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Dopo un’ampia consultazione durata due anni, il quinto sinodo del pontificato di Francesco, dedicato al tema “Per una Chiesa sinodale: comunione, partecipazione, missione”, è giunto alla sua prima sessione. La seconda si terrà nel 2024. 

“Missione oggi”, attraverso Franco Ferrari membro del gruppo redazionale, cercherà di raccontare ciò che accade nel Sinodo e attorno al Sinodo. In questo primo post alcuni momenti degli intensi giorni della vigilia.

1. Una vigilia affollata
2. “Together”: insieme come nella comunità delle origini
3. “Non abbiate paura”. Un ritiro spirituale per scacciare i timori
4. La babele sinodale 

UNA VIGILIA AFFOLLATA
30 settembre – 4 ottobre 2023

Nei giorni che precedono l’apertura del Sinodo la Santa Sede ha calendarizzato una serie di eventi di grande importanza creando un effetto “ripieno orchestrale”, per stare ad un paragone musicale, che ha ottenuto come conseguenza immediata una copertura informativa selettiva e scarsa. 

Si è iniziato, il 30 settembre alle 10 del mattino, con il Concistoro pubblico, per proseguire poi nel pomeriggio con la veglia ecumenica di preghiera “Together”; dall’1 al 3 ottobre i padri sinodali sono stati impegnati in un ritiro spirituale a Sacrofano; il clou si è poi avuto il 4 ottobre con la messa di apertura del Sinodo, la pubblicazione dell’enciclica “Laudate deum” e l’avvio dei lavori sinodali. 

 “TOGETHER”: INSIEME COME NELLA COMUNITÀ DELLE ORIGINI
30 settembre 2023

Un profondo silenzio lungo otto minuti è sceso, ormai sul far della sera, su una piazza san Pietro gremita di fedeli (18 mila dicono) di ogni età, condizione di vita e paese del mondo. 

È stato il momento più alto della veglia di preghiera ecumenica in cui Papa Francesco, il Patriarca ecumenico ortodosso Bartolomeo I, l’arcivescovo di Canterbury Justin Welby e gli altri leader e rappresentanti ecclesiali, hanno pregato insieme per i lavori del Sinodo che si aprirà il 4 ottobre. 

Il tema del silenzio è stato anche il filo conduttore del breve discorso del Vescovo di Roma. Il silenzio ha detto Francesco è essenziale: 

- “nella vita del credente. […] San Paolo dice che il mistero del Verbo incarnato è stato «avvolto nel silenzio per i secoli eterni» (Rm 16,25), insegnandoci che il silenzio custodisce il mistero. […] Dio non ama i proclami e gli schiamazzi, le chiacchiere e il fragore: Dio preferisce piuttosto, come ha fatto con Elia, parlare nel «sussurro di una brezza leggera» (1 Re 19,12), in un “filo sonoro di silenzio”. E allora anche noi, come Abramo, come Elia, come Maria abbiamo bisogno di liberarci da tanti rumori per ascoltare la sua voce. Perché solo nel nostro silenzio risuona la sua Parola”.

- “nella vita della Chiesa. Gli Atti degli Apostoli dicono che, dopo il discorso di Pietro al Concilio di Gerusalemme, «tutta l’assemblea tacque» (At 15,12). […] Chiediamo dunque allo Spirito il dono dell’ascolto per i partecipanti al Sinodo: «ascolto di Dio, fino a sentire con Lui il grido del popolo; ascolto del popolo, fino a respirarvi la volontà a cui Dio ci chiama».

- “nel cammino di unità dei cristiani. […]  L’unità dei cristiani cresce nel silenzio davanti alla croce, proprio come i semi che riceveremo e che raffigurano i diversi doni elargiti dallo Spirito Santo alle varie tradizioni[1]. […] Essi saranno un segno per noi, chiamati a nostra volta a morire silenziosamente all’egoismo per crescere, attraverso l’azione dello Spirito Santo, nella comunione con Dio e nella fraternità tra di noi”. 

