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Martedì 22 febbraio la Diocesi e la comunità cristiana di Cesena hanno dato l’ultimo saluto a don Carlo Molari, morto il 19 febbraio all’età di quasi 94 anni. È stato un momento in cui una piccola comunità ha saputo dare con garbo, senza tacere la verità, l’ultimo saluto ad un suo presbitero, teologo illustre che molti anni fa fu sospeso dall’insegnamento dalla Congregazione per la dottrina della fede (già Sant’Uffizio).

Molari, nato a Cesena il 25 luglio 1928, era stato ordinato presbitero nel 1952. Si era laureato in teologia dogmatica e in utroque iure alla Lateranense, lì insegnando dal 1955 al 1968, continuando poi l’insegnamento all’Urbaniana (1962-1978) e alla Gregoriana (1966-1976). È stato segretario dell’ATI (Associazione Teologica Italiana) e membro del Comitato di consultazione della rivista “Concilium”.

Al periodo 1961-1968 risale poi l’incarico di aiutante di studio presso la Congregazione per la dottrina della fede. Sarà proprio la Congregazione che nel 1977 gli chiederà di lasciare l’insegnamento. La prefazione al Dizionario teologico(Borla 1972), la sua attività di conferenziere (segnalata per i suoi contenuti più volte alla Congregazione) e in particolare il suo libro La fede e il suo linguaggio (Cittadella) furono accusati di sostenere posizioni non conformi alla dottrina. Rivelatesi inutili le difese, don Carlo decise di ritirarsi in pensione.

Molari ha, comunque, proseguito in un’intensa attività fino a pochissimi anni fa. Ha scritto libri (il suo ultimo lavoro, edito da Gabrielli nel 2020 si intitola Il cammino spirituale del cristiano), ha tenuto conferenze, lezioni e esercizi spirituali in giro per l’Italia; inoltre, ha svolto attività pastorale per lungo tempo presso l’Istituto San Leone Magno dei Maristi, a Roma.

L’arcivescovo di Chieti-Vasto, il teologo Bruno Forte, ha detto di Molari: un “uomo libero dalla fede viva e dall’intelligenza sempre in ricerca”. Ma martedì nel duomo di Cesena la Chiesa italiana non c’era. Solo il vescovo emerito Bettazzi ha inviato al vescovo Douglas Regattieri una mail di cordoglio. Se si escludono le presenze di Piero Stefani (“Il Regno”) e del superiore generale dei Camaldolesi, Alessandro Barban, non c’erano nemmeno le presenze dei molti mondi che hanno incrociato la sua attività di ricercatore e conferenziere. Una smemoratezza di cui è forse impossibile fare carico alle misure anti Covid. 

Un sentimento di gratitudine e affetto per don Carlo Molari lo esprime anche “Missione Oggi” a nome dei tanti missionari saveriani, che hanno potuto godere della sua scienza e competenza teologica nei vari corsi di formazione permanente, i cosiddetti “Tremesi” di Tavernerio (CO), ai quali Molari era invitato come esperto. Con lui se ne va un pioniere della Teologia ecumenica e della Teologia delle religioni e del dialogo interreligioso, paragonabile solo ad un altro grande del Novecento teologico italiano, mons. Luigi Sartori.



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