranoto, primo vescovo indonesiano). L’esperienza della comunità cristiana, allora, si caratterizza per la liberazione portata dalla fede dalla dipendenza deli spiriti (animismo), per la gioia della fede vissuta con intensità e nell’armonia (pace), per la personalizzazione della fede (cioè la relazione “speciale” con il Dio di Gesù Cristo), per la carità della comunità cristiana. Ci sono alcune Chiese protestanti di matrice “evangelicale” (pentecostale e neopentecostale) che non collaborano alla crescita umana e sociale del paese con la Chiesa cattolica, ma le iniziative sono comunque molte. I missionari ancora oggi puntano molto su di una riqualificazione continua ed efficace del messaggio evangelico per cui p. Mario conclude incitando la Chiesa asiatica, ma anche quella mantovana ed europea, a trovare uno stile cristiano propositivo adeguato e nuovo.

L’intervento di Cristina Marchini, avvocata, responsabile di Amnesty International Mantova, ha riguardato, invece, il rispetto dei diritti umani in Indonesia, premettendo che il paese ha fatto molti passi avanti in questo senso, mostrando ancora, tuttavia, problematiche molto serie, dato che si è passati da periodi dittatoriali con persecuzioni etniche pianificate al ripensamento delle proprie origini e riflessione sul periodo coloniale subito con conseguenti nuove modalità di gestione del territorio. Non sono ancora stati considerati misfatti ed eccidi accaduti in passato che continuano a minare la fiducia reciproca nel paese per trovarne una giustificazione al fine di riappianare i rapporti interni. In passato la violenza era quotidiana e non vi era libertà di espressione o riunione. Venivano repressi tutti i tentativi indipendentisti che ancora esistono, come nelle Isole Molucche o in Papua. La pena di morte, legale in Indonesia, è molto diminuita nei numeri rispetto al passato, soprattutto verso i contestatori politici ribelli, tuttavia le libertà fondamentali sono ancora violate o ostacolate dal governo; a volte il governo stesso non interviene quando si chiede aiuto in caso di controversia anche armata tra i vari gruppi etnici (attualmente 1342). Internet è sotto controllo, le religioni sono tollerate finché non provocano disordini o opposizione (sono recentemente state rinnovate le leggi sulla blasfemia come insulto all’islam e il suo credo, leggi restrittive applicate alle minoranze religiose, compresa ovviamente quella cristiana), le eresie islamiche troppo “mondane” sono molto ostacolate (addirittura divieto di culto), vi è un rifiuto netto dell’omosessualità, spesso vi sono incursioni di polizia o dell’esercito con uso eccessivo della forza. Vengono segnalate torture ai detenuti, processi sommari illegali (soprattutto per gli spacciatori di droga), sparatorie dell’esercito indiscriminate. Insomma, un quadro non così idilliaco.

Lucia Petrucci e Fabio Chinca, coniugi del Movimento dei Focolari di Brescia, durante l’ultimo intervento del pomeriggio, hanno raccontato la loro esperienza in Indonesia a Medan (Sumatra) di conoscenza e frequentazione della Chiesa cattolica locale, visionando e spiegando molte testimonianze fotografiche dei luoghi visitati. Hanno sottolineato i problemi sociali, ecologici ed etnici dell’arcipelago, le feste vissute con la gente, la grande accoglienza ricevuta, la Parola di Vita meditata, la grande confidenza con il vescovo del posto, una condivisione di esistenze veramente arricchente.

In questo modo, chi era presente ha potuto immergersi in una realtà sorella seppur così lontana e diversa, ma nel Vangelo a noi unita nella speranza di pace e unità dell’umanità tutta, una realtà che a buon diritto ha potuto ispirare questa settimana per l’unità dei cristiani 2019.



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