Il momento di preghiera, guidato da due giovani, è stato introdotto da quattro interventi di ringraziamento, intervallati da testimonianze e canti, sui doni che Dio ci fa. Gratitudine per il dono dell'unità, dell’altro, della pace e della creazione. 

Toccanti e coinvolgenti, in particolare i racconti di due rifugiati: una giovane colombiana e un giovane siriano di Aleppo, come il canto africano di un coro della Nigeria e la preghiera ucraina cantata dal coro di Santa Sofia.

Il Cantico delle creature di san Francesco, interpretato da un bravissimo solista ha accompagnato il ringraziamento per il dono della creazione. 

Together, il Raduno del Popolo di dio e la Veglia di preghiera ecumenica che hanno preceduto l’apertura del Sinodo, è un sogno e un frutto di Taizé[2]

Il 9 ottobre 2021, frère Alois, priore di Taizé, invitato a parlare all’apertura del Cammino sinodale sulla sinodalità, rivolgendosi ai partecipanti, aveva detto tra l’altro:

“Mi sembra auspicabile che ci siano, nel cammino sinodale, momenti di respiro,

come delle soste, per celebrare l’unità già realizzata in Cristo e renderla visibile. (...) Sarebbe possibile che un giorno, nel corso del processo sinodale, non solo i delegati ma il popolo di Dio, non solo i cattolici ma i credenti delle varie Chiese, siano invitati a un grande raduno ecumenico? Infatti, grazie al battesimo e alle Sacre Scritture, siamo sorelle e fratelli in Cristo, uniti in una comunione ancora imperfetta ma reale, anche quando le questioni teologiche rimangono irrisolte”.

Da venerdì 29 settembre a domenica 1° ottobre, sono giunti a Roma oltre 3.000 giovani di età compresa tra i 18 e i 35 anni provenienti da diversi Paesi europei e da tutte le tradizioni cristiane. Tra i Paesi europei più rappresentati: Polonia (470), Francia (400), Spagna, Ungheria, Germania, Austria e Svizzera, ma c’erano anche piccole gruppi provenienti da 43 paesi di altri continenti, tra cui Egitto, Vietnam, Corea, Stati Uniti, Repubblica Dominicana.

L’evento ha ripetuto un po’ nella sua strutturazione le caratteristiche ricorrenti in queste kermesse internazionali: l’accoglienza in famiglie (a Roma si sono mobilitate 80 tra parrocchie e comunità religiose); workshops per scambi a tema, ne erano previsti 11, tutti con l’incipit “Insieme per” (dal riflettere sulla fede al costruire l’Europa, dal custodire la creazione al costruire la fratellanza con le altre religioni); il pellegrinaggio, che si è svolto da san Giovanni in Laterano fino a piazza san Pietro. 

Come ormai è abitudine consolidata l’evento ha un suo account Internet (www.together2023.net); nella barra del menu si incontra anche la significativa pagina “Dichiarazione di inclusività” nella quale si può leggere:  

“Mentre ci prepariamo per Together, ciò significa che vogliamo favorire la partecipazione di coloro che troppo spesso sono stati esclusi. Indipendentemente dal proprio bagaglio culturale o religioso, dalle capacità di ognuno, dalla scelta di uno stile di vita o di relazioni, dallo status di persona con o senza documenti, dalla situazione economica o di vita, la presenza di ogni persona è un dono per gli altri ed è preziosa”.

Una pericolosa apertura che avrà allarmato i numerosi e attivissimi osservatori dell’informazione conservatrice, che attendono al varco ogni singolo passaggio di questo Sinodo, ritenuto eversivo. 

Prudentemente qualche giorno dopo la prima consultazione la “Dichiarazione” è sparita dal menu ed è stata collocata all’interno della tendina “A proposito di Together” con il titolo “Carta dell’inclusione”.  

