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Un segno di speranza, Ci viene dalla nostra storia umana

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L'elezione di Barack Obama come 44° presidente degli Stati uniti d'America è stata salutata come un "evento storico" che può cambiare il corso della storia. Noi cristiani, alla scuola della Parola, leggiamo nella storia i "segni" dell'azione di Dio e sappiamo che attraverso la storia Dio ci parla e ci invita ad agire di conseguenza. Non per nulla anche il Papa ha chiamato questa "una storica occasione".

È speranza di tutti che "ora la storia può cambiare". Tutti - o quasi! - speriamo che questa fase sia chiusa, e con essa siano chiusi gli anni del terrorismo e delle guerre "preventive", del neoliberismo senza norme che ha condotto all'attuale crisi mondiale, la prepotenza finanziaria che mette fuori gioco i più deboli, la divisione esclusiva tra "asse del bene" e "asse del male", i campi di detenzione e tortura dovunque essi siano, l'eccedenza di spese nella sicurezza per giustificare che non ci sono più fondi per la pace...

I segni della speranza

C'era bisogno di un segno di speranza e di possibile cambiamento. "Possiamo cambiare" è stato il motto del senatore Obama. Ma quali sono i segni della speranza?

Il primo è che ora nello studio ovale siederà un uomo che sa cosa significa venire dalla strada; uno che - figlio di un kenyota e di un'americana - ha conosciuto la segregazione razziale e i suoi frutti perversi.

Il secondo segno è la sconfitta del razzismo, che riaccende il sogno di Martin Luther King e riapre la "nuova frontiera" di John F. Kennedy, l'uomo che fermò il mondo a un passo dall'olocausto nucleare rispondendo di "no" ai generali che raccomandavano l'invasione dell'isola di Cuba.

Gli elettori statunitensi hanno dato una lezione a chi per mesi ha cavalcato paure razziali e ideologiche ("è un terrorista, un musulmano, un marxista, un radicale..."); paure che affiorano anche a casa nostra, fino a far dire a qualcuno in autorità, che gli statunitensi non avrebbero mai eletto "un nero".

Cosa ci aspettiamo

Da questo "nero" ora attendiamo una nuova iniziativa di pace per il Medio Oriente, una svolta "etica" per la finanza e per l'economia, una nuova politica per l'Africa che è il suo continente d'origine, finora così maltrattato e strumentalizzato.

Certamente le attese sono molte, forse troppe. Ma tutti sentiamo che queste elezioni non valgono solo per gli Usa, ma sono per il mondo intero una speranza che fa bene a tutti noi. Non sappiamo se quest'uomo saprà rispondere alle attese, ma la speranza che Obama ha acceso nel mondo è già un segno che è possibile un nuovo modo di vivere.

Ci pare di vedere l'inizio di una politica nuova, meno arrogante e meno egoistica, dialogica e non conflittuale, inclusiva e non esclusiva, segnata dall'umanismo e non dalla "dittatura della finanza", più attenta alle persone e soprattutto ai poveri, che sempre fanno le spese di una cattiva amministrazione.

Un esempio molto antico

Nella sacra Scrittura c'è l'esempio di un'analoga speranza sbocciata in piena guerra, alla nascita di Ezechia, figlio di Acaz. Dio l'aveva offerto come segno della sua presenza in mezzo al popolo: "Ecco la vergine concepirà e darà alla luce un figlio e sarà chiamato Emanuele, Dio con noi". Ezechia, per quanto migliore di suo padre, non era stato però all'altezza delle attese e aveva abbandonato Dio, per cercare sicurezza in altre alleanze sbagliate. Tuttavia la speranza non si era spenta, perché ne aveva fatto nascere un'altra, quella vera del Messia.

Anche per il Natale 2008, il Signore ci ha offerto un segno di speranza. Ci ha fatto vedere che, se vogliamo, possiamo trovare uomini nuovi, capaci di alimentare la speranza e di orientarla, ancora una volta, verso la "Grande Speranza", come la chiama Benedetto XVI. "Vi annuncio una gioia grande. Oggi è nato per voi il Salvatore".

Ottimisti a oltranza, noi cristiani cogliamo un segno di speranza anche nell'elezione di Obama, un uomo che viene da una popolazione umiliata, ancora segnata dalle stigmate della schiavitù. Un segno di Dio che ci invita a credere: anche nelle situazioni peggiori, è possibile rimettere la storia sui binari della giustizia e della pace.

Buon Natale!



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