Uno stile inconfondibile, Così ricordiamo p. Dorio Mascia
Il 20 febbraio nella comunità saveriana di Macomer abbiamo celebrato la Messa di trigesimo in suffragio del compianto p. Dorio Mascia, saveriano di Sardara, che ci ha lasciato il 21 gennaio all'età di 66 anni. Era presente la sorella Nina e il gruppo dei "fedales", i suoi coscritti classe 1941. Lo ricordiamo con le parole di tre persone che l'hanno conosciuto.
Fratel Gino Masseroni: "il suo volto familiare"
Ho avuto la fortuna di vivere con padre Dorio nove anni a Macomer. In comunità è stato un punto di riferimento per noi, per la sua capacità di ascolto e di confronto. Era sempre disponibile con le persone che venivano per la confessione o per una chiacchierata. Aveva tempo per tutti.
Un giorno, aveva parlato con una persona per più di due ore. Scherzando, gli chiesi cosa avesse da dirgli di così importante. Mi rispose: "Quando una persona viene a parlare con me, gli dedico tutto il tempo necessario e solamente quando la vedo serena e ha risolto il suo problema, allora ci salutiamo". Questo era il suo stile.
Il computer era per lui uno strumento abituale. Passava ore davanti al pc per preparare prediche e incontri. Aveva anche l'incarico di ringraziare i benefattori. A ognuno scriveva una letterina personalizzata. Padre Dorio era il volto familiare della nostra comunità. Da qualche anno era diventato cappellano del gruppo "fedales 1941", i suoi coscritti. Partecipava sempre ai loro incontri spirituali e di festa.
Per la gente di Macomer, la scomparsa di p. Dorio è stata un vero dolore. Molti mi hanno confidato di aver perso un grande amico. Ringrazio il Signore per aver conosciuto e stimato p. Dorio, un saveriano "speciale".
P. Marco Campagnolo: "la Messa con il suo calice"
Mi sono trovato sulla strada di padre Dorio nel 1980 a Shabunda, un'estesa missione nella diocesi di Kasongo, in Congo. Siamo rimasti insieme fino al 1987, quando lui è partito per Kasongo. Dorio amava stare in comunità.
Parlava e raccontava con tanto spirito. Si stava bene con lui e contribuiva a creare un clima sereno tra noi.
La nostra pastorale in queste missioni è ritmata da visite regolari alle decine di piccole comunità cristiane per un sostegno morale, per l'animazione e per i sacramenti. I viaggi sono faticosi, durano settimane, su strade da spaventare chiunque. Padre Dorio, però, era sempre nella lista, insieme al compagno di studi p. Giuseppe Rizzi.
Alla gente trasmetteva un messaggio pieno di bontà e di speranza. Al ritorno a casa, iniziavano i racconti. Ricordo con nostalgia quei momenti: erano le meraviglie di Dio, ma anche i fallimenti, le avventure, gli aneddoti, tutto condito con umore e simpatia.
Ora anch'io vivo a Kasongo, sempre con p. Giuseppe Rizzi. Ogni mattina celebriamo la Messa con un calice su cui è incisa la frase: "Ricordo dell'ordinazione di p. Dorio Mascia". È il suo calice che ha lasciato qui. E ci sembra quasi che egli sia qui con noi a celebrare.
Adolfo Costa: "all'amico coscritto"
Caro Dorio, la tua missione non è finita, perché tutti avevamo ancora qualcosa da dirti, qualcosa da chiarire. È chiaro che hai lasciato il segno! Sei stato il nostro riferimento spirituale, ci hai accompagnato con le tue preghiere, perché facevamo parte della tua famiglia e non sei mai mancato a un incontro dei "fedales 1941".
Grazie per avermi permesso di capire la spiritualità missionaria dei saveriani, di avermi fatto sentire in qualche modo parte integrante della vostra famiglia, di aver suscitato in me il desiderio di essere disponibile verso il prossimo, senza limitazione di confini. Con te, mi sono sentito un po' missionario.
Mi piace pensare che, quando il Signore vorrà, tu sarai lì a intercedere per noi e ad accompagnarci nella gloria eterna. Arrivederci, Dorio.