Visita ai famigliari dei saveriani
Sfogliando le lettere che san Guido Conforti, nostro fondatore, inviava ai suoi missionari, scopriamo con gradita sorpresa come fossero grandi e costanti in lui l’ammirazione e la tenerezza per i genitori anziani o malati dei suoi missionari.
Si interessava di persona, andava a visitarli, se appena disponeva di tempo e mezzi, per comunicare loro notizie o comunque per invitare sempre alla fiducia in Dio.
Egli li considerava i migliori benefattori del suo istituto missionario, tanto che volle proprio inserire nelle “regole” per i suoi missionari un articolo in cui ricordava loro il dovere dell’affetto, della riconoscenza e della preghiera verso i propri genitori.
Con questo spirito saveriano di famiglia e con senso di doverosa gratitudine, anch’io entro nelle famiglie dei nostri cari confratelli, soprattutto se sono in missione, per una breve visita, un saluto, una notizia. Appena ci vediamo, s’instaura subito un clima di gioiosa accoglienza e di spontanea giovialità, che sprizza dagli occhi. Un buon caffè o un tè caldo allietano veramente l’incontro, che ravviva il ricordo e l’affetto del missionario lontano.
I missionari sono figli che più degli altri abitano il cuore dei genitori, che comprendono il mistero d’amore che li avvolge e che li rende in Cristo operatori di giustizia e fraternità, che rendono gli esseri umani più cordiali, più vicini e più solidali tra loro.
Le mamme e i papà sono felici e riconoscenti per queste visite, perché per loro è come se il proprio figlio arrivasse nella loro casa, per un attimo, a trovarli.