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Un piccolo problema… di cuore

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A volte può succedere che quando meno te lo aspetti puoi rischiare grosso. È ciò che è avvenuto a me recentemente e per grazia di Dio posso raccontarlo a caso risolto.

Una sera di inizio maggio, dopo cena ho sentito un forte dolore al petto. Ma, dopo le preghiere, ho dormito e il giorno dopo stavo bene, ho celebrato l’Eucarestia e detto le Lodi con altri due confratelli della casa di Ancona. Ho parlato con p. Alberto della Giornata missionaria che lui e p. Franco avrebbero vissuto a Montecassiano il sabato e la domenica successiva. Sono salito in camera ed ecco di nuovo il dolore forte al petto, con fiacchezza, incapacità di fare qualcosa e pressione non misurabile. Sono sceso in cucina, dove p. Giancarlo e la cuoca hanno deciso di chiamare il 118. Sono riuscito a tornare in camera a prendere i documenti, perché quando ero in Brasile e dovevo portare qualcuno all’ospedale, erano necessari i documenti. I soccorritori, in contatto e accordo con il medico, mi hanno portato immediatamente a Torrette nella parte di chirurgia cardiologica.

Dopo un breve esame, mi hanno portato in sala operatoria e il chirurgo ha continuato a parlare con me. Avevo un infarto in corso e una coronaria completamente ostruita. Arrivando al cuore mi ha detto che avrei sentito dolore e anche più forte nel ricominciare a pompare il sangue. Mi ha detto anche che aveva introdotto tre cerchietti per impedire che la coronaria si ostruisse di nuovo. Per grazia di Dio e grazie alla professionalità del dottore, con questa operazione angioplastica, ho riavuto una coronaria pulita e un cuore che può pulsare normalmente. Mi hanno poi portato nell’Unità di terapia intensiva coronarica (UTIC), dove sono rimasto tre giorni, sempre accudito e monitorato.

Ho ricevuto le visite dei confratelli, di alcune persone di Ancona e dei miei familiari di Perugia. Nella difficoltà di dormire, dicevo preghiere e il rosario meditato. Ogni giorno i ministri dell’Eucaristia o il diacono fra Stefano mi portavano la Comunione e il cappellano fra Enrico è venuto ogni giorno a parlare con me.
Successivamente, mi hanno portato nel reparto di trattamento semintensivo con quattro letti. Ho avuto come compagni Lidia, Massimiliano e Riccardo e poi Sandro, Luigi e Franco, che venivano da Tolentino, Civitanova e Fabriano. Il trattamento è continuato assiduamente con tanta gentilezza e professionalità di medici, infermieri e infermiere.

Agli altri pazienti, un giorno, ho raccontato del Brasile e di Lula. Ho detto che lui ha fatto molto bene quando era presidente, fermando l’inflazione, assumendo il progetto dei vescovi “Fame zero”, valorizzando il salario, la scuola, la salute, le terre degli indios, la riforma agraria. Ora, lo hanno messo in prigione perché non vogliono che sia candidato alle elezioni presidenziali di ottobre e ottenga il grande appoggio di poveri e lavoratori. Anche gli altri hanno raccontato qualcosa, come il cambiamento di abitazione dopo il terremoto.

Dopo l’ultima ecocardiografia mi hanno dimesso dall’ospedale, accompagnato dalla cartella medica con lo storico di ciò che era avvenuto, e con i consigli e la terapia da seguire con attenzione per riprendere piano piano, senza sforzi e con fedeltà, alle medicine e ai controlli. Sono già riuscito a fare una riunione con i giovani di Mission Possible e a celebrare l’Eucarestia ogni giorno, anche sabato e domenica, nella parrocchia di San Paolo Apostolo, con l’aiuto di don Isidoro, che è venuto a prendermi. Ho ancora difficoltà a parlare di seguito, non riesco a cantare e non mi addormento subito la sera, ma offro tutto al Signore per le missioni e lo ringrazio tantissimo perché mi hanno soccorso in tempo e nel migliore dei modi.



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