Un angolo di Friuli in Cina
Da poco più di un anno, sono il responsabile della chiesa di S. Francesco Saverio a Taipei (Taiwan). Ho preso il posto di altri confratelli, in particolare di p. Edi Foschiatto, che è stato parroco di questa comunità per circa dieci anni.
Un'oasi di serenità
In realtà, i parrocchiani sono abituati da tempo a riferirsi alla nostra comunità religiosa e non semplicemente a un solo sacerdote. Anche grazie a ciò, cominciare questo nuovo servizio per me è stato facile: da una parte conoscevo già i cristiani, ed ero da loro conosciuto; dall'altra, per qualsiasi problema potevo chiedere consiglio a p. Edi.
La nostra parrocchia è piccola e bella, quasi un'oasi di serenità in mezzo alla vita caotica della capitale. All'entrata c'è un vialetto ombreggiato da alte palme che dà un senso di freschezza e riposo, e si apre sul cortile soleggiato davanti al portico della chiesa. La quale in realtà è una semplice sala al piano terra di un edificio alto tre piani, dove viviamo, e dove ci sono alcuni spazi per attività pastorali.
La Messa e non solo...
L'evento più importante è la Messa la domenica, in un orario di altri tempi: 8,30 del mattino! Per ora non si cambia, anche perché così, dopo Messa, c'è tempo per stare un po' insieme, bere una tazza di tè o caffé, raccontarsi le novità della settimana... E poi c'è il catechismo dei bambini, o altri incontri. Così, ogni domenica solo verso mezzogiorno il cortile si svuota delle ultime auto e torna il silenzio, mentre noi cominciamo a prepararci il pranzo che spesso ci viene portato da qualche mamma.
Durante la settimana, ogni sera c'è qualche attività: incontri per i catecumeni, per i nuovi battezzati, per i fidanzati, lettura della Bibbia... Tutto con piccoli numeri: in questo momento i "quasi" catecumeni sono due; al gruppo biblico vengono tre o quattro persone; quelli appena battezzati sono sette... A me piace questa dimensione, perché dà la possibilità di andare a fondo nei rapporti, di costruire famiglia, di imparare dal vivo tanti aspetti della cultura di questi nostri fratelli.
I miracoli a cui assistiamo
Le conversioni sono il nostro tesoro, sono i miracoli più grandi a cui ci è dato di assistere. Quando qualcuno ci chiede di conoscere un po' di più Gesù e la chiesa, è un inizio, ma anche la conclusione di una storia lunga, misteriosa, alle volte una vera e propria via crucis, nella quale l'apporto decisivo non è il nostro. È come se Dio ci dicesse: "La missione è cosa mia; voi piuttosto state attenti a non fare danni...".
Un giorno, durante la Messa del mattino, entra una signora anziana che si muoveva come si fa in un tempio pagano. Dopo alcuni giorni, le altre signore che puntualmente sono a Messa ogni giorno, cominciano a farle delle domande. Scopriamo che è entrata in chiesa attratta dall'atmosfera di pace del luogo (benedetta la cura dei fiori!). Dice che si sente perseguitata da tanti spiriti cattivi. Una suora anziana e sapiente la ascolta per ore, per mesi, e piano piano vediamo il suo volto rasserenarsi, illuminarsi. L'anno scorso ha ricevuto il battesimo.
Una foresta cresce nel silenzio
Può sembrare una cosa piccola; per me è un miracolo, perché occorre sapere quante sono le differenze di mentalità, cultura, concezione religiosa che quella donna ha attraversato, per cogliere l'immensità del suo sentirsi sbocciare nel cuore l'amore per Dio. Sono questi i miracoli che il Signore ci dona ogni giorno. La sua foresta cresce, ovunque, nel silenzio.
Quanto a noi saveriani, il nostro metodo missionario tenta di essere quello degli Atti degli Apostoli: "Erano assidui nell'ascoltare l'insegnamento degli apostoli e nell'unione fraterna, nella frazione del pane e nelle preghiere... Ogni giorno tutti insieme frequentavano il tempio e spezzavano il pane a casa prendendo i pasti con letizia e semplicità di cuore, lodando Dio e godendo la simpatia di tutto il popolo. Intanto il Signore ogni giorno aggiungeva alla comunità quelli che erano salvati".