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È MORTO JUAN CARLOS SCANNONE, GESUITA ARGENTINO / UNO DEI PIONIERI DELLA TEOLOGIA DELLA LIBERAZIONE

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Si è spento a 88 anni il gesuita argentino Juan Carlos Scannone, già docente in diversi atenei latinoamericani ed europei, compresa la Pontificia Università Gregoriana di Roma, ed ex preside delle facoltà di Filosofia e Teologia dell’Universidad del Salvador di Buenos Aires nonché, alla fine degli anni ’50, maestro di Jorge Mario Bergoglio al seminario di Villa Devoto. Molto influenzato da intellettuali come lo storico Fernand Braudel e il filosofo Emmanuel Levinas, p. Scannone era stato tra i “padri” della “Filosofia della liberazione” con il conterraneo Enrique Dussel. Era inoltre uno dei più noti esponenti della “teologia del popolo”, ramo argentino della Teologia della liberazione, e nel 1984 un suo articolo in cui distingueva in quest’ultima quattro correnti fu utilizzato dal card. Antonio Quarracino, arcivescovo di Buenos Aires, nella presentazione su L’Osservatore romano dell’Istruzione su alcuni aspetti della “teologia della liberazione” emanata dalla Congregazione per la dottrina della fede.

Negli ultimi anni (dopo che l’elezione di papa Francesco l’aveva rimessa sotto i riflettori del dibattito internazionale) era tornato più volte a chiarire la specificità di questa riflessione argentina, per molti aspetti parallela all’originalità rappresentata dal peronismo in campo politico: «Come la teologia della liberazione, la teologia del popolo utilizza il metodo “vedere-giudicare-agire”, lega prassi storica e riflessione teologica, e ricorre alla mediazione delle scienze sociali e umane. Però privilegia un’analisi storico-culturale rispetto a quella socio-strutturale di tipo marxista. È una riflessione sorta nell’immediato postconcilio, da una duplice fonte: il n. 53 della Gaudium et spes, in cui si parla della “cultura” come modo di vivere di ciascun popolo, letto nella convinzione che la prima evangelizzazione avesse molto contribuito a forgiare quella argentina quale si manifestava soprattutto nel cattolicesimo popolare; le teorie della società nate all’Università di Buenos Aires negli anni Sessanta e fondate sulle categorie di “popolo” e “antipopolo”, che riconoscevano l’ingiustizia, ma mettendo l’accento sull’unità del popolo piuttosto che sul conflitto, come sarebbe avvenuto usando il concetto di “classe”. Perciò questa corrente sottolinea l’importanza della cultura, della religiosità e della mistica popolare, affermando al contempo che a esserne gli interpreti più autentici e fedeli sono i poveri, con la loro spiritualità tradizionale e la loro sensibilità per la giustizia. Questa riflessione alimenta la pastorale dei quartieri popolari e delle villas miserias».



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