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Sud Kivu: Dove la pace permette di vivere

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Nella regione dei Grandi Laghi africani, precisamente dove il fiume Ruzizi, estuario del lago Kivu, comincia la sua discesa verso il lago Tanganika, si estende su sei chilometri, in scoscesa e a tratti ripida pendenza tra le montagne e il fiume, la grande periferia sud-est della città di Bukavu, detta Panzi. La missione di Cahi comprende questo territorio, più due appendici dei territori montagnosi limitrofi.

2008 11 Kivu2La parrocchia di Cahi conta più di 100mila abitanti. Non è facile precisare quanti di più, perchè dallo scoppio della seconda guerra (del 1998) si è riversata su Bukavu, specie nelle periferie, parte della popolazione dei territori rurali, che non riesce ancora a tornare nei villaggi d'origine.

Ci sono dei corpi estranei...

Sono le milizie interahamwe ruandesi il problema attuale delle popolazioni rurali nel sud Kivu. Questi interahamwe si sono installati nel Kivu a partire dal 1994, quando fuggirono dal Ruanda per la repressione succeduta al genocidio. La loro situazione non è ancora stata chiarita e non c'è una soluzione in vista. Si sono installati nei territori rurali, formando isole territoriali ruandesi, una sorta di corpi estranei nell'organismo della nazione congolese.

Il comportamento degli interahamwe nei confronti della popolazione locale è in genere ostile e aggressivo. In qualche caso si mostrano rispettosi dei congolesi, come il gruppo che stanzia sulle montagne tra Luvungi e Kidote, in diocesi di Uvira e lontano da Bukavu. Comunque, sono sempre ben armati e non si integrano con le popolazioni locali. Se si integrassero, il problema si risolverebbe. Nelle località di Kanyola e Ninja (in diocesi di Bukavu) varie volte sono piombati nei villaggi uccidendo gli uomini e violentando le donne. L'ospedale di Bukavu/Panzi ha un reparto speciale per curare le donne che hanno subito violenze.

Così Bukavu si è riempita di sfollati con evidenti conseguenze: i territori rurali che erano in passato i granai della città, ora hanno chiuso il loro flusso di viveri; in più, hanno riversato sul capoluogo la fame e la miseria dei loro abitanti.

La pastorale missionaria a Cahi

A Cahi, come nelle altre missioni di Bukavu, è in atto un fenomeno di erosione religiosa provocata dal pullulare delle sètte protestanti e dal nuovo slancio islamico in Africa centrale. Tuttavia, in tutte le iniziative di impegno sociale e politico, sono i nostri cristiani cattolici a dare il tono.

Le sètte, finanziate dalle multinazionali americane, esercitano una forte aggressione nei confronti della chiesa cattolica, mentre non si impegnano a dare un volto umano alla società. Il loro obiettivo è di indebolire la chiesa cattolica, screditando gli ecclesiastici, attaccando i fedeli con obiezioni di falso sapore biblico e anche attraendo adepti con ...soldi facili.

D'altronde, la miseria spinge i più deboli e meno radicati nella fede a fare il gioco dei "viaggi tra le religioni", come qui si suol dire ("kuwayawaya katika dini"). Per quanto riguarda l'islam, il rilancio è finanziato dai petro-dollari libici e arabici, ed è favorito dalla propaganda islamica dei migliaia di pakistani della Monuc, il contingente dell'Onu in Congo.

Di fronte a problemi così gravi, la comunità parrocchiale di Cahi vive un'esperienza unica, che non esiste in altre missioni. All'inizio dell'anno pastorale, gli agenti dei vari settori della vita ecclesiale si riuniscono insieme per stabilire l'orientamento pastorale. Si riflette su un problema o una situazione che poi ispirerà il lavoro apostolico per tutto l'anno.

Quest'anno 2008-'09, l'argomento è proprio quello delle sètte; ha per titolo, "Illuminiamo le sètte". È un prolungamento della pastorale missionaria scaturita dall'anno precedente (2007-'08), centrata sulla Parola di Dio. L'anno prossimo (2009-'10) rifletteremo su "Vangelo e politica", tema molto attuale e urgente nella nostra situazione.

