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Andare sulle tracce di san Guido è molto importante nel nostro tempo, per riscoprire la santità di questo vescovo e padre dei saveriani. Toccare gli oggetti che Conforti ha utilizzato permette di sentirsi più vicini a lui. Avvicinarsi a certi elementi che hanno caratterizzato la sua vita terrena suscita il desiderio della santità. Tutta la sua vita è stata orientata alla santità. Visitando i luoghi in cui ha vissuto, scopriamo infatti che la santità non è una cosa astratta: è vita di chi si è lasciato trasformare da Dio.

Modello di vita interiore

Contemplando il paese in cui il fondatore è cresciuto, ci si sente chiamati a vivere nello stesso modo, ciascuno nella propria vita quotidiana. La santità di Conforti diventa quindi un modello che invita ogni persona a vivere la propria interiorità con Dio. E l'interiorità trasforma l'esteriorità grazie all'incontro col Dio vivente attraverso la sua Parola e i sacramenti.

È questa l'esperienza che i giovani della comunità dello studentato di Parma hanno vissuto. Guidati da padre Ermanno Ferro, coordinatore del Centro degli studi saveriani (CSCS), hanno visitato la casa in cui san Conforti è nato e cresciuto. Hanno anche visitato la parrocchia, dove lui partecipava alla vita cristiana con la comunità parrocchiale. In seguito, sono stati nella scuola dove Conforti ha studiato e all'oratorio della pace dove ha incontrato Gesù crocifisso. Hanno terminato il loro pellegrinaggio visitando la cattedrale, il vescovado di Parma e la prima casa dei saveriani (1895-1901) in Borgo Leon d'Oro.

Nella casa di un santo

Visitando il luogo di nascita di san Conforti, noi nuovi arrivati dello studentato di Parma abbiamo scoperto che la vita santa di una persona ha delle radici. La famiglia è una base fondamentale per la vita spirituale di un giovane. Mons. Conforti ha imparato a pregare in famiglia e proprio nella sua casa natale si scoprono le origini della sua santità.

Quando un giovane entra nella casa in cui Conforti è nato, percepisce subito il profumo e il desiderio di santità delle persone che abitano attualmente. Le tre famiglie che adesso occupano la casa natale di San Conforti, offrono una accoglienza calorosa a tutte le persone che vogliono fare visita. Secondo loro, è un onore abitare nella casa di un santo. Mi ricordo le bellissime parole che ci dicevano: "Bisogna essere santi, il mondo di oggi ha bisogno di preti santi". La casa ospita anche una cappella che si chiama "cappella Sant'Andrea Apostolo".

La chiesa, l'oratorio, il crocifisso

Dopo la casa natale, gli studenti hanno visitato la chiesa di Ravadese dove Guido è stato battezzato. Tutta la sua vita di santità come vescovo e missionario ha preso origine nella vita cristiana che ha ricevuto nel battesimo. Il piccolo Guido si è lasciato formare in questa vita nuova da Dio. Era sempre attirato dalla preghiera attraverso la quale si è realizzato l'incontro con Dio in Gesù crocifisso.

Visitando la scuola dei fratelli delle scuole cristiane, abbiamo conosciuto di persona il famoso oratorio della pace in cui il piccolo Guido, quando aveva 8 anni, ha incontrato il crocifisso che oggi si trova nel santuario della casa madre. Conforti riconosceva che è stato quel crocifisso a dargli la vocazione e diceva: "Io guardavo Lui e Lui guardava me e pareva che mi dicesse tante cose".

Però non ha mai fatto sapere quello che gli diceva il crocifisso. Tutta la vita di Conforti è stata segnata da questa immagine che lui chiamava "il gran libro in cui sono compendiati tutti gli insegnamenti del Santo Vangelo".

Una casa aperta al mondo

Visitare il vescovado, la cattedrale di Parma e di Ravenna, è stata quindi per noi l'occasione di toccare e di vedere dove Conforti ha vissuto, leggendo e vivendo gli insegnamenti che egli riceveva, ogni giorno, nella contemplazione del crocifisso. È per questo che egli è stato, e più che mai lo è adesso, il modello per sacerdoti e missionari.

La casa madre di Parma, al di là di essere il punto di partenza di tanti missionari che concretizzano il sogno di Conforti, è anche una casa di accoglienza, cioè una casa per i missionari che ritornano dalla missione, per i saveriani ammalati e anziani. All'inizio della costruzione di questa casa, Conforti ha voluto che l'ingresso principale fosse girato verso la città (che era più piccola al tempo di mons. Guido) come segno della sua apertura al mondo esterno.

Questo complesso è stato per la gente di Parma un luogo di rifugio e un ospedale per i feriti durante la guerra. È la dimostrazione appunto della sensibilità di Conforti per le situazioni delle persone in mezzo alle quali abitava. Quindi, rivedere questi luoghi in cui San Conforti ha vissuto, ci aiuta a riscoprire l'eredità che egli ci ha trasmesso. Noi, i suoi figli e la chiesa universale, siamo chiamati a trasmettere lo stesso messaggio al mondo di oggi.



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