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PIÙ LIBRI, PIÙ LIBERI? / ROMA 6-10 DICEMBRE 2023

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Ragazze, scolaresche, tantissimi giovani, formicolanti, ora gioiosi e vocianti, ora attenti, silenziosi, serpeggiavano, già dal primo mattino, tra gli stand nella prima giornata di “Più libri più liberi”, la Fiera Nazionale della Piccola e Media Editoria, aperta a Roma il 6 dicembre scorso. Giovani consapevoli che quei parallelepipedi di cellulosa sono scrigni, tesori – allegri o dolorosi – traboccanti storie ed esperienze di quel mondo che hanno appena iniziato a esplorare, con la vitalità di chi ha l’entusiasmo della scoperta, della ricerca, ma talvolta anche il timore di non essere all’altezza, il freno dell’inadeguatezza.

Anche l'edizione del 2023, ha messo al centro del programma, oltre agli incontri con narratori e poeti, un percorso attorno ai temi più critici del dibattito pubblico: la guerra, la violenza, il carcere, le disuguaglianze, il femminicidio, le differenze di genere, l'informazione, il sessismo, il patriarcato. In un’epoca in cui tutto sembra precipitare in un luogo senza più alcun discernimento, né stelle polari, i libri ci possono aiutare?            

Due volumi, alla cui presentazione abbiamo avuto la possibilità di assistere, hanno certamente questo tratto. Ne I limoni non possono entrare, di Alessandra Caciolo e Stefania Zanda, sono le donne del carcere di Rebibbia a raccontarci come ogni errore, anche il più grave, in una prigione sia destinato quasi sempre a produrre altro dolore, sia di fatto una vendetta mascherata, senza nessuna autentica volontà di riabilitare o “rieducare” il condannato. Detenzione che, nel caso delle donne, non tiene in alcun conto delle situazioni familiari, dei figli, spesso minori, molte volte addirittura nella prima e nella seconda infanzia, travolti senza nessun rispetto, nessuna clemenza, dalle catene gelide e buie del carcere. Le donne di Rebibbia raggiungono in questo testo un’intensità poetica e profonda nel raccontare l’universo asfittico, claustrofobico e raggelante della galera e i suoi rari raggi di luce come le "battiture" per la riconquistata libertà di una compagna.

Nel libro di Antonella NapoliLa luce oltre il buio, la cui copertina è illustrata in maniera toccante da Mauro Biani, la giornalista e scrittrice campana racconta le storie – raccolte nei suoi lunghi e rischiosi reportage tra le guerre di mezzo mondo – dei bambini e delle bambine soldato che fortunosamente sono riuscite a uscire da quel brutale girone infernale. Pratica tra le più immonde dei conflitti armati, che ancora oggi secondo l’Onu getta nel gorgo sanguinario della guerra 350mila bambini. Giovani che sono costretti a subire “l’applicazione estrema dell’unchilding. L’annullamento deliberato del tempo dell’infanzia” come afferma Riccardo Noury nella prefazione del volume. Bambini e bambine violate e abusate prima di essere condotte in guerra, come Mariama, schiava sessuale violentata a 9 anni o come Lucienne cui davano pugnalate sotto le ginocchia perché dicevano che così sarebbe diventata più forte. La turpe forza della violenza. 

Due significativi libri da leggere, da cui prendere la forza autentica, quella del rispetto della dignità di ogni persona e della lotta che escluda ogni violenza, a partire dalla guerra.



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