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Storia di missione e di giustizia, Angela Bertelli - Thailandia

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Le saveriane lavorano in Thailandia da 12 anni. Prima di Natale una di loro, Angela Bertelli, è rientrata in Italia per un periodo di riposo. Ci ha raccontato la sua esperienza missionaria.

"Ero una giovane infermiera e il giorno in cui mi resi conto che questo significava per me farmi carico dei sofferenti di tutto il mondo, mi presentai alle saveriane...". La superiora la manda a New York, per studiare; e lei studia ad Harlem e si unisce a coloro che si pronunciavano contro l'aborto. Accompagna anche un prete ortodosso nelle sue visite alle carceri: "Ogni giorno cresceva in me la consapevolezza che non ero lì per caso, che Dio in persona mi aveva mandata a New York".

Il sequestro in Sierra Leone

Poi arriva una lettera della superiora: "Prepara le valigie e va' in Africa". In Sierra Leone, Angela diventa fisioterapista per bimbi poliomielitici: la clinica stava tutta su un camion. Il sabato e la domenica li dedica al catechismo nei villaggi, anche durante la guerra dei ragazzi-soldato.

Un giorno arrivano i ribelli e Angela viene sequestrata insieme ad altre sei sorelle saveriane: 56 giorni di prigionia, di prove e sofferenze; 56 giorni per sperimentare come la croce incenerisce gli entusiasmi degli inizi e ti fa posare lo sguardo su Gesù. Liberata dal sequestro in Sierra Leone, Angela prende la rotta della Thailandia: una missione in cui c'è bisogno di medici e infermiere.

La cultura thailandese

Nella nuova missione, subito le si para davanti la sorpresa di una lingua difficile da imparare, il thai, e della religione buddhista, condizionata dal "destino". "Esisti tu e il tuo destino (karma): fai il bene, ricevi il bene; fai il male, ricevi il male".

Angela osserva il fatalismo nei malati terminali di aids e nei bimbi disabili: "Per loro la malattia è punizione, un destino che ti porti dietro dalla vita precedente. Se il tuo karma è buono, devi stare lontano dai malati". I malati nelle baraccopoli le chiedono: "Perché ti occupi di noi, quando neppure la nostra famiglia ci rende i servizi che ci fai tu?".

La "Casa degli angeli"

"A quel punto - racconta Angela - la Caritas di Venezia ci ha aiutato a far nascere una struttura, nella quale rendere le mamme partecipi della terapia dei bambini. Quando le mamme hanno intuito che aiutarsi è bello, hanno cominciato a sfogarsi e a parlare tra loro. Abbiamo chiamato quella struttura, "Casa degli angeli". Lì mamme e bambini si accorgono che anche la loro vita è bella!

Sono passati tre anni prima di maturare il coraggio di proporre loro un momento di preghiera cristiana. Quando credevo che il mio desiderio fosse impossibile, improvvisamente si è accesa la fiducia in quelle donne, fino a dire: "Dio mi è stato più vicino della mia famiglia. Dio è il papà del mio bambino...".



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