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Sulla via per una nuova missione, P. Girola riparte da Como

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Padre Carlo Girola negli ultimi sei anni ha fatto parte della direzione generale dei saveriani. Il suo ruolo era quello di portare "consolazione" ai saveriani nelle periferie del mondo. Durante il capitolo generale, svoltosi a Tavernerio da metà giugno a metà luglio, ha sottolineato quanto sia importante incoraggiare i missionari, quanto sia utile aiutarli ad armonizzare le attività individuali con l'impegno di tutti, perché la fede si comunica insieme, non da soli.

La comunità saveriana di Tavernerio lo ha ascoltato con piacere, mentre io l'ho "catturato" per un'intervista.

Cosa pensi di papa Francesco? 

Papa Francesco viene da un angolo lontano del mondo, da una terra di missione, e soprattutto viene da un'esperienza di vescovo che egli ha voluto vivere nel segno della vicinanza alla gente. Stare vicino ai poveri, significa parlare delle cose grandi e sublimi di Dio, usando parole che tutti capiscono.

La sua non è una novità, perché si è sempre fatto prossimo alla gente, con naturalezza e semplicità. Ora ha trasportato il suo stile missionario anche a Roma. I suoi gesti e le sue parole sono inequivocabili. Lo stesso nome "Francesco" rende evidente che egli vuole far entrare aria fresca nella chiesa e nelle relazioni che essa ha con il mondo. Noi missionari abbiamo già cominciato a respirare quest'aria, che come vento leggero porta a noi i gesti e le parole di Gesù.

È il capitolo dopo la canonizzazione di mons. Conforti...

In Italia ho visto con i miei occhi mamme e papà che vivono gli imprevisti della vita con grande senso di responsabilità. Loro sono santi come san Guido che, per il vangelo di Gesù, ha affrontato innumerevoli difficoltà, senza mai darsi per vinto, sempre pronto a ricominciare. E ho incontrato anche tanti saveriani convinti che è il Signore a condurre la storia e la vita di ciascuno. Sono lavoratori generosi che mantengono "la preghiera come prima attività del missionario". Sono questi i "segni" della loro santità.

C'è un modello saveriano di santità?

Nei saveriani ho visto la felicità nel fare la loro parte, la passione per l'annuncio diretto di Cristo e per il dialogo con i fratelli di altre religioni. Ma non penso che si possa parlare di un "modello saveriano" di santità. Penso invece che san Guido Conforti, con le sue parole e la sua vita, sia sempre presente per indicare a ciascuno come vivere la santità. La canonizzazione di san Guido Conforti ha dato a tutti noi un nuovo slancio di vita cristiana.

Che indizi di vita cristiana hai raccolto nel mondo? 

In Ciad e Camerun ho vissuto 23 anni; quanto basta per convincermi che gli africani sono cristiani semplici e gioiosi, missionari fedeli alle promesse del battesimo. In questi anni mi è capitato di andare in nazioni dove il personale straniero è invitato dalle proprie ambasciate a lasciare i luoghi di pericolo. Ma i missionari che non "obbediscono" a quest'invito restano sul posto, accettano tutto quello che accade...

Anche altrove ho incontrato confratelli che, dopo la Messa domenicale, si recano regolarmente a visitare i malati in ospedale o nelle loro case, quasi a prolungare il sacrificio Eucaristico. Accanto al malato, il missionario conosce la famiglia e la vita del quartiere. E la gente capisce che i gesti di carità sono gesti concreti dell'amore di Cristo.

Grazie, p. Carlo, riparti dalla tua Como e va': una nuova missione ti aspetta.



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