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Speciale per l’Africa, Il dinamismo del futuro è nel vangelo

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Lo scorso marzo Benedetto XVI si è recato in Camerun e in Angola per portare e consegnare alle chiese africane l'instrumentum laboris, il documento preparatorio alla seconda assemblea speciale per l'Africa del sinodo dei vescovi, che si terrà in Vaticano il prossimo ottobre. Ha come titolo: "La chiesa in Africa al servizio della riconciliazione, della giustizia e della pace". Un tema di grande attualità.

Le chiese in Africa sanno di dovere e poter fare molto per porre rimedio alla "situazione di disumanizzazione e di oppressione che affligge i popoli africani", perché il vangelo è la forza capace di trasformare e rinnovare la faccia della terra. Se quindici anni fa Giovanni Paolo II affermava che l'Africa era purtroppo come "un'appendice senza importanza, dimenticata da tutti", cosa direbbe oggi?

CHi cosa ha bisogno l'Africa

Più il tempo passa e più la situazione dell'Africa peggiora: sottosviluppo, analfabetismo, conflitti interni, emergenze sanitarie, insignificanza politica... Insomma, tutto quell'insieme di situazioni che il gesuita E. Mveng definisce come "povertà antropologica". E ora si aggiungono anche la crisi alimentare e quella finanziaria, due crisi nate in Occidente, ma che si ripercuotono pesantemente in Africa.

L'Africa avrebbe bisogno di uomini politici nuovi, illuminati dalla "carità politica" e non alla ricerca del potere e del profitto personale. Purtroppo anche recentemente abbiamo assistito alla pretesa di certi leader, che solo apparentemente cercano il bene comune, di restare al potere a tutti i costi e a "colpi di stato". E tutto questo sotto gli occhi indifferenti della comunità internazionale. Non c'è proprio speranza?

Nella latitanza del mondo, la prossima assemblea sinodale punta a riproporre il vangelo di Cristo e la presenza della chiesa, come parola di speranza e sacramento di riconciliazione per una ripresa antropologica e culturale del continente africano.

Il rinnovamento "dentro"

È chiaro che non basterà il sinodo, e meno ancora basterà un documento pontificio per rimettere in moto la missione e ridare la speranza all'Africa. Bisogna risvegliare le coscienze, come ha fatto Benedetto XVI nel suo primo viaggio in Africa, parlando chiaro e forte. Purtroppo i mass media - come sempre alla ricerca dello scoop - si sono persi dietro temi attuali ma non centrali, smarrendo il senso degli appelli del Papa.

È "Dio che fa la differenza", ha detto il Papa ai giovani di Luanda. È Cristo il riconciliatore. Il "rinnovamento comincia dentro ciascuno di noi" e "il dinamismo del futuro" si trova quindi in ciascun cristiano e in ciascun uomo e donna di buona volontà. Se l'assemblea dei vescovi riuscirà a trasmettere ai cristiani queste certezze di fede, e con esse la forza del vangelo e del comandamento nuovo, questo farà nascere una nuova Africa, riconciliata e segnata dalla pace e dalla giustizia.


Riguarda anche tutti noi

L'assemblea sinodale non può riguardare solo le chiese dell'Africa. Dovrà essere un appello rivolto a tutte le chiese e al mondo, perché ci si muova in modo rapido ed efficace in favore dell'Africa. Essa non può essere solo "usata" per altri scopi inconfessabili; deve essere considerata un partner povero sì, ma importante e indispensabile.

Il sinodo dovrà individuare e scuotere i pilastri - interni ed esterni - del sistema di ingiustizia che affligge l'Africa, senza dimenticare tuttavia di proclamare la "lieta notizia" della Pasqua: il male, il peccato e la morte sono già stati vinti!

L'Africa, come tutti noi, ha bisogno di speranza. Il sinodo deve offrirgliela, ricordando all'Africa e al mondo le potenzialità spirituali e culturali della sua gente come base per il rinnovamento del continente, un rinnovamento che è possibile perchè "Dio vuole salvare l'Africa" (Ecclesia in Africa n. 27).



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