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MONS. MONSENGWO / VOCE PROFETICA CONTRO LE DITTATURE

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Domenica 11 luglio a Parigi, dove era stato trasferito a causa del deterioramento improvviso del suo stato di salute, è deceduto il mons. Laurent Monsengwo Pasinya, 81 anni, una delle personalità più rilevanti del Congo RD. Nato nel 1939 a Mongobelé, villaggio della Provincia del Bandundu, è stato ordinato presbitero nel 1963. Ha completato i suoi studi a Roma, dove ha conseguito il Dottorato in Sacra Scrittura presso il Pontificio Istituto Biblico, primo africano ad ottenere tale grado accademico. Di ritorno in Congo, ha insegnato Teologia in vari Seminari e Università. È stato segretario generale della Conferenza episcopale tra il 1976 e il 1980. Nominato da Giovanni Paolo II vescovo ausiliare d’Inongo, nell’Ovest del paese, nel 1981 diventò vescovo di Kisangani e nel 1988 arcivescovo. Dal 1998 al 2003 visse in prima persona le guerre del Congo, che hanno causato la morte di più di 5 milioni di persone. Monsengwo era a Kisangani anche durante il conflitto tra ruandesi e ugandesi per il controllo delle miniere d’oro. Dal 1997 al 2003 è stato presidente del Secam (Simposio delle conferenze episcopali d’Africa e Madagascar). Nel 2002 è stato eletto presidente di Pax Christi internazionale e nel 2004 della Cenco (Conferenza episcopale nazionale del Congo). Nel 2007 Benedetto XVI lo nomina arcivescovo della capitale Kinshasa e nel 2010 cardinale, diventando così il terzo cardinale congolese dopo Joseph Malula e Frederic Etsou. Dopo l’elezione di papa Francesco, Monsengwo viene chiamato dal papa, in qualità di presidente del Secam, a integrare il C9, Consiglio dei 9 cardinali per la riforma della Curia romana, fino alla redazione finale della Costituzione apostolica Praedicate Evangelium. Nel 2018, a 79 anni, papa Francesco accoglie finalmente le sue dimissioni, nominando come arcivescovo di Kinshasa mons. Fridolin Ambongo Besungu.
Monsengwo si è distinto per il suo impegno socio-politico, interpretando, anche come presidente della Cenco, il ministero profetico della Chiesa cattolica, la sola istituzione congolese capace di denunciare le derive del potere dello Stato, le violazioni dei diritti civili e l’impoverimento della popolazione, a causa dell’aumento impressionante della corruzione politica. Quando, nel 1990, si trattò di organizzare una Conferenza nazionale, il presidente Mobutu, al potere dal 1965, fece di tutto affinché Monsengwo non fosse designato come primo responsabile. Mosengwo, però, fu designato a furor di popolo, che riconosceva in lui il rappresentante dell’unica istituzione, la Chiesa cattolica, che osava alzare la voce contro il dittatore. Mobutu fu costretto ad accettare. La Cns (Conferenza nazionale sovrana) aveva lo scopo di organizzare consultazioni per rispondere alla crisi del paese e transitarlo, grazie a elezioni democratiche, libere e trasparenti, verso un regime democratico. Nel 1992 la Cns diventa l’Hcr (Alto consiglio della repubblica), eretto poi in Pt (Parlamento di transizione) nel 1996. Nello stesso anno Mosengwo sarà costretto alle dimissioni, perché minacciato di morte. Mobutu, infatti, che aveva mantenuto nelle sue mani il comando dell’esercito, della polizia e dei servizi segreti, non voleva andarsene.
Con Mosengwo scompare una delle voci più forti in difesa dei più deboli, una delle voci più critiche nei confronti di tutti i regimi autoritari susseguitisi nel paese: da quello di Mobutu Sese Seko (1965-1997), a Laurent-Desiré Kabila (1997-2001), a Joseph Kabila (2001-2019). Resta famosa la sua dichiarazione del 2 gennaio 2018, in seguito alla feroce repressione da parte della polizia di una manifestazione contro il terzo mandato di Joseph Kabila, in cui ci furono anche delle vittime civili: “È tempo ormai che la verità trionfi sulla menzogna sistemica e che i mediocri se ne vadano affinché possa regnare in Congo la pace e la giustizia”. In seguito al processo elettorale del 2018, Monsengwo ebbe a dichiarare, ormai come arcivescovo emerito, che il vero vincitore delle elezioni presidenziali era Martin Fayulu e che Tshisekedi “avrebbe dovuto riconoscere la sua chiara e netta sconfitta”. Malgrado la sua opposizione da oltre trent’anni a tutti i regimi, gli omaggi per la sua scomparsa sono giunti da ogni parte politica: tutti riconoscono in Mosengwo una delle colonne del paese. Lo storico Isidore Ndaywel, coordinatore del Clc (Comitato laico di coordinamento) ha dichiarato: “Il popolo congolese ha perso con lui uno dei suoi più grandi difensori”.



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