Esperienze diverse con le sue prospettive differenti
Fino a ieri eravamo nelle periferie della Thailandia, sia geografiche (baraccopoli, villaggi, case) che esistenziali (poveri, ammalati, anziani abbandonati, bambini migranti). Il colore dominante è stato il verde del mais, della manioca, della foresta, della casa fatta da legno. Starci dentro provavi una sensazione di un orizzonte sempre più grande, all’infinito, alla speranza, alla vita, all’accoglienza e alla libertà che ti permetteva di sentirne parte.
Tutta la giornata di oggi, invece, l’abbiamo dedicata per all’altra faccia della medaglia, il suo centro: religioso e culturale-politico. Siamo entrati nel complesso del Wat Pho, con il suo Buddha sdraiato gigante, per godere la ricchezza e la meraviglia religiosa da essa trasmessa. Dopo di che ci siamo recati al palazzo reale per lasciarsi incantare anche dalla sua meraviglia, anche solo da lontano per alcune esigenze. Il suo colore dorato brillante ti attraeva, però senza portarti a un’altra prospettiva; tutto è rimasto e finito là e altrettanto limitato.
Sono due esperienze diverse con le sue prospettive differenti, anche contrastanti. Entra in gioco il vedere, il sentire e il giudicare del soggetto davanti alla realtà. È un vedere, sentire e giudicare non a senso unico, ma doppio senso; quindi reciproco, relazionale, complementare.
Un’uscita fatta e presa non solamente con lo scopo turistico, ma anche missionario. L’esperienza a dover adeguarsi a vestirsi in un certo modo per essere “degno”, a togliere i sandali/scarpe non è stato un obbligo ma un rispetto dell’alterità.
È stata l’esperienza di aprirsi all’altro, di dare spazio alla sua diversità, di sperimentare la “dinamica” dell’oltrepassare il proprio confine.
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Pubblicato
28 Agosto 2023
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