Un dolce canto…
Marco era arrivato vicino al torrente e guardava distrattamente l’acqua che scorreva tranquillamente. Era uscito anche il sole che giocava a rimpiattino con le pietre. Si sentiva un po’ stanco, preoccupato. Ripensava alle parole che gli avevano detto gli amici. Ormai, era ora di prendere in mano la propria vita. Non poteva più aspettare. Era un’occasione da prendere al volo: ora o mai più. Non voleva diventare vecchio, senza aver fatto qualcosa di buono per gli altri e per sé stesso. Si bagnò gli occhi. Ora si sentiva più pulito e gli sembrava di vedere qualcosa che si rifletteva in fondo all’acqua. Sembrava una figura o forse era solo un’impressione. Si risciacquò di nuovo gli occhi e non vide più niente. Era stata una visione? Non sapeva darsi una risposta, ma pensò a un segno, a un suggerimento. Seduto vicino a un albero, prese una mela dalla tasca e si mise a mordicchiarla. Ogni tanto si fermava e si guardava intorno, ma tutto sembrava calmo. Quando, ad un tratto, cominciò a sentire un canto dolcissimo che veniva dalla quercia vicino a lui. Non aveva mai sentito una musica così speciale. Guardò in alto e vide un gruppetto di uccelli, guidati da un passerotto che non si stancavano di cantare la loro canzone. Fece un po’ di più attenzione e gli sembrò di cogliere qualche parola. Era difficile, ma il passerotto direttore gli volò sulla spalla e gli disse: “Quando sarai triste e non saprai cosa fare, cantala anche tu”. E se ne volò di nuovo sull’albero, perché i coristi si erano distratti e non poteva permettere di perdere altro tempo. Avevano in programma un concerto, al sorgere della luna.