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STORIE DALLE BARACCOPOLI

STORIE DALLE BARACCOPOLI

Anche oggi ci spostiamo per i vicoli delle baraccopoli (in particolare oggi siamo alla slum "Lock 1 2 3") buttando l'occhio dentro alle porte aperte delle baracche.  Sono stradine strette tra casa e casa larghe al massimo un paio di metri che ci fa passare davanti ad ogni entrata, a volte decorata con qualche tempietto buddista, a volte curata con piante verdi che stanno bene con questo clima e vasi con piccoli pesci e con campanelle appese alle porte, a volte con immondizia e avanzi di cibo.

Nessuno ci chiede come ci chiamiamo o chi siamo, non ci fanno domande ma nessuno ci rifiuta, nessuno ci sbatte la porta in faccia. Tutti ci lasciano entrare e ci accolgono con le loro chiacchiere rispondendo alle nostre domande. Qualcuno non si rende neanche conto che alcuni di noi non capiscono e non parlano thai.

Le loro case/baracche sono difficili da descrivere, bisogna entrarci per capire davvero la struttura di legno marcio pieno di buchi, a volte pavimentate con linoleum e a volte in cemento grezzo come se la strada semplicemente continuasse dentro quella casa, il tetto in lamiera pieno di fessure. Stanze spoglie di mobilio ma piene di oggetti sparsi ovunque: vestiti vecchi, cenci sporchi come materassi a volte aperti e a volte arrotolati in un angolo, ventilatori rotti e quelli funzionanti, orologi fermi, bottiglie mezze vuote, pentole e piatti di cibo sparsi ovunque sul pavimento. A volte il cibo fuoriesce dai piatti sul pavimento e preferisco non immaginare di che genere di animali diventerà il pranzo. Gli odori nei vicoli sono contrastanti: a volte si sente profumo di bucato fresco ma basta spostarsi di un paio di metri per sentire odore di escrementi e soprattutto c'è un odore specifico che sento ogni volta che cammino tra le case che io ho chiamato "odore di baraccopoli", un mix di marcio, vecchio, erba tagliata e legno.

Iniziamo la nostra  visita di oggi da una famiglia con 4 bambini piccoli che vivono in mezzo all'immondizia. In casa possiamo entrare in massimo due persone perché è troppo piccola e piena di oggetti ovunque ma fuori dalla porta é anche peggio. Appena arriviamo la mamma ci accoglie sorridente e scalpitante perché ha ripulito l'area fuori dalla porta. Il che è tutto dire perché di immonizia ce n'è ancora molta, di quel genere che è difficile da ripulire ma lei ci mostra la sua impresa ed è molto fiera di questo... spero che sia il suo primo passo verso una diversa consapevolezza.

Ci spostiamo poi a casa di una ragazza con la schiena deforme costretta a letto da tutta la vita. È sdraiata lì,  su quel letto da 17 anni continuando a dimostrarne 6 e subito mi viene spontaneo riflettere su come a volte il proprio corpo può essere una prigione. La sua mamma che dedica la vita a lei, la cura, la pulisce e le cambia posizione e penso che anche la sua vita è tutta lì,  dentro quella stanza di una baracca: anche lei è costretta a passare le sue giornate affianco a quel letto; la sua vita non è molto più semplice ma lo fa con amore e dedizione e anche lei ci accoglie con un sorriso.

Passiamo poi ad un uomo vedovo. Ricordo il giorno in cui ci ha detto che la moglie era mancata. Lui è triste per la solitudine, glielo si legge negli occhi e ce lo conferma a parole, ma anche lui chiacchiera e sorride. Non dimostra 78 anni. Noi lo ascoltiamo parlare seduti su una piccola panca improvvisata fuori dalla soglia della sua casa. 

Siamo un thailandese, un'italiana, un brasiliano e una francese seduti vicini e penso che c'è una certa bellezza nelle nostre quattro nazionalità così strette che dedicano il tempo ad un uomo rimasto solo che non parla la nostra lingua. Ognuno con la propria età, la propria cultura e il proprio passato eppure tutti lì, insieme, ad essere presenza per qualcuno che non conosciamo.

Infine visitiamo la baracca di una donna anziana che subito inizia a parlarci in thai del suo tunnel carpale mostrandoci tutte le sue medicine. Parla fitto e non si accorge che due di noi non capiscono il thai ma a lei basta parlare, ha solo bisogno di qualcuno che la ascolti e noi siamo qui per questo. Ha la radio accesa e una musica chill che mette il buon umore si diffonde nella stanza ispirando in me tutte queste sensazioni e riflessioni che scrivo di getto nelle note del mio telefono prima che si spezzi questo incantesimo e intanto le note musicali e le voci thai dei miei compagni mi circondano come un leggero abbraccio.

Il sole fuori splende, è una giornata asciutta e il cielo è azzurro. La data del mio ritorno in Italia si avvicina eppure adesso sono qui, seduta su questo pavimento a respirare la musica e gli attimi di questo momento. Mi sento sollevare dalle note musicali e mi si espande in petto una strana sensazione di serenità e fiducia: tutto andrà bene.


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Pubblicato
01 Marzo 2023
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