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Un felice ricordo di padre Corda

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Desidero condividere alcune testimonianze su p. Vinio Corda, il saveriano cremonese morto in Indonesia il 30 gennaio scorso. Nella sua semplicità, ci ha insegnato cosa vuol dire vivere totalmente per la missione.

Ho vissuto un anno con lui, appena ero entrato tra i saveriani. Era il mio confessore. Ho avuto subito l’impressione di essere di fronte a un missionario forte, semplice e con una fede limpida. Uno dei suoi alunni afferma: “Padre Corda era un uomo di preghiera; era sempre con il breviario in mano, pregando la liturgia delle ore”.

Sfide affrontate con forza

Padre Vinio continua a essere vivo nel cuore di coloro che hanno condiviso gioie e dolori, nel cuore di chi ha ricevuto conforto e aiuto da lui come sacerdote missionario. Mentre preghiamo in suo suffragio, ringraziamo Dio per aver donato alla chiesa e ai saveriani un uomo generoso, che ha risposto alla voce del Signore dedicandosi totalmente a lui fino al termine della sua vita.

Le varie testimonianze raccolte ci permettono di tracciare un profilo della sua personalità, caratterizzata dalla fortezza nell’affrontare le sfide della vita. La prima sfida è stata quella di lasciare il suo paese e la sua famiglia per donarsi a un ideale più grande, accogliendo con gioia e con prontezza, come era sua abitudine, l’invito del Signore ad abbracciare la vita sacerdotale e missionaria all’età di 24 anni.

Dio presente ogni giorno

“Per lui, la missione consisteva nell’accogliere la presenza di Dio nella vita quotidiana”, testimonia un giovane studente che ha vissuto assieme a lui a Yogyakarta; “Padre Vinio era un confratello missionario appassionato della conoscenza: amava aprire i suoi orizzonti, discutere e confrontarsi con gli altri”.

Scrive p. Matteo Rebecchi da Jakarta. “Veniamo dalla stessa zona, per cui avevo un legame speciale con lui. Mi sentivo in confidenza, anche perché anche lui è stato missionario alle Mentawai. Ci confessavamo a vicenda. Non sempre eravamo della stessa idea sul metodo da adottare per l’apostolato e per la formazione. Ma anche dopo le discussioni, ci volevamo bene e capivamo che ognuno proponeva ciò che gli sembrava meglio”.

Con i giovani e tra la gente

La seconda sfida affrontata da p. Vinio è stata quella di dedicarsi alla formazione dei futuri missionari, come padre spirituale e confessore. Egli ha portato avanti questo compito con tanta generosità. Scrive uno dei suoi allievi: “Padre Corda aveva il cuore giovane, era molto felice di lavorare, rimanere, vivere, studiare e chiacchierare con i giovani studenti di filosofia e con i novizi saveriani; aveva il fisico anziano, ma lo spirito giovanile”.

La terza sfida è stata quella di sentirsi utile come sacerdote. Amava ripetere che un prete che non vive con la gente non può capire i loro problemi, non può pretendere di essere un compagno di viaggio. Sottolinea ancora p. Matteo: “Ha sempre amato la missione, ha voluto bene alla gente e ha saputo vivere in missione nonostante tante difficoltà”.

La missione da anziano

L’ultima sfida, forse la più dura, è stata quella della malattia dovuta all’età. Dice ancora p. Matteo:

“Nell’anzianità i problemi si sono moltiplicati, ma nel suo cuore di religioso, egli capiva che offrire questi dolori significava vivere la missione da anziano”.

Ora padre Vinio ha lasciato tutto ed è partito. Non ha portato nulla con sé, salvo ciò che ha lasciato sulla terra: l’amore donato, il perdono offerto, le lacrime asciugate, la sua combattuta accettazione della malattia. “Lo penso nell’abbraccio amoroso del Padre” - scrive p. Matteo; “avrà iniziato a godersi il paradiso con un bel pranzo, senza patemi d'animo per via dei denti e della pancia… Sarà già ingrassato di sicuro!”.

Grazie, caro p. Vinio! Riposa in pace.



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