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Un documento per Benedetta

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Lungo la strada, alla periferia di Abaetetuba (Parà, Brasile - Amazzonnia), incontro spesso persone che mi salutano con un gesto amichevole e un sorriso. Donne divenute amiche, perché ci conosciamo da anni, mi fermano per scambiare due parole. Altre m'invitano in casa per stare un po' in compagnia.

Una di loro è Benedetta, una donna esile, madre di sette figli. La prima volta che l'ho vista, sono rimasta impressionata dalla sua magrezza. Era incinta. Entrata nella sua casetta, mi sono vista subito circondata da quattro bimbi, gracili come lei. Mi guardavano come se aspettassero qualcosa.

Con un sorriso velato di tristezza, Benedetta mi disse che non avevano niente per sfamarsi: “Mio marito è partito e non sappiamo quando tornerà. Nessuno di noi è registrato all'anagrafe; è come se non esistessimo e non possiamo ricevere aiuti”.

Sono rimasta in silenzio, guardando il volto dei piccoli e della donna. Non era l'unica famiglia povera della borgata. Benedetta, però, non avrebbe potuto risolvere da sola il suo problema, anche perché analfabeta, come pure l'uomo che conviveva con lei.

Ho chiesto a Morena, una donna che frequenta la comunità cristiana, di darci una mano. Morena ha preso a cuore la situazione di Benedetta e dei suoi bimbi e ha cominciato a passare da un ufficio all'altro. Dopo due anni di estenuanti fatiche, Benedetta e la sua famiglia sono stati registrati all'anagrafe. Hanno ricevuto il certificato di nascita e così sono stati riconosciuti come cittadini di Abaetetuba e inseriti nella grande famiglia umana.

Benedetta è felice, mentre mi mostra il suo documento. Benedice Dio e Io ringrazia, con il suo esile e timido sorriso. Anch'io ringrazio Dio e Morena, che si è data da fare.



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