Storie di laici, di vita e di… missione
La pagina è dedicata alle testimonianze di alcuni laici saveriani del gruppo di Salerno, che ringraziamo.
Era da tempo che Francesca (nome di fantasia) sognava di comprarsi quella bellissima borsa di marca, molto costosa! L’aveva adocchiata da tempo in una vetrina del centro, verso il corso di Salerno. In un periodo abbastanza prolungato era riuscita ad accumulare quell’importo per coronare il suo piccolo sogno.
Francesca frequenta i missionari saveriani. È una persona molto altruista, amica tra l’altro di alcuni padri della vecchia presenza saveriana di Salerno: p. Giuseppe Arrrigoni, p. Nazareno Corradini, p. Edi Foschiatto, p. Osvaldo Torresani. Insomma, nella sua vita di credente ha sempre avuto questa vocazione per gli aiuti alle missioni. Ed ecco che finalmente l’obiettivo è stato raggiunto. Mille euro! Una soddisfazione enorme! Doveva solo recarsi in quel negozio al centro per coronare l’agognato acquisto.
A casa, la figlia sapeva dell’obiettivo di sua mamma e ne condivideva la scelta perché la vedeva molto entusiasta. Nei giorni successivi, aveva confidato alla mamma di avere un problema al piede e che quella ferita non riusciva a guarire da un po’ di tempo. Preoccupata, la mamma, chiede una consulenza specialistica ad un dermatologo molto bravo. Il medico, dopo aver praticato una piccola incisione sulla parte, comunica a Francesca che si doveva eseguire una biopsia. I sintomi, infatti, potevano ricondurre al sospetto di una patologia di origine maligna. Gli esiti di quell’indagine richiedevano un’attesa di trenta giorni.
Francesca esce da quell’ambulatorio moralmente distrutta e l’attesa di trenta giorni sembrava un’eternità. La notte non riusciva a riposare per quel brutto sospetto. Così, qualche giorno dopo, ha chiesto in preghiera a Dio di proteggere la figlia da quell’incognita malattia, promettendo in cuor suo che avrebbe destinato tutto il corrispettivo per l’acquisto di quella borsa a persone bisognose. Trenta giorni dopo il dermatologo telefona a Francesca. “L’esame di sua figlia è pronto e il risultato è NEGATIVO! Tutto bene!”.
La sera stessa, Francesca mi ha dato l’incarico di consegnare personalmente per Natale il corrispettivo della borsa alle persone bisognose, che ogni anno aspettano il gesto di persone altruiste come Francesca. (Paolo Cibelli)
È solo insieme che si può
Scegliere di diventare una pedagogista/andragogista, scegliere, fin dall'inizio della mia esperienza lavorativa, di lavorare nel mondo dell'accoglienza dei migranti, sono state decisioni nate sicuramente da una vocazione.
E di sicuro il cammino con la famiglia saveriana ha orientato e accresciuto sempre di più in me il desiderio di essere una laica saveriana, missionaria, impegnata per realizzare il sogno del Conforti di 'fare del mondo una sola famiglia in Cristo'.
Dal 2015, nella provincia di Salerno lavoro in centri di accoglienza per migranti; ad oggi in un SAI, Sistema di Accoglienza ed Integrazione. 'Stare nella relazione' con chi accogliamo è la primissima predisposizione che sempre come équipe di lavoro ci ripetiamo e rimettiamo al centro del nostro operare. In tal modo, in questi anni abbiamo incontrato storie, mondi, vite che risuonavano in noi non solo come estranei, ma a cui ci siamo riscoperti connessi.
Abbiamo accolto bisogni, desideri, sogni, provando professionalmente (cioè con metodo) e umanamente (cioè con la passione) ad accompagnarli in un inserimento sociale, che è fatto di un lavoro, di una sistemazione abitativa, di una rete, della conoscenza del contesto, di accompagnamento ai servizi, di presa in carico delle fragilità quanto di potenziamento delle risorse.
Abbiamo provato a sensibilizzare il territorio dove operiamo sulla bellezza della diversità dell’altro, mettendo da parte i timori, i pregiudizi, andando oltre un sistema che ci vorrebbe chiusi nei nostri confini.
Lavorare in équipe, incontrare il migrante o il compaesano, ha attivato processi dentro di me, ma anche intorno a me, in coloro con cui ho condiviso questi pezzettini di esperienza. E sono tali processi, è il cammino che rende sempre più reale e tangibile l’avvento del Regno di Dio qui ed ora. Ed ho imparato che è sempre una comunità che sostiene i processi. È solo insieme che si può. (Marianna Africola)
Fare, affidare, responsabilizzare
Siamo contenti di poter esprimere alcuni nostri stati d’animo. Sono impressioni che abbiamo colto anche negli amici del Laicato Saveriano di Salerno e che ci piace condividere in modo più ampio.
Abbiamo vissuto la fase della pandemia come qualcosa di surreale, che all’improvviso ha fermato e cambiato ogni realtà, attività e certezza. Una situazione che, vissuta fisicamente nell’isolamento, paradossalmente ci ha fatti sentire più uniti: tutti “sulla stessa barca” dicevamo. Siamo emersi da questa pausa forzata un po’ frastornati, ma con la persuasione che si potesse ricominciare verso un mondo più bello e giusto, verso un’organizzazione politica e sociale dove i bisogni dei più deboli diventassero priorità.
Pian piano ricominciano gli incontri personali, i confronti, le progettazioni, le attività... e mentre la vita riprende, veniamo sopraffatti da notizie e da eventi sempre più angoscianti e incalzanti. Eventi dolorosi che in un mondo sempre più connesso e interdipendente non possono lasciare indifferente nessuno. La reazione più immediata è quella di grande frustrazione; davanti a mali cosmici di tale portata, io cosa posso fare? Fare? Mentre va in crisi la parola fare, emerge la parola affidare.
Ci vogliamo affidare alla Parola di Dio che è verità. “In verità vi dico: tutto quello che avete fatto a uno solo di questi miei fratelli più piccoli, l’avete fatto a me”. E intanto che un senso di pace ci pervade, si delinea il nostro campo d’azione che parte dalla nostra famiglia, alla famiglia del Laicato Saveriano, alle persone e ai fatti che le circostanze della vita quotidianamente ci presentano.
Emerge la parola responsabilità. Per cui, se non posso incidere sui macro-problemi che assillano, posso intervenire su tanti fatti del quotidiano. È una piccola goccia che insieme ad altre che sgorgano abbondanti nella famiglia saveriana (dove continuiamo a sentirci di casa) diventano secchi, laghi, o quello che Dio vorrà. Fidiamoci ed affidiamoci. (Luciano e Rosina)