La sessione speciale sulle Cev

Tutto il cammino pastorale è basato sul dinamismo delle comunità ecclesiali viventi o di base (Cev), che due anni fa sono state oggetto di una riflessione speciale. A settembre del 2006, per cinque giorni abbiamo approfondito l'argomento a tutti noto, ma da comprendere e vivere sempre meglio: "la comunità ecclesiale vivente" nella visuale della "chiesa, famiglia di Dio".

Partendo dal modello della comunità di Gerusalemme, com'è presentata negli Atti degli apostoli (2,42-47), abbiamo riflettuto attentamente sul modo in cui la vita cristiana è vissuta autenticamente nella piccola comunità vivente, che è la chiesa a livello di quartiere.

Nella vita quotidiana, infatti, noi troviamo la verifica della nostra fede cristiana autentica: se cioè, senza ipocrisia, sappiamo rivolgere a Dio la parola "Padre", sapendo dire sempre anche la parola "fratello". Nella comunità vivente di quartiere, le parole "Padre e fratello" possono ben sovrapporsi, perché la comunità vuole essere il luogo

  • dell'incontro comunitario con la Parola di Dio, che diventa preghiera;
  • dell'aiuto fraterno e dell'impegno sociale, della riconciliazione e del perdono;
  • della festa comunitaria, con molta gioia e poca spesa.

Evidentemente anche a Bukavu "tra il dire e il fare c'è di mezzo il mare". Anzi, in questa sfera l'uomo non può realizzare assolutamente nulla, né a Bukavu né altrove. La comunità infatti è frutto dello Spirito Santo e proviene dal dono del battesimo. Ma se si coltiva la pianta in umiltà e fede, si raccoglie anche il frutto, dato che il Signore elargisce i suoi doni non perché restino sterili, ma perché siano resi efficaci dal nostro  impegno.                                                                                  

Quel poco che fa miracoli

Le trenta comunità ecclesiali viventi (Cev) della parrocchia missionaria di Cahi sono un po' troppo grandi per ben favorire la vita comunitaria intorno ai 5 cardini principali: Parola di Dio, preghiera, aiuto e impegno, perdono, festa. Per essere più efficaci esse dovrebbero essere almeno ottanta. Ma come si fa a costruire 80 case di Cev, quando le 30 già esistenti, spesso fatte di tavole, sono già fatiscenti? Tuttavia, con più centri di preghiera in ogni Cev e con l'organizzazione della vita della comunità attorno ai 13 servizi pastorali (ministeri), con la forza dello Spirito si raccolgono buoni frutti.

Ecco i 13 ministeri delle Cev: presidenza, catechesi, apostolato, liturgia, pastorale dei ragazzi, pastorale giovanile, carità, impegno sociale, riconciliazione, consolazione, feste comunitarie, famiglia, animazione vocazionale. Tutti questi servizi, durante la sessione annuale di programmazione, sono riconsiderati nei loro fondamenti biblici e negli aspetti operativi.

Quanto all'impatto sulla vita quotidiana, l'attività caritativa e il ministero della consolazione sono i più efficaci, per la testimonianza di amore fraterno e perché comportano un atto di fede: la fede in "quel poco" che riesce a fare molto. Senza bisogno di vendere i campi - come nella comunità degli Atti degli apostoli -, tutti, anche i più poveri, diano "quel poco" che possono per i bisogni dei più miseri...

Infatti, "quel poco", messo nelle mani del Signore, diventa come i cinque pani della moltiplicazione. E qui ci vuole fede! Dio fa molto, ma non ci dispensa dal fare "quel nostro poco", perché vuole che assolutamente entriamo nel "suo gioco", come veri figli che partecipano alle attività della famiglia. Nell'operazione della moltiplicazione, entrano (e lo ricordiamo con gratitudine) anche gli amici che dall'Italia fanno giungere il loro contributo ai fratelli congolesi. Tutti saranno raggiunti dalla grazia, perché "chi dà al povero, presta a Dio" (Pr 19,17).



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