Tradizioni che fanno bene al cuore
Le buone tradizioni si tramandano con gioia e così, ogni anno, ci troviamo insieme: parenti dei missionari, amici e benefattori. Il 4 ottobre nella casa dei missionari a Zelarino eravamo almeno 250, insieme a un bel gruppo di volontari. Gli anni passano, i figli e i nipoti crescono; ne arrivano altri… Ma trovarsi per vivere con semplicità l’ideale caro a san Guido Conforti, di “fare del mondo un’unica famiglia”, non tramonta mai.
Padre Trevisan e i kayapó
La festa è cominciata con molta semplicità. Padre Renato Trevisan (nella foto sopra), che ha vissuto un bel pezzo della sua vita missionaria in Amazzonia, ci ha fatto conoscere, attraverso i copricapi con le piume di pappagallo e qualche passo di danza, come si vive, si lavora, si soffre e si gioisce insieme agli indio. In un territorio grande quasi come l’Italia, i missionari lavorano con diverse tribù, in particolare con i kayapó.
Naturalmente, nel corso di 50 anni i saveriani hanno dovuto cambiare il modo di relazionarsi con loro. Partendo da lingua, usi e costumi, stanno cercando di aiutarli a non cadere nel tranello della “modernità”. Fanno anche i “mediatori culturali” tra diversi gruppi etnici e anche tra loro.
La comunità missionaria ormai è internazionale e questo è un ottimo allenamento all’accoglienza e conoscenza reciproca.
Ciò comporta che nel lavoro di evangelizzazione (annuncio del vangelo) e di promozione umana (valorizzazione delle culture locali e inserimento nel mondo moderno), il missionario non si stanca mai. Anzi è sempre entusiasta di essere in mezzo alle varie popolazioni, perché impara a donare e a ricevere.
Tutti insieme alla Messa e al pranzo
Subito dopo, abbiamo celebrato insieme l’Eucaristia, presieduta dal nuovo rettore, p. Giuseppe Cisco, attorniato dagli altri saveriani: p. Sergio Cambiganu, in partenza per San Pietro in Vincoli, p. Renato Trevisan, p. Mario Diotto, p. Franco Lizzit, p. Oliviero Ferro (new entry) e p. Paolo Gallo.
Due brevi pensieri, tra i tanti ascoltati nell’omelia, meritano di essere conosciuti da tutti.
- “Permesso, grazie, scusa, sono parole scritte sulla porta della vita”, dice papa Francesco.
- “Io non posso temere un Dio che si è fatto così piccolo per me; io lo amo”, diceva santa Teresa del Bambin Gesù.
Almeno una ventina di amici volontari di tutte le età, hanno preparato il pranzo per tutti, e noi abbiamo accettato l’invito volentieri: lo faceva anche Gesù quando era su questa terra! E così, piano piano, le lingue si sono sciolte, si sono fatte nuove amicizie e i ricordi hanno cominciato a prendere posto nei cuori di tutti noi. E mentre p. Mario Diotto estraeva i biglietti della lotteria, qualcun altro “andava a caccia” di cose buone da raccontarvi. Ve ne proponiamo alcune.
Chi ama non si ferma mai
Maria Luisa viene alla festa da circa 25 anni. Ci dice che ha fatto nuove amicizie e si sente in famiglia. A Gordiano è piaciuta molto la Messa.
Manuel e Ilaria sono contenti di vedere insieme giovani e anziani che fanno famiglia.
Daniele e Gianfrancesco sono contenti di incontrare: li aiuta ad aprirsi al mondo, a conoscere altre culture e lo educa all’accoglienza.
Anche Paulina e Giovanni sono felici di stare insieme ai missionari. Gino dice che è contento che quest’anno ci sia molta gente.
Per finire, il pensiero di due volontari. Mariarosa è venuta per collaborare con i missionari, ma ha guadagnato gioia, allegria e conoscenza di altri volontari, insieme alla felicità di fare il bene. Farzad in questi dieci anni ha visto l’esempio di tanti volontari: si è reso conto che sono persone sincere.
E chi lavora sa che la festa ha un prima, un durante e un dopo. Chi ama, non si ferma mai: va fino in fondo.