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CONGO RD / TENSIONE CRESCENTE TRA GOVERNO E SOCIETÀ CIVILE

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Da quando il 2 luglio scorso, l’Assemblea nazionale del Congo RD ha confermato Ronsard Malonda alla presidenza della Ceni (Commissione elettorale nazionale indipendente), sono riprese con forza le manifestazioni di strada per dissentire contro la manipolazione di tutte istituzioni del paese da parte dell’ex-presidente Joseph Kabila. 

Già il 9 luglio, il partito dell’attuale presidente Felix Tshisekedi, l’Udps (Unione per la democrazia e il progresso sociale), ha mobilitato i suoi membri contro la scelta dell’Assemblea nazionale dominata dal Fcc (Fronte comune per il Congo) dell’ex presidente Joseph Kabila, che fa parte della coalizione Cach (Cap pour le changement) attualmente al governo. La contestazione è stata duramente repressa, con un bilancio di 5 morti tra i civili e 20 poliziotti feriti, di cui uno linciato a morte. Il 13 luglio è stato il turno della coalizione dell’opposizione Lamuka, che ha organizzato una nuova manifestazione, dispersa dalle forze di polizia a colpi di gas lacrimogeno. Domenica 19 luglio ha fatto sentire la sua voce il Clc (Comitato laico di coordinamento). Questa manifestazione, contrariamente alle prime due, proibite dalle autorità col pretesto dell’emergenza sanitaria, si è svolta senza incidenti. Gertrude Ekombe, del Clc, ha dichiarato che la società civile vuole una Ceni depoliticizzata e credibile affinché non si conosca più il caos elettorale del 2018. 

La scelta forzata di Ronsard Malonda da parte dell’Assemblea nazionale non ha tenuto conto delle controversie che il personaggio aveva suscitato tra i leader religiosi incaricati di presentare il candidato alla Ceni. Non ha tenuto conto nemmeno della reazione della popolazione. Ronsard Malonda, presentato dalla componente religiosa dei Kimbanghisti, è stato sostenuto da altre cinque confessioni religiose (la comunità islamica, l’Unione delle chiese indipendenti, la Chiesa del Risveglio, la Chiesa ortodossa e dall’Esercito della salvezza). Queste confessioni religiose rappresentano meno del 20 per cento della popolazione del paese. La Chiesa cattolica e i protestanti della Chiesa di Cristo in Conco (Ecc) si erano opposti alla sua nomina perché considerato la mente delle frodi elettorali delle elezioni del 2018. Queste due confessioni religiose rappresentano più dell’80 percento della popolazione del paese. 

Questa scelta forzata e frettolosa operata dall’Assemblea nazionale, dominata dalla coalizione presieduta da Joseph Kabila, ha sorpreso la Cenco (Conferenza episcopale nazionale del Congo), che per la voce del suo segretario generale, l’abbé Donatien Nshole, ha dichiarato che questa scelta è frutto di molte irregolarità e qualora il presidente Felix Tshisekedi l’approvasse, sarebbe come se “dichiarasse la mediocrità delle prossime elezioni del 2023”. D’altro canto, da più parti si era chiesto di mettere in atto una profonda riforma dell’istituzione prima di designare il presidente della Ceni, perché la sua composizione è troppo condizionata politicamente. Infatti, dei tredici membri che la compongono, dieci sono designati dai politici della maggioranza e dell’opposizione, solo tre da organizzazioni della società civile. 

Nella sua omelia del 30 giugno scorso, in occasione del 60° anniversario dell’Indipendenza del paese, il card. Ambongo, arcivescovo di Kinshasa, aveva invitato la popolazione a tenersi pronta alla mobilitazione qualora chi è al potere si ostinasse a confermare tali personaggi alla presidenza della Ceni. “Ci troveranno senz’altro sulla loro strada!”, aveva affermato il cardinale. 

Nel frattempo, mercoledì 22 luglio, il presidente Tshisekedi ha revocato lo stato di emergenza sanitaria permettendo ogni riapertura. Subito una marcia di sostegno a Kabila è stata organizzata nella capitale mentre il prossimo 29 luglio è prevista un’ennesima marcia di protesta organizzata dalla società civile. Si aspetta il pronunciamento del presidente Tshisekedi sul da farsi. Tutto sta ad indicare che non convaliderà la nomina di Ronsard Malonda a presidente della Ceni, perché mancante del consenso necessario.



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