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BRESCIA RICORDA LE CATASTROFI NUCLEARI

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A pochi chilometri dalla nostra città, nel territorio di Ghedi, è ospitato un numero imprecisato di ordigni nucleari, trasportabili dagli F35, di cui l’Italia si sta dotando, e dai Tempest, una nuova generazione di caccia di cui proprio in questi giorni si è appresa la notizia dalla stampa, ma di cui si sapeva già da un paio d’anni. Più precisamente, come scrive il quotidiano “La Repubblica”, il nuovo super-caccia per cui verranno elargiti 2 miliardi di euro in 15 anni, “viene definito “un sistema di sistemi”. Assieme all’aereo infatti verranno sviluppati dei droni che interagiranno con il Tempest attraverso l’intelligenza artificiale, mettendo in comune le informazioni dei sensori. Per questo potrà svolgere non solo missioni di intercettazione, ma anche di ricognizione e di bombardamento”.

Così, dopo 76 anni, ricordare il lancio delle prime due bombe sulle città giapponesi di Hiroshima (6 agosto 1945)Nagasaki (9 agosto 1945) è ancora importante. Particolarmente per ricordare la capacità distruttiva di tali ordigni e la scia di morte e contaminazione protrattasi negli anni in quei luoghi e nei molti siti in cui le bombe furono costruite, testate e sperimentate.

Anche a Brescia, presso il monastero di Santa Giulia, dove qualche anno fa sono stati piantati due kaki giapponesi discendenti dall’albero sopravvissuto alla bomba, il 6 aprile è stata una data da ricordare. Per costruire un futuro senza atomiche tramite la campagna “Italia ripensaci” che ha chiesto, chiede e continuerà a chiedere che l’Italia ratifichi il Trattato delle Nazioni Unite per la proibizione delle armi atomiche. Lo dobbiamo agli hibakusha sopravvissuti ai bombardamenti nucleari di 76 anni fa, ma anche al nostro pianeta, all’intera famiglia umana e alle generazioni che verranno.

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