“NON ABBIATE PAURA” / UN RITIRO SPIRITUALE PER SCACCIARE I TIMORI
1-3 ottobre 2023 

Il sostare in silenzio per ascoltare la “brezza leggera” dello Spirito, è stato subito tradotto in pratica dalla Segretaria generale del Sinodo che ha previsto un ritiro spirituale per tutti i sinodali. Subito dopo la conclusione di Together i padri e le madri sinodali, i delegati fraterni e gli invitati speciali del Sinodo erano attesi a Sacrofano, località a pochi chilometri da Roma, dove sono rimasti per il ritiro fino al 3 ottobre, presso la casa Fraterna Domus. 

Una pausa sicuramente necessaria per stemperare le tensioni che il dibattito planetario della vigilia, molto animato sui social dal mondo conservatore, ha messo in atto da mesi con intensità crescente. 

Le meditazioni sono state affidate a padre Timothy Radcliffe, già Maestro Generale dei padri domenicani dal 1992 al 2001, mentre le meditazioni durante le lodi le ha tenute la madre benedettina Ignazia Angelini, che è stata badessa per 22 anni dell’abbazia di Viboldone (Milano).

Con un certo humor inglese Radcliffe ha introdotto la sua prima meditazione dicendo: 

“Sono profondamente consapevole dei miei limiti personali. Sono anziano – bianco – occidentale – e uomo! Non so che cosa sia peggio! Tutti questi aspetti della mia identità limitano la mia comprensione”.

Considerazione, comunque, molto seria che bene disegna e inquadra lo scenario socio-culturale che fa da sfondo all’incontro sinodale. 

Durante le sei meditazioni (nell’ordine: "Sperare contro ogni speranza", "A casa in Dio e Dio a casa in noi"; "Amicizia"; "Conversazione sulla via di Emmaus"; "Autorità"; "Lo spirito di verità"), Radcliffe ha cercato di portare l’attenzione alle radici più profonde dei motivi delle possibili (e presenti nell’aula sinodale) divisioni e trovare le ragioni di speranza per il loro superamento. 

È stato il racconto della Trasfigurazione (Mc. 9, 2-8) a fare da filo conduttore alle meditazioni. 

“La Trasfigurazione – ha detto il predicatore ai sinodali - è il ritiro che Gesù dà ai suoi discepoli più prossimi prima che si avventurino nel primo sinodo della vita della Chiesa, mentre camminano insieme (syn-hodos) verso Gerusalemme. Quel ritiro era necessario perché avevano paura del viaggio che dovevano compiere insieme. Quel ritiro dà loro il coraggio e la speranza per mettersi in cammino”  

E poi Radcliffe ha pronosticato: “Quando ci metteremo in cammino, tra tre giorni, saremo spesso come quei discepoli e ci fraintenderemo e addirittura litigheremo”.

Ha parlato con forza e con parresia il padre domenicano, come deve fare chi predica gli esercizi spirituali. E ha lasciato capire ciò che è in gioco, come vanno lette e affrontate le sfide con sensus Ecclesiae senza sconfinare nel temuto (e temibile) sinodo-parlamento. 

Basta citare qualche passaggio delle sei meditazioni.

La paura. “Alcuni di noi hanno paura di questo cammino e di ciò che abbiamo di fronte. Alcuni sperano che la Chiesa venga cambiata drasticamente, che prendiamo decisioni radicali, per esempio sul ruolo delle donne nella Chiesa. Altri hanno paura proprio di questi cambiamenti e temono che portino solo alla divisione, addirittura allo scisma. Alcuni di voi preferirebbero proprio non essere qui. […] Per alcuni si tratta di paura del cambiamento, per altri di paura che nulla cambierà”

Sperare insieme. “Ci riuniamo dunque nella speranza per la Chiesa e per l’umanità. Ma sta qui la difficoltà: abbiamo speranze contraddittorie! Come possiamo dunque sperare insieme? […] Anche noi siamo riuniti come i discepoli all’Ultima Cena, non come camera di dibattito politica in gara per vincere. La nostra speranza è eucaristica. […] Se davvero siamo in cammino verso il Regno, è realmente importante se vi allineate con i cosiddetti tradizionalisti o progressisti?”.

