Vi chiediamo un favore, Non andiamo contro la storia e il vangelo
Durante la campagna elettorale non sorprende di sentire di tutto e di più. Così è stato detto che l'Italia non sarà un paese multietnico, ossia un paese composto da cittadini di etnie diverse. Credo che ci voglia poco a rendersi conto che l'Italia multietnica lo è già da tempo, e che continuerà a esserlo, anche se non lo si volesse.
Le migrazioni dei popoli ci sono sempre state. Sono un fatto doloroso e traumatico per i migranti; e anche per chi li deve accogliere, ma è necessario farlo. Quanto meglio sarebbe se tutti potessero vivere a casa loro!
Ma sappiamo che chi sbarca da noi, molto spesso fugge dalla fame, dalla guerra o dall'oppressione.
Per riflettere sulla realtà
Per certa gente queste sono bazzecole davanti alla tanto sbandierata "sicurezza" che, per altro, non sembra essere aumentata con le draconiane misure adottate con leggi e provvedimenti recenti. Non va dimenticato che è la situazione del nostro Paese a richiedere la presenza di lavoratrici e lavoratori, comunitari ed extra. Non molti giorni fa un rappresentante dei produttori di frutta alla tv nazionale ha espresso la sua paura che quest'anno non si possa raccogliere la frutta a tempo debito, perché manca la manodopera.
Non sarebbe meglio riflettere più pacatamente sulla realtà, prima di fare proclami e leggi per un'Italia mono culturale?
Per non evocare antiche teorie sulla razza pura, che tutti speriamo definitivamente passate, è meglio ricordare che noi - cittadini italiani - siamo già meticci; che nelle nostre vene non scorre sangue di una sola, ma di molte razze che si sono incontrate sul nostro territorio. Noi non saremmo oggi gli italiani che siamo, se non ci fossero state, ad esempio, le famose migrazioni che con qualche disprezzo chiamiamo "invasioni barbariche". Mi sembra utile richiamare ciò che ho letto in "Popoli", la rivista missionaria dei gesuiti italiani, nel cui editoriale di giugno si afferma che rifiutare la prospettiva multietnica nel nostro Paese "è una presa di posizione tre volte sbagliata, perché anacronistica, elusiva e miope".
Per andare oltre l'emergenza
Se è vero che noi italiani invecchiamo e certi lavori non li vogliamo più fare, allora è ovvio che la produzione del nostro Paese ha bisogno di persone extra. Del resto, le cifre ufficiali sono chiare: gli stranieri contribuiscono per il 9,7% del pil nazionale; sette imprese su cento sono gestite da extra comunitari; i lavoratori non italiani versano al fondo previdenziale italiano 5,5 miliardi di euro, senza ricevere ancora la pensione, perché sono giovani. Escluderli dal nostro Paese è un passo anacronistico, cioè contro la storia.
Invece di fare sparate, sarebbe ora che i nostri responsabili facessero una politica che affronti seriamente e umanamente il fenomeno delle migrazioni, invece di considerarlo sempre una "emergenza" cui opporsi direttamente sul momento.
Perché non seguire l'esempio di quei paesi europei che hanno da tempo una politica di integrazione e interculturalità?
Per non eludere il problema
I vescovi italiani hanno ripetutamente chiesto che, pur nella necessaria legalità, venga messa in atto una politica di integrazione. Ma da noi si continua a sbandierare lo spauracchio della criminalità e come rimedio si attuano i respingimenti, che sono un'offesa al diritto internazionale e, più ancora, ai diritti delle persone. In altre parole, si elude il problema.
Infine, mostriamo di essere miopi, incapaci cioè di vedere lontano. Stringiamo le maglie dei visti d'ingresso, rendiamo difficile l'accesso a una cittadinanza dignitosa con il ricongiungimento delle famiglie, e non vediamo che il nostro Paese invecchia e abbiamo bisogno di "nuovi italiani" che vivano a pieno titolo nel nostro Paese. Si riconosce solo il bisogno di avere le badanti... per la nostra vecchiaia! Siamo miopi.
Questi fratelli - perché di fratelli si tratta secondo il vangelo - che vengono da noi, se non sono integrati, saranno per lungo tempo degli ossi fuori posto, che non riconosceremo fin quando immobilizzeranno un malvivente italiano, come è successo a Genova, per dare loro il permesso di residenza.
Ma la soluzione sta altrove. È giusto che almeno noi, che cerchiamo di vivere la fede cristiana, ci ricordiamo della parola del vangelo: "ero straniero e mi avete ospitato".
L'ospitalità non fa parte della nostra cultura umana e cristiana?