Quale Chiesa? Dobbiamo rinnovare la Chiesa intesa come casa comune se vogliamo parlare a un mondo che soffre di una crisi dovuta alla mancanza di casa. […] Per alcuni questa è definita dalle sue antiche tradizioni e devozioni, dalle sue strutture e dal suo linguaggio ereditati, dalla Chiesa in cui siamo cresciuti e che amiamo. Per altri, la Chiesa attuale non sembra essere una casa sicura. Viene vissuta come esclusiva, emarginando molte persone, le donne, i divorziati e i risposati. Per alcuni è troppo occidentale, troppo eurocentrica. L’Instrumentum Laboris cita anche i gay e le persone che vivono in matrimoni poligami. Essi desiderano una Chiesa rinnovata in cui sentirsi pienamente a casa, riconosciuti, affermati e sicuri. Da alcuni l’idea di un’accoglienza universale, in cui tutti siano accettati indipendentemente da chi siamo, è sentita come distruttiva dell’identità della Chiesa. Per altri, invece, l’apertura è il cuore stesso dell’identità della Chiesa”.

L’identità. L’identità cristiana è allo stesso tempo conosciuta e sconosciuta, data e da ricercare. San Giovanni dice: “Carissimi, noi fin d’ora siamo figli di Dio, ma ciò che saremo non è stato ancora rivelato” (1 Giovanni 3,1 -2). Sappiamo chi siamo e tuttavia non sappiamo chi saremo. Per alcuni di noi, l’identità cristiana è soprattutto data, la Chiesa che conosciamo e amiamo. Per altri l’identità cristiana è sempre provvisoria, in cammino verso il Regno in cui cadranno tutti i muri. Entrambe sono necessarie! Se sottolineiamo solo che la nostra identità è data - questo è ciò che significa essere cattolici - rischiamo di diventare una setta. Se sottolineiamo solo l’avventura verso un’identità ancora da scoprire, rischiamo di diventare un vago movimento cristiano”.

L’autorità. Non può esserci conversazione feconda tra noi se non riconosciamo che ognuno di noi parla con autorità. Durante la preparazione del sinodo molti laici sono rimasti sorpresi di scoprire che, per la prima volta, venivano ascoltati. Avevano messo in dubbio la propria autorità. Ma non sono solo i laici a mancare di autorità. L’intera Chiesa è affetta da una crisi di autorità. […] Tutto il nostro mondo sta vivendo una crisi di autorità. Tutte le istituzioni hanno perso autorità. I politici, la legge, la stampa, tutti hanno sentito sfuggire di mano l’autorità”.

Fare verità. Nelle prossime tre settimane potremo essere tentati di invocare il fuoco dal cielo su coloro con cui siamo in disaccordo! La nostra società è piena di rabbia ardente. Il Signore ci invita a bandire tali impulsi distruttivi dal nostro incontro.

[…] Quali sono le verità che oggi abbiamo difficoltà ad affrontare? È stato molto doloroso affrontare l’entità degli abusi sessuali e della corruzione nella Chiesa. È parso come un incubo dal quale si spera di svegliarsi. Ma se avremo il coraggio di affrontare questa vergognosa verità, la verità ci renderà liberi. Questi giorni del sinodo a volte saranno dolorosi, ma se ci lasceremo guidare dallo spirito, saranno le doglie di una Chiesa rinata.

Il grande vescovo Butler, la sola persona presente al concilio Vaticano II che parlava un perfetto latino ciceroniano! Amava dire: “Non temiamo che la verità possa nuocere alla verità” (3). Se ciò che dice un altro di fatto è vero, non può minacciare la verità che mi è cara. […] Dobbiamo cercare vie per dire la verità di modo che l’altra persona la possa ascoltare senza sentirsi abbattuta.

Da giovane provinciale visitai un monastero domenicano che si stava avvicinando alla chiusura. Erano rimaste solo quattro suore anziane. Mi accompagnava il provinciale precedente, Peter. Quando dicemmo alle suore che il futuro del monastero appariva piuttosto incerto, una di loro rispose: “Ma Timothy, il nostro caro Signore non permetterebbe al nostro monastero di morire, ti pare?”. Peter subito rispose: “Sorella, ha lasciato morire suo Figlio”. Quindi possiamo lasciare morire le cose, non nella disperazione, ma nella speranza, per lasciare spazio al nuovo.

I bene informati hanno detto che questa tre giorni molto sia servita a rasserenare gli animi e a collocare menti e cuori in cammino… dal monte della Trasfigurazione verso Gerusalemme.

LA BABELE SINODALE
3 ottobre 2023

“La Nuova Bussola quotidiana”, un online con il modesto sottotitolo “Fatti per la verità” e il neonato mensile cartaceo “La Bussola mensile” con la specifica finalità della “formazione apologetica”, entrambi diretti dal giornalista Riccardo Cascioli con esperienze pregresse all’agenzia “Asia News” e ad “Avvenire”, hanno organizzato un Convegno internazionale significativamente intitolato “La babele sinodale”. 

L’incontro molto partecipato (160 presenze secondo gli organizzatori) si è tenuto al Teatro Ghione, a due passi da piazza san Pietro, e ha avuto come relatore di rilievo il cardinale americano Raymond Leo Burke.

Burke, - uno dei cinque cardinali che hanno sollevato recentemente nuovi “dubia”, da tempo su posizioni critiche nei confronti del pontificato di Francesco -, ha concluso il convegno con una relazione intitolata “La sinodalità contro la vera identità della Chiesa quale comunione gerarchica”. 

In apertura del suo intervento il cardinale ha detto: “Vorrei subito raccomandare alla vostra letturail libro di Julio Loredo e José Antonio Ureta, Processo sinodale: Un Vaso di Pandora. 100 domande e 100 risposte (Associazione Tradizione Famiglia Proprietà, Roma, 2023), disponibile in italiano e in molte altre lingue. Lo studio sereno e profondo che sta sotto questo libro è un aiuto preziosissimo nell’affrontare la pervasiva confusione intorno alla sessione del Sinodo dei Vescovi che inizierà domani”. Un libro recensito in modo molto critico dal National Catholic Reporter,  nell’edizione del 13 settembre scorso.

L’associazione che ha editato il volume è stata fondata in Brasile nel 1960 dal prof. Plinio Corrêa de Oliveira. Si tratta di un gruppo reazionario di laici che si è distinto per l'opposizione al Vaticano II e l'affinità con le giunte di destra.

Il Convegno è stato aperto dal professor Stefano Fontana, editorialista de “La bussola”, con la relazione “Il fine del Sinodo modernista: la Chiesa come democrazia liberale”, mentre il canonista americano padre Gerald Murray, ha trattato il tema “Considerazioni canoniche e teologiche sul Sinodo dei Vescovi dell’Ottobre 2023”.

Il padre Murray è parroco della Sacra famiglia di New York ed è un commentatore di argomenti religiosi su vari canali televisivi e radiofonici, tra cui EWTN, Fox News, Radio Maria (Usa) e Voice of America.

Non sembrano necessari commenti. 

 

[1] Al temine della preghiera è stata consegnata a tutti i leader religiosi una busta contenente tanti piccoli semi da seminare una volta tornati a casa e da far crescere come segni del cammino ecumenico e del cammino sinodale. Il commentatore cita san Paolo nella Lettera ai Corinti: “Io ho piantato, Apollo ha annaffiato, ma è Dio che ha fatto crescere”. Sarà Dio a far crescere l’unità e i lavori sinodali. 
[2] Taizé è la comunità monastica ecumenica internazionale fondata negli anni ’40 del secolo scorso da Roger Schutz (frère Roger). Taizé è un villaggio della Borgogna-Franca Contea nei pressi di Cluny